XI Domenica del Tempo
Ordinario, “B”
Il granello di senapa è il più piccolo
di tutti semi, ma diviene più grande di tutti gli ortaggi.
Dal vangelo
secondo Marco (4, 26-34)
In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Il regno di Dio è come un
uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il
seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.
Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il
chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla
falce, perché è venuta la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola
possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di sènapa che, quando viene
seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; ma
appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami
tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra».
Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che
potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi
discepoli, spiegava ogni cosa. Parola del Signore.
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Dopo aver celebrato tutti i principali
misteri della fede cristiana che riguardano Dio, Gesù Cristo e la Chiesa,
torniamo al “Tempo Ordinario” o “per annum”,
cioè durante l’anno, caratterizzato dal colore verde dei paramenti. E’ il più
lungo di tutti i tempi liturgici. La sua “ordinarietà” non ci deve trarre in
inganno. Non si tratta di una esperienza spirituale di serie ‘B’. L’attenzione
è centrata sulla celebrazione della Domenica, come Pasqua della settimana, nella
quale ogni otto giorni incontriamo il Signore Gesù risorto, vivo e presente in
mezzo a noi, come gli Apostoli riuniti nel Cenacolo (cfr. Gv 20,26). Con la
lettura continuata di uno dei tre sinottici, la riforma conciliare ha cercato
di conferire a questo periodo una sua particolarità. Attraverso i vari episodi
evangelici, il Signore Gesù ci forma a sua immagine e somiglianza, allo stesso
modo come si è fatto carico della formazione
dei discepoli che lo seguivano al tempo del suo ministero in Palestina duemila
anni fa, fino a quando penseremo, sentiremo e agiremo come Lui. Per la nostra fede
è giunto il momento della prova della vita. Come il tralcio unito alla vite
(cfr Gv 15,1ss), ciascuno di noi deve portare frutto in rapporto con la
concretezza della nostra storia personale e di quella di tutta l’umanità. Oggi
ritroviamo il vangelo di Marco che avevamo lasciato a Febbraio, all’inizio
della Quaresima. Gesù parla alle folle di Galilea del regno di Dio con alcune
parabole. Nel brano di oggi usa due paragoni, apparentemente semplici e
immediati: quello del seme gettato nella terra, che cresce da solo, e quello
del granellino di senapa, il più piccolo di tutti i semi, ma che nell’orto
diventa un vero e proprio albero. Nel primo caso, Gesù ci insegna che il regno
di Dio non è opera dell’uomo, perché mentre lui dorme, germoglia e cresce ed egli
non sa come tutto questo avvenga. Il determinismo naturale del seme che una
volta seminato, spontaneamente si sviluppa fino alla sua maturazione, senza
nessun intervento umano, si riferisce ad un attività che è soltanto di Dio,
nella quale l’uomo non ha nessuna parte. Dalla parabola derivano insegnamenti
importanti. Prima di tutto che la novità del regno, annunciata e inaugurata da
Gesù è opera di Dio e di nessun altro. Nonostante nel corso della storia umana
essa abbia incontrato e tutt’oggi incontri difficoltà e ostacoli di vario
genere e natura, quest’opera raggiungerà il suo scopo, anche senza particolari
contributi dell’uomo. Niente e nessuno potrà mai fermare o vanificare il regno
di Dio, fino al suo compimento. La parabola del granellino di senape invece ci
insegna che quello che oggi ai nostri occhi sembra marginale e insignificante,
domani diventerà una realtà grande e molto importante, alla quale tutti coloro
che cercano la salvezza, si affideranno. Si tratta di messaggi molto consolanti
e pieni di speranza per questi nostri giorni, dove tutto quello che riguarda
Dio e la Chiesa sembra aver perso di valore e di significato. Se consideriamo
la marginalità di Dio nella nostra cultura e società e le difficoltà della
Chiesa nel compiere oggi la sua missione nel mondo, sembrerebbe di assistere al
tramonto del cristianesimo. Molti già parlano di era post-cristiana. Ma l’
apparenza inganna, perché il Signore Gesù nel Vangelo dice invece esattamente
il contrario. Oggi quel seme è gettato per noi, perché attraverso questa Parola
e la grazia dell’Eucaristia maturi anche
nel nostro cuore il regno di Dio.
Buona
Domenica!
DON MARCO
BELLADELLI.
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