giovedì 11 ottobre 2012

Il Vangelo della salute del 14/10/2012

Heinrich Hofmann, Gesù e il giovane ricco
XXVIII del Tempo Ordinario, “B”
Vendi quello che hai, poi vieni e seguimi.
Dal Vangelo secondo Marco (10, 17-30)
In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». 
Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!».
I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?».
Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».
Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. Parola del Signore.

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Quella di oggi è una pagina evangelica diventata passaggio obbligato per chi è alle prese con un cammino di  discernimento vocazionale. Il viaggio di Gesù verso Gerusalemme è interrotto da un tale, tradizionalmente ritenuto un giovane, che si butta ai suoi piedi per chiedergli: “che cosa devo fare per avere la vita eterna?  Al centro del racconto c’è lo sguardo pieno d’amore con cui Gesù fissa il suo interlocutore e l’invito “vieni e seguimi”.
Gesù riprende il suo cammino, di cui conosciamo bene la meta, quando un tale, in modo abbastanza plateale, si getta ai suoi piedi, chiamandolo “Maestro buono”, per chiedergli che cosa fare per possedere la vita eterna. Fin dall’inizio del suo ministero Gesù era stato riconosciuto come un Maestro che si differenziava da tutti gi altri maestri della legge per la sua autorità. Per la prima volta viene chiamato “buono”, attributo squisitamente divino, come commenta egli stesso: “Nessuno è buono, se non Dio solo”, e che egli non rifiuta. La vita eterna consiste nella piena comunione con Dio. E chi meglio di Gesù, “buono” come  Dio stesso e nostro Maestro, può rispondere a questa richiesta? Come per il divorzio, anche in questo caso Gesù procede con gradualità. Nella sua risposta non fa riferimento alla preghiera o ad altri atti esplicitamente religiosi, ma indica nell’osservanza della seconda tavola dei comandamenti, quelli che riguardano l’amore del prossimo, enumerandoli uno dopo l’altro, da cui comprendiamo due cose importanti. Per il cristiano vera religione è amare il fratello, perché chi dice di amare Dio e odia il proprio fratello è un bugiardo (cfr 1Gv 2,9ss e parr). Per accogliere nella sua interezza e profondità il messaggio cristiano è necessaria una buona coscienza, cioè una maturità morale che abbia accolto i principi e i valori fondamentali dell’umana convivenza, quali l’onestà, la rettitudine e il rispetto degli altri, sintetizzati nei sette comandamenti dell’amore del prossimo. Il giovane risponde che questo lo fa già, reclamando implicitamente da Gesù qualcosa di più specifico e radicale. Siamo al momento centrale dell’episodio. Marco descrive Gesù, che “fissatolo, lo amò”. Quell’incontro fortuito si trasforma in un rapporto molto più intenso e profondo, come quello tra Dio ed ogni uomo. Lo sguardo di Gesù è lo sguardo di Dio. Uno sguardo che sta all’origine della nostra vita e come dice il profeta: “Io poserò lo sguardo sopra di loro per il loro bene” (Ger 24,6) è causa di salvezza,. La vera ricerca di Dio e della sua volontà è sempre preceduta, accompagnata e sostenuta dal suo amore infinito per ogni sua creatura. Quando Gesù chiama qualcuno a seguirlo prima di chiedere offre tutto il suo amore, per disporre il giovane ad accogliere la sua chiamata: “và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”. Invece la proposta di Gesù spegne il fervore del giovane, che se ne andò triste “poiché aveva molti beni”. Seguono le considerazioni di Gesù con i discepoli sul pericolo rappresentato dalla ricchezza per coloro che desiderano entrare a far parte del Regno di Dio. Già nella spiegazione della parabole del seminatore si era parlato dell’ “inganno della ricchezza” (Mc 4,19) come di un ostacolo per accogliere la parola di Dio. Ora ne abbiamo un esempio concreto. Come le spine soffocano il buon grano, così l’attaccamento ai beni materiali impedisce di capire la diversità tra il possesso di un tesoro in terra e quello di “un tesoro in cielo”. Voleva “avere la vita eterna”, colui che già “aveva molti beni”. Voleva la vita eterna, senza rinunciare ai suoi molti beni.  La pericolosità del possesso delle ricchezze comincia quando per causa loro diventa impossibile accogliere e seguire la chiamata al regno di Dio. Un materialismo, che ostacola l’incontro con Dio. Per ben due volte Gesù si rammarica e ammonisce quanto sia difficile per un ricco entrare nel regno dei cieli. I discepoli, “sbigottiti”, arrivano a dubitare della possibilità che qualcuno si possa salvare. Davanti al loro scoraggiamento, Gesù li invita a confidare nell’onnipotenza di Dio, perché “tutto è possibile presso Dio”. Il brano si conclude con la promessa del centuplo per tutti coloro che per il regno di Dio hanno abbandonato non soltanto i beni materiali, ma anche gli affetti più cari della propria famiglia.
Buona Domenica!
 DON MARCO BELLADELLI.

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