sabato 23 giugno 2012

Il Vangelo della salute del 24/06/2012.

Salvator Dalì, S. Giovanni Battista (1964).

DOMENICA 24 GIUGNO 2012
NATIVITA' DI SAN GIOVANNI BATTISTA
SOLENNITA'
Giovanni è il suo nome.
Dal Vangelo secondo Luca (1, 57-66. 80)
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.

Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. Parola del Signore.
 
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Nemmeno di Maria, la Madre di Dio, si celebra con tanta solennità il giorno della nascita. Una celebrazione che prevede addirittura una S. Messa propria della vigilia, a sottolineare, se mai ci fosse bisogno, la grandezza di san Giovanni Battista. Il brano evangelico della liturgia odierna si conclude con una domanda: “Che sarà mai questo bambino?”. E’ Gesù stesso a darci la risposta, quando ce lo indica come il più grande degli uomini: “In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista, ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui” (Mt 11,11). Abitualmente lo incontriamo nel tempo d’Avvento, nella sua austerità di uomo di Dio, che vive nel deserto, coperto con indumenti di peli di cammello e si nutre di cavallette e miele selvatico. E’ l’ultimo dei profeti dell’Antico Testamento, ma la sua predicazione è già Vangelo, perché anticipa Gesù nell’annuncio del regno: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 3,1). La sua parola è così potentemente carismatica, da indurre tutti alla conversione, dai peccatori più incalliti fino ai sacerdoti del tempio, nessuno escluso. E’ un eletto di Dio, scelto fin da grembo materno, la cui missione è quella di preparare il cuore degli uomini ad accogliere Gesù, come Messia, il suo messaggio di salvezza e il suo regno di verità, di giustizia e di pace. Tra le tante riflessioni a cui ci induce la figura del Battista, al primo posto c’è il forte richiamo alla centralità di Dio nella vita di ogni uomo. Una centralità che necessita di una vera e profonda conversione, di un cambiamento di vita radicale, simile a quello richiesto a noi oggi direttamente dal Cielo. In un recente messaggio pubblico a Medjugorie la Madonna a ripetuto: “Dio esiste, perciò anche oggi vi invito: decidetevi per Lui, mettetelo nella vostra vita e nelle vostre famiglie al primo posto e andate insieme a Lui nel futuro.” (A Ivan 15/06/2012). L’altro aspetto intrigante è la presenza di queste figure carismatiche in mezzo a noi. Persone elette fin dal grembo materno, completamente offerte a Dio, che vivono nella sua piena e totale disponibilità, fino a condividerne le sofferenze della passione, per riportare il cuore degli uomini al Dio di Gesù Cristo. Non sono mai persone per così dire “istituzionali”, tutt’altro! Come è successo per il Battista, verificata la loro autenticità, sono proprio le istituzioni per prime ad essere messe alla prova nella loro fede. Esse diventano vere e proprie pietre d’inciampo tra chi accoglie veramente Dio nella propria vita e chi invece lo rifiuta. Sto pensando per esempio a P. Pio, ma per chi mi conosce, soprattutto alla mia recente esperienza accanto a fra Elia. Sa scrutare i cuori, meglio di quello che ciascuno di noi potrebbe fare con se stesso, per aiutarlo a discernere dentro di sé il bene e il male, ma soprattutto la volontà di Dio, lasciando poi alla coscienza di ognuno come decidersi, se in senso egoistico, oppure rispondere con generosità al volere del Cielo. La presenza di queste persone inviate da Dio tra di noi mi fa pensare che i nostri tempi assomiglino a quelli del Battista, non nel senso che è imminente il giudizio di Dio, ma certamente un suo intervento, forte e potente, per richiamare gli uomini a ciò che hanno smarrito: il senso della paternità divina nella loro vita. Sono  pensieri che meritano ben altro sviluppo. Per ora mi fermo qui. E che Giovanni Battista interceda per ciascuno di noi oggi. Buona Domenica!
don Marco Belladelli.

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