Logo del Giubileo eucaristico di Orvieto |
Solennità
del Santissimo Corpo e Sangue
di N. S. Gesù Cristo “C”.
Tutti
mangiarono a sazietà.
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
Parola del Signore.
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Quest’anno e il prossimo
ad Orvieto si celebra un Giubileo speciale dedicato all’Eucarestia, per
ricordare il 750 anni del miracolo eucaristico di Bolsena (1263) e la
successiva istituzione della festa del Corpus
Domini per tutta la Chiesa (1264) da parte di Papa Urbano IV. Questa festa è
stata voluta esplicitamente da Gesù, che tra il 1204 e il 1208 apparve più
volte a Santa Giuliana di Liegi per chiederle di diffondere la devozione
all’Eucaristia. La celebrazione ha avuto infatti i suoi prodromi nella città belga
nel 1247, dove era arcidiacono della Cattedrale Ugo di Saint-Cher, il futuro Urbano IV.
La Chiesa fin dai primi
tempi ha ben capito l’importanza fondamentale del memoriale della passione,
morte e risurrezione del Signore per la sua stessa esistenza, come ci
testimonia oggi San Paolo nella seconda lettura (1Cor 11,23-26). Egli non era
presente all’ultima cena. Tuttavia si premura di ‘trasmettere’ fedelmente ai Corinti quanto egli stesso ‘aveva ricevuto’. La sua fonte di
riferimento sono i sinottici, in particolare Luca. Nel suo racconto evidenzia
come attraverso questi gesti Gesù intenda rinnovare l’alleanza antica. Chi
mangia e beve l’Eucaristia entra in comunione con lui, fino a quando tornerà
glorioso alla fine dei tempi.
Ieri, come oggi, nell’assiduità
dello spezzare del pane (At 2,42) la Chiesa cresce, si rafforza, si rinnova e
si diffonde nel mondo. Come per i discepoli di Emmaus, in questo incontro con
il suo Signore (Lc 24,35) essa viene trasformata e trova ogni giorno la grazia per
conformarsi al Vangelo e la forza della fedeltà per la missione che il Signore
Gesù le ha affidato.
Nel brano del Vangelo di
oggi Gesù, dopo aver predicato il regno di Dio alle folle e guarito molti
malati, provocatoriamente dice agli Apostoli: “Voi stessi date loro da mangiare”. Ovviamente non si tratta
soltanto di rifocillare la folla che lo aveva seguito in quel luogo isolato e
distante dai centri abitati, ma di continuare la sua missione. La
moltiplicazione dei pani e dei pesci è annuncio e anticipazione di
quell’offerta che Gesù farà di se stesso nell’ultima cena e sulla croce, ma è
anche la rivelazione della modalità attraverso la quale gli Apostoli potranno
continuare la sua missione. L’evangelista annota che alla fine raccolsero pure dodici
ceste di pezzi avanzati, una cesta
per ciascun Apostolo, dentro la quale avrebbero trovato il necessario per la
missione che li attendeva dopo la Pentecoste. L’Eucaristia è quindi una via privilegiata
per la missione della Chiesa.
La conclusione di Luca
va ben oltre il tema della missione apostolica. In quel: “Tutti mangiarono a sazietà” l’Eucaristia diventa la risposta di Dio
a tutti i bisogni dell’uomo, ma soprattutto a quel bisogno di eternità che
alberga nel suo cuore e che nessuno riesce da solo a soddisfare. “Non di
solo pane vivrà l'uomo” (Mt 4,4) disse Gesù al demonio che lo tentava nel
deserto. Ora che possiamo gustare l’Eucaristia, sappiamo a che cosa si riferiva
in quel momento. Al pane degli Angeli che ora è diventato anche per noi “cibo di vita eterna” (Gv 6,27ss). In
essa si riassumono tutte le grazie che Dio comunica all’uomo. Celebrare l’Eucaristia
significa allora prima di tutto “rendere
grazie” a Dio per tutto ciò che ci ha donato: per il creato, per la vita,
ma soprattutto per la salvezza ricevuta e per essere stati chiamati alla vita
di comunione con il Signore. Canta San Tommaso d’Aquino nell’Adoro te devote: “Quia te contemplans totum deficit”, “perché quando ti contemplo tutto viene meno”. Ciò che ci viene
donato nell’Eucaristia non è assolutamente paragonabile a qualsiasi altro bene
che possiamo desiderare o disporre nella nostra vita terrena. A Carlo Acutis
sono stati sufficienti i suoi 15 anni di vita per capire che “Più Eucarestie riceveremo e più diventeremo
simili a Gesù e già su questa terra pregusteremo il Paradiso”. E noi di
quanto tempo ancora abbiamo bisogno?
Buona
Domenica!
don
Marco Belladelli.
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