Heinrich Hofmann, Gesù e il giovane ricco |
XXVIII del Tempo Ordinario, “B”
Vendi
quello che hai, poi vieni e seguimi.
Dal Vangelo secondo Marco (10, 17-30) In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?».
Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!».
I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?».
Ma Gesù, guar
Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. Parola del Signore.
-------------------------------------------------------------------------
Quella di oggi è una pagina evangelica diventata passaggio
obbligato per chi è alle prese con un cammino di discernimento vocazionale. Il viaggio di Gesù
verso Gerusalemme è interrotto da un tale, tradizionalmente ritenuto un
giovane, che si butta ai suoi piedi per chiedergli: “che
cosa devo fare per avere la vita eterna?”
Al centro del racconto c’è lo sguardo pieno d’amore con cui Gesù fissa il
suo interlocutore e l’invito “vieni e seguimi”.
Gesù riprende il suo cammino, di cui conosciamo bene la meta,
quando un tale, in modo abbastanza plateale, si getta ai suoi piedi,
chiamandolo “Maestro buono”, per chiedergli che cosa fare per possedere la
vita eterna. Fin dall’inizio del suo ministero Gesù era stato riconosciuto come
un Maestro che si differenziava da tutti gi altri maestri della legge per la
sua autorità. Per la prima volta viene chiamato “buono”, attributo
squisitamente divino, come commenta egli stesso: “Nessuno
è buono, se non Dio solo”, e che egli non rifiuta. La vita eterna
consiste nella piena comunione con Dio. E chi meglio di Gesù, “buono” come Dio stesso e nostro Maestro, può rispondere a
questa richiesta? Come per il divorzio, anche in questo
caso Gesù procede con gradualità. Nella sua risposta non fa riferimento alla
preghiera o ad altri atti esplicitamente religiosi, ma indica nell’osservanza
della seconda tavola dei comandamenti, quelli che riguardano l’amore del
prossimo, enumerandoli uno dopo l’altro, da cui comprendiamo due cose
importanti. Per il cristiano vera religione è amare il fratello, perché chi
dice di amare Dio e odia il proprio fratello è un bugiardo (cfr 1Gv 2,9ss e
parr). Per accogliere nella sua interezza e profondità il messaggio cristiano è
necessaria una buona coscienza, cioè una maturità morale che abbia accolto i
principi e i valori fondamentali dell’umana convivenza, quali l’onestà, la
rettitudine e il rispetto degli altri, sintetizzati nei sette comandamenti
dell’amore del prossimo. Il giovane risponde che questo lo fa già, reclamando implicitamente
da Gesù qualcosa di più specifico e radicale. Siamo al momento centrale
dell’episodio. Marco descrive Gesù, che “fissatolo, lo amò”. Quell’incontro fortuito si trasforma in un rapporto molto
più intenso e profondo, come quello tra Dio ed ogni uomo. Lo sguardo di Gesù è
lo sguardo di Dio. Uno sguardo che sta all’origine della nostra vita e come
dice il profeta: “Io poserò lo sguardo sopra di loro
per il loro bene” (Ger 24,6) è causa
di salvezza,. La vera ricerca di Dio e della sua volontà è sempre preceduta,
accompagnata e sostenuta dal suo amore infinito per ogni sua creatura. Quando Gesù
chiama qualcuno a seguirlo prima di chiedere offre tutto il suo amore, per
disporre il giovane ad accogliere la sua chiamata: “và,
vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e
seguimi”. Invece la proposta di Gesù spegne il
fervore del giovane, che se ne andò triste “poiché aveva molti beni”. Seguono le considerazioni di Gesù con i discepoli sul
pericolo rappresentato dalla ricchezza per coloro che desiderano entrare a far
parte del Regno di Dio. Già nella spiegazione della parabole del seminatore si era
parlato dell’ “inganno
della ricchezza” (Mc 4,19) come di un ostacolo per accogliere la
parola di Dio. Ora ne abbiamo un esempio concreto. Come le spine soffocano il
buon grano, così l’attaccamento ai beni materiali impedisce di capire la
diversità tra il possesso di un tesoro in terra e quello di “un
tesoro in cielo”. Voleva “avere la vita eterna”,
colui che già “aveva molti beni”. Voleva la vita eterna,
senza rinunciare ai suoi molti beni. La
pericolosità del possesso delle ricchezze comincia quando per causa loro
diventa impossibile accogliere e seguire la chiamata al regno di Dio. Un
materialismo, che ostacola l’incontro con Dio. Per ben due volte Gesù si
rammarica e ammonisce quanto sia difficile per un ricco entrare nel regno dei
cieli. I discepoli, “sbigottiti”, arrivano a dubitare della possibilità
che qualcuno si possa salvare. Davanti al loro scoraggiamento, Gesù li invita a
confidare nell’onnipotenza di Dio, perché “tutto è possibile
presso Dio”. Il brano si conclude con la promessa del centuplo per tutti coloro
che per il regno di Dio hanno abbandonato non soltanto i beni materiali, ma
anche gli affetti più cari della propria famiglia.
Buona
Domenica!
DON MARCO
BELLADELLI.
Nessun commento:
Posta un commento