Salvator Dalì, S. Giovanni Battista (1964). |
DOMENICA 24 GIUGNO 2012
NATIVITA' DI SAN
GIOVANNI BATTISTA
SOLENNITA'
Giovanni
è il suo nome.
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. Parola del Signore.
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Nemmeno di Maria, la Madre di Dio, si celebra con tanta solennità
il giorno della nascita. Una celebrazione che prevede addirittura una S. Messa
propria della vigilia, a sottolineare, se mai ci fosse bisogno, la grandezza di
san Giovanni Battista. Il brano evangelico della liturgia odierna si conclude
con una domanda: “Che sarà mai questo
bambino?”. E’ Gesù stesso a darci la risposta, quando ce lo indica come il
più grande degli uomini: “In verità io vi
dico: fra i nati da donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista,
ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui” (Mt 11,11).
Abitualmente lo incontriamo nel tempo d’Avvento, nella sua austerità di uomo di
Dio, che vive nel deserto, coperto con indumenti di peli di cammello e si nutre
di cavallette e miele selvatico. E’ l’ultimo dei profeti dell’Antico Testamento,
ma la sua predicazione è già Vangelo, perché anticipa Gesù nell’annuncio del
regno: “Convertitevi, perché il regno dei
cieli è vicino” (Mt 3,1). La sua parola è così potentemente carismatica, da
indurre tutti alla conversione, dai peccatori più incalliti fino ai sacerdoti
del tempio, nessuno escluso. E’ un eletto di Dio, scelto fin da grembo materno,
la cui missione è quella di preparare il cuore degli uomini ad accogliere Gesù,
come Messia, il suo messaggio di salvezza e il suo regno di verità, di giustizia
e di pace. Tra le tante riflessioni a cui ci induce la figura del Battista, al
primo posto c’è il forte richiamo alla centralità di Dio nella vita di ogni
uomo. Una centralità che necessita di una vera e profonda conversione, di un
cambiamento di vita radicale, simile a quello richiesto a noi oggi direttamente
dal Cielo. In un recente messaggio pubblico a Medjugorie la Madonna a ripetuto:
“Dio esiste, perciò anche oggi vi invito: decidetevi per Lui, mettetelo nella vostra vita e nelle vostre famiglie al primo posto e andate insieme a Lui nel futuro.” (A Ivan 15/06/2012). L’altro aspetto intrigante
è la presenza di queste figure carismatiche in mezzo a noi. Persone elette fin
dal grembo materno, completamente offerte a Dio, che vivono nella sua piena e
totale disponibilità, fino a condividerne le sofferenze della passione, per
riportare il cuore degli uomini al Dio di Gesù Cristo. Non sono mai persone per
così dire “istituzionali”, tutt’altro!
Come è successo per il Battista, verificata la loro autenticità, sono proprio
le istituzioni per prime ad essere messe alla prova nella loro fede. Esse
diventano vere e proprie pietre d’inciampo tra chi accoglie veramente Dio nella
propria vita e chi invece lo rifiuta. Sto pensando per esempio a P. Pio, ma per
chi mi conosce, soprattutto alla mia recente esperienza accanto a fra Elia. Sa
scrutare i cuori, meglio di quello che ciascuno di noi potrebbe fare con se
stesso, per aiutarlo a discernere dentro di sé il bene e il male, ma soprattutto
la volontà di Dio, lasciando poi alla coscienza di ognuno come decidersi, se in
senso egoistico, oppure rispondere con generosità al volere del Cielo. La presenza
di queste persone inviate da Dio tra di noi mi fa pensare che i nostri tempi
assomiglino a quelli del Battista, non nel senso che è imminente il giudizio di
Dio, ma certamente un suo intervento, forte e potente, per richiamare gli
uomini a ciò che hanno smarrito: il senso della paternità divina nella loro
vita. Sono pensieri che meritano ben
altro sviluppo. Per ora mi fermo qui. E che Giovanni Battista interceda per
ciascuno di noi oggi. Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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