lunedì 5 settembre 2011

Il Vangelo della salute del 04/09/2011.

XXIII Domenica del Tempo Ordinario, “A”.
Se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello.
Dal Vangelo secondo Matteo (18, 15-20).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Parola del Signore.
-------------------------------------------------
Il brano odierno fa parte del quarto discorso chiamato “discorso sulla vita della Chiesa”. In esso Gesù indica quali devono essere le caratteristiche della vita della Comunità cristiana, soprattutto nei rapporti reciproci. Nella seconda parte del vangelo di Matteo, quella che segue la professione di fede di Pietro a Cesarea di Filippo e che ci verrà proposta nelle prossime domeniche, la dimensione ecclesiale è più evidente, sia perché si parla più frequentemente ed esplicitamente della Chiesa e delle sue caratteristiche, come per esempio in questo capitolo, sia perché, più ci si avvicina a Gerusalemme, più cresce la polemica tra la Sinagoga, cioè il popolo d’Israele, e la nuova Comunità di coloro che hanno creduto nel Signore Gesù come Messia. Il discorso inizia da una domanda dei discepoli su chi fosse il più grande nel regno dei cieli (cfr 18,1). Dopo aver indicato i bambini come modello e misura per entrare a far parte del regno, Gesù parla dei “piccoli”, cioè i deboli nella fede, i quali non devono essere scandalizzati, ma sostenuti, perché, come viene descritto nella parabola della pecora smarrita, essi sono al centro dell’attenzione di Dio Padre. Anche il brano di oggi, noto come “correzione fraterna”, nel quale ci viene indicato come comportarsi con un fratello che sbaglia, va letto ancora nella stessa prospettiva della sollecitudine del Padre per i piccoli, che non devono andare perduti. Sono previsti tre gradi di intervento, il primo a tu per tu, un secondo alla presenza di due o tre testimoni e quindi la cosa va resa nota “alla comunità”, la Chiesa. Dopo queste premesse, due riflessioni: la prima sulla  fraternità cristiana e la seconda sul valore di quell’ “va’ e ammoniscilo”. Dalla fede nel Signore Gesù, origine e fondamento della comunione dei discepoli con il Signore e tra di loro, scaturiscono anche nuove relazioni umane, che superano i normali rapporti di tipo affettivo, psicologico e sociologico, e addirittura trascendono gli stessi legami di sangue. Nasce così la nuova Famiglia universale, nella quale Dio è l’unico Padre e tutti gli uomini diventano figli nel Figlio e fratelli fra di loro. Chiamarsi “fratello (o sorella)” tra cristiani significa condividere prima questo mistero di comunione e poi questa assoluta novità relazionale interumana. Ecco perché non si può rimanere indifferente davanti alla “colpa” dell’altro. Non un generico imperativo morale che obbliga la nostra coscienza a farsi carico del bene del fratello, ma è Gesù stesso che mi chiama a fare tutto il possibile per  guadagnare il mio fratello”, prima di considerarlo alla stregua di un “pagano e pubblicano”. Questa prospettiva purtroppo è molto distante dall’individualismo a cui tutti oggi facciamo riferimento. Un modello culturale secondo il quale ciascuno è libero di disporre della propria vita come meglio crede, senza che nessuno possa in alcun modo interferire. Oltre a ciò, la correzione fraterna esige tra i cristiani una comunione attorno a Gesù e un’adesione alla sua Parola oserei dire assoluta, senza possibilità che mai venga messa in discussione. Condizione spirituale e morale quasi del tutto assente oggi dal contesto ecclesiale. Una realtà difficile da trovarsi anche all’interno delle comunità religiose. Insomma questa pagina del Vangelo varrebbe al pena strapparla, come se non ci fosse. Vista la nostra inadeguatezza prendiamola come in considerazione almeno come orizzonte del nostro cammino di vita di fede. Quando ci riuniremo nel nome di Gesù e tutti sperimenteremo la sua iva presenza in mezzo a noi, allora possiamo cominciare  preoccuparci della fede dei più piccoli, dei più deboli tra noi per evitare loro di perdere il prezioso dono della fede.
Buona Domenica!
Don Marco Belladelli.

Nessun commento:

Posta un commento