lunedì 1 ottobre 2012

I SEGNI DELLO SPIRITO/14

Il Papa, Bendetto XVI, parla ai Vescovi nell'aula del Sinodo.
L’APOSTASIA PROSSIMA VENTURA
Il 7 Ottobre prossimo a Roma si apriranno i lavori della XIII Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi su un tema fondamentale per la Chiesa di oggi e di domani: La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Nel Settembre 1965, durante l'ultima sessione dei lavori del Concilio Vaticano II, Paolo VI istituì il Sinodo dei Vescovi come organismo consultivo. Composto da circa 250/300 Vescovi, in rappresentanza di tutte le Conferenze episcopali del mondo, da esperti sul tema all’ordine del giorno e da personalità esplicitamente invitate a dare il loro contributo, si riunisce a discrezione del Papa con scadenza di circa tre o quattro anni, in modo ordinario o straordinario, per discutere di temi di particolare attualità ecclesiale e per offrire su di essi un parere autorevole al Santo Padre, a cui spetta trarre le conclusioni, elaborate e sintetizzate successivamente in un documento, in genere una esortazione apostolica. E’ uno strumento che esprime la collegialità del Papa con tutti i Vescovi
del mondo e la comune sollecitudine per il governo della Chiesa. A proposito del tema del prossimo Sinodo, il primo a parlare esplicitamente di “nuova evangelizzazione” è stato il Beato Giovanni Paolo II. Con questo termine egli intendeva suscitare nella Chiesa un nuovo entusiasmo per l’annuncio del Vangelo, la ricerca di modalità più adeguate ai tempi e alle situazioni che stiamo vivendo, che corrispondessero alla forza dello Spirito Santo, e uno speciale impegno per risvegliare la fede cristiana nei Paesi di antica evangelizzazione, per esempio quelli europei. Nella sostanza il problema si collega alle stesse motivazioni che indussero il Beato Giovanni XXIII a convocare il Concilio, quando pensava ad un semplice aggiornamento pastorale. Fu però Paolo VI ad accorgersi quanto fosse grave la frattura che si stava venendo a creare tra la Chiesa e il mondo moderno. Una divaricazione che nel corso degli anni si è trasformata in una vera e propria contrapposizione. Per questo Benedetto XVI ha deciso di rompere ogni indugio e indicare a tutta la Chiesa come priorità assoluta quella di fare propria la missione che il Signore Gesù ha affidato agli Apostoli, e cioè di andare di nuovo in tutto il mondo, fare discepoli in tutti i popoli, battezzandoli e formandoli alla testimonianza (cfr. Mt 28,19-20), e avendo il coraggio di misurarsi con trasformazioni sociali e culturali che stanno profondamente modificando la percezione che l’uomo ha di sé e del mondo, generando ripercussioni anche sul suo modo di credere in Dio. Leggendo i documenti preparatori del prossimo Sinodo, sintesi di una consultazione capillare delle varie Diocesi sparse nel mondo, risulta che tutti devono fare i conti con la secolarizzazione. Nato in occidente, diversamente dal passato quando si caratterizzava per una esplicita negazione di Dio e della religione, oggi questo fenomeno culturale ha assunto la forma di una invasione della vita quotidiana delle persone, favorendo lo sviluppo di una mentalità in cui Dio è di fatto assente, in tutto o in parte, dall’esistenza e dalla coscienza umana. La conseguenza più immediata della secolarizzazione è una “apostasia silenziosa”, cioè il progressivo abbandono di numerosi fedeli della prassi cristiana, una vera e propria emorragia nella quasi assoluta indifferenza di molte Chiese locali, che non farebbero nulla per arrestarla. Ugualmente preoccupante è la difficoltà che oggi s’incontra a trasmettere la fede alle giovani generazioni sia in famiglia, come in parrocchia. Oggi non si riesce più a far sentire a chi non crede la presenza del Signore Gesù vivo in mezzo a noi, perché si realizzi quell’incontro personale che sta a fondamento di ogni esperienza di fede cristiana. Sorprende come, nonostante i ripetuti appelli del Papa, molti pensino ancora di risolvere questi problemi per mezzo di un aggiornamento strategico. Preoccupano molto di più coloro che non hanno ancora compreso l’urgenza di affrontare queste situazioni prima di tutto attraverso una profonda conversione personale e comunitaria. Un cambiamento di vita che si risolva in una priorità assoluta dello Spirito, in una riscoperta della propria anima e del desiderio di prendersi cura di essa, perché, come dice Gesù: “Non di solo pane vivrà l’uomo” (Mt 4,4).
don Marco Belladelli.

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