Luca Giordano, Adorazione dei pastori, 1688, Parigi, Louvre. |
Solennità
del Natale di nostro Signore Gesù Cristo
S.
Messa dell’aurora
I pastori trovarono Maria, Giuseppe e il bambino.
Dal Vangelo secondo Luca (2,15-20) Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Parola del Signore.
-------------------------------------
Il brano evangelico della S. Messa dell’aurora è la continuazione di
quello della notte. Dopo l’apparizione e l’annuncio degli angeli, i pastori
vanno a vedere “questo avvenimento”. Lo riconoscono dal segno che era stato loro indicato, “Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella
mangiatoia”.
Dal canto loro, i pastori riferiscano “ciò
che del bambino era stato detto loro”, suscitando lo stupore e la meraviglia di
tutti i presenti. Il brano si conclude con le lodi a gloria di Dio per tutto
quello che hanno visto e riconosciuto come opera sua.
Quella dei pastori è la nostra stessa
prospettiva. Anche a noi, come a loro, viene annunciato un’ avvenimento. Anche
noi, come loro, viene offerto lo stesso segno da interpretare: una madre, con
accanto a sé il figlio appena nato e il marito. Si tratta di riconoscere,
attraverso il segno, il valore ed il significato dell’evento che ci sta
davanti. Tutto questo è opera di Dio o è semplicemente “natura”?
Nonostante le luci, i colori, le emozioni e i
sentimenti più nobili con cui nel corso della storia abbiamo cercato di
camuffare la celebrazione del Natale a nostro uso e consumo, esso è e rimane fondamentalmente
un evento della fede. Ed è per quella fede che ogni anno, come gli anonimi
pastori di turno, siamo condotti davanti alla grotta di Betlemme, per
confrontarci con quel mistero: il bimbo avvolto in fasce è il Dio fatto uomo,
oppure no?
La via che ci viene indicata per entrare dentro
a questo mistero è sempre quella dell’umiltà e dell’amore. E’ lo stesso umile
atto di obbedienza chiesto ai nostri Progenitori, Adamo ed Eva, e che essi non
sono stati in grado di offrire a Dio. Per noi è diverso. Il segno che ci sta
davanti ci aiuta. Proviamo ad entrare in sintonia con l’umiltà di questo
bambino, che giace in una mangiatoia. Egli ci condurrà nel profondo di noi
stessi, a quella semplicità e umiltà che sono le vere dimensioni della nostra
umanità, per un assenso desideroso di conformarsi alla verità e alla grazia, gesto
di affettuoso e docile abbandono a Dio.
Come dice l’autore della lettera agli Ebrei, in
quel segno Dio ci parla: “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in
diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha
parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e
per mezzo del quale ha fatto anche il mondo.” (Ebr 1,1ss).
Siamo davanti a qualcosa che per grandezza e
straordinarietà può essere paragonato soltanto all’atto creativo. Come si può
tacere un annuncio tanto importante per tutti gli uomini? Come si fa a non
lasciarsi contagiare dalla gioia che sprigiona da questo giorno? Uniamoci ai
pastori, agli Angeli e ai Santi e a tutte le creature dell’universo nella lode
a Dio. Ancora Buon Natale! cari
amici, chiunque voi siate e dovunque vi trovate.
don Marco Belladelli
Nessun commento:
Posta un commento