XVII Domenica del Tempo Ordinario, “A”.
Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Parola del Signore.
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Oggi ascoltiamo altre tre parabole, nelle quali Gesù ci parla ancora del Regno dei cieli. E’ la terza Domenica di seguito che Gesù ci parla del Regno attraverso le parabole. Per dire quanto sia importante questo tema. Allora vale la pena approfondire che cos’è il Regno dei cieli. Lo abbiamo già detto, forse in forma troppo sintetica, a proposito della parabola del Seminatore. Il Regno è quell’ordine delle cose, così come lo intende Gesù. Il Regno è la Signoria di Dio sulla nostra vita. Il Regno è il corrispettivo di quello che per gli Ebrei era l’alleanza con Dio, suggellata dalla Legge. Il Regno dei cieli è l’unica vera novità della storia. Più grande della stessa creazione. Il regno è il fine di tutta la storia. I destinatari del messaggio del Regno siamo prima di tutto noi, noi che crediamo, che andiamo in Chiesa, che cerchiamo di vivere secondo le esigenze del Regno, ma forse non tanto, quanto Gesù si aspetterebbe. Nonostante l’impegno di seguire Gesù, siamo figli del nostro tempo, anche noi quindi segnati dal soggettivismo, dall’individualismo e dal relativismo di questi nostri giorni. Come si fa a mettere da parte questo “IO” straripante e fuori controllo, diventato l’unità di misura di tutto ciò che viviamo, nel bene e nel male.
Sapendo quanto siamo attratti dalle ricchezze materiali e facilmente soggiogati dalla tentazione dell’avidità, Gesù paragona il Regno prima alla scoperta di un “un tesoro nascosto nel campo” e poi alla ardua ricerca da parte di un commerciante di gioielli di “una perla di grande valore”. Da questi paragoni è facile capire che il Regno dei cieli è qualcosa di assoluto, più prezioso di tutti i beni terreni messi insieme. Per il suo possesso bisogna impegnarsi con la stessa risolutezza e determinazione con cui si tende a un sempre più rilevante profitto economico.
Mi vengono in mente le famose parole con cui S. Agostino apre il suo libro autobiografico, Le confessioni: “Tu ci hai creato per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te”. Trovare il Regno significa superare questa profonda e innata inquietudine. Che cosa ci può essere di più prezioso e gioioso nella nostra vita dell’incontro con Dio, che in Gesù si è reso a noi accessibile, e di amarlo volontariamente con tutte le nostre forze, sopra ogni cosa, senza mai distaccarsene, neanche di fronte alle prove più dure a cui possiamo essere sottoposti? Ora abbiamo capito che cos’è il regno dei cieli: la proposta di una vita, così come si configura nel Vangelo, una vita incentrata su Dio e, per mezzo di Gesù, vissuta in una familiarità con Dio (Abbà!) che supera addirittura quella di Adamo ed Eva, descritta nelle prime pagine della bibbia. I suoi prodromi sono nell’antico Testamento ed ecco perché niente va buttato, tutto è prezioso! Il regno viene offerto a tutti, anche agli scribi e con loro, a tutto il popolo d'Israele, nessuno ne è escluso.
Mi vengono in mente le famose parole con cui S. Agostino apre il suo libro autobiografico, Le confessioni: “Tu ci hai creato per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te”. Trovare il Regno significa superare questa profonda e innata inquietudine. Che cosa ci può essere di più prezioso e gioioso nella nostra vita dell’incontro con Dio, che in Gesù si è reso a noi accessibile, e di amarlo volontariamente con tutte le nostre forze, sopra ogni cosa, senza mai distaccarsene, neanche di fronte alle prove più dure a cui possiamo essere sottoposti? Ora abbiamo capito che cos’è il regno dei cieli: la proposta di una vita, così come si configura nel Vangelo, una vita incentrata su Dio e, per mezzo di Gesù, vissuta in una familiarità con Dio (Abbà!) che supera addirittura quella di Adamo ed Eva, descritta nelle prime pagine della bibbia. I suoi prodromi sono nell’antico Testamento ed ecco perché niente va buttato, tutto è prezioso! Il regno viene offerto a tutti, anche agli scribi e con loro, a tutto il popolo d'Israele, nessuno ne è escluso.
La terza parabola, quella della rete gettata in mare, ci dice che se durante la vita non ci decidiamo noi per il Regno, alla fine qualcuno deciderà per noi. Coloro che non l’accolgono saranno gettati via. Insomma, cari amici, l’inferno c’è e non è vuoto, checché ne dica qualche prete, che a forza di insistere sulla bontà di Dio, lo fa passare per un vecchio bacucco, al quale va bene tutto, e il contrario di tutto. Certo, Dio è misericordia infinita, ma come si legge nel Vangelo, se non vi convertirete, perirete tutti. A buon intenditor, poche parole. Intanto preoccupiamoci soprattutto di far nostro questo tesoro. Buona domenica, cari Amici!
Don Marco Belladelli.
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