Il buon grano e la zizzania, di Vincent Van Gogh. |
XVI Domenica del Tempo Ordinario, “A”.
Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura.
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche
dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece ri! ponètelo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!». Parola del Signore.
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!». Parola del Signore.
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Gesù racconta altre tre parabole, una di seguito all’altra, per aiutarci a capire ancora meglio la realtà del regno dei cieli. Matteo, concentrando in questo discorso tutte le parabole riguardanti questo tema, intende svilupparlo nel modo più completo possibile e richiamare l’attenzione dei discepoli di ieri e di oggi sulla sua fondamentale importanza. Gesù stesso ha cominciato la sua missione annunciando e inaugurando la presenza del regno dei cieli. E’ opera di Dio e la manifestazione della sua Signoria nella storia umana. Per riconoscerla ed accoglierla sono necessari pentimento e conversione (cfr 4,17).
Al termine dei tre racconti incuriosisce l’affermazione di Matteo “non parlava ad essa (la folla) se non in parabole”. Questo non vale soprattutto per il tema specifico del regno dei cieli. Il linguaggio parabolico si presta ad illustrarne meglio la reale presenza e la sua effettiva e concreta attualità storica, e a stimolare negli ascoltatori la sua ricerca oltre le apparenze fenomeniche, secondo i criteri della fede. Infatti il regno di Dio è qualcosa che non tutti vedono, perché non è così evidente. Tra coloro che lo vedono, alcuni lo ritengono una cosa insignificante e del tutto ininfluente sulla storia umana e personale di ciascuno. Con le tre parabole che di oggi Gesù risponde alle perplessità di chi giudica la sua azione senza futuro, marginale e inefficace. Gli ostacoli che si oppongono alla crescita e allo sviluppo del regno dei cieli non mancano. Sono un intralcio che non riescono ad impedirne il suo buon esito. La prima parabola è chiamata dai discepoli stessi quella della zizzania nel campo. E’ Gesù stesso che la spiega, oltre ogni possibile equivoco. C’è un nemico, il diavolo, che tenta in tutti i modi di confondere le acque, provocando scandali e iniquità a più non posso. Ma nel giorno del giudizio ( … non necessariamente dobbiamo aspettare la fin del mondo!) verrà fatta luce e “i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro”. Le altre due sono più semplici. Il paragone con “un granello di senape” vuol mettere in evidenza come una cosa tanto insignificante, possa diventare un albero più grande di tutti gli altri ortaggi, che oltre al proprio frutto, da rifugio agli uccelli. Così pure l’immagine del “lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina” che quando è impastato nessuno vede più, ma per la sua azione tutta la pasta fermenta.
Alcuni pensieri di attualizzazione. Partecipare al “regno dei cieli” significa accogliere la Signoria di Dio su di sé e sulla storia umana. Una logica che può sembrare assurda, ma che alla fine si rivelerà l’unica capace di dare senso e compimento alla nostra vita. Gli ostacoli e le prove non mancheranno, sia da parte della superbia umana, sia per l’azione del nemico, che farà di tutto per impedirci di seguire umilmente il Signore Gesù. Ma alla fine sarà costretto, suo malgrado, ad arrendersi. Riporto di seguito una testimonianza che riguarda fra Elia di un fatto successo proprio tre mesi fa e che ieri, prima della S. Messa mi mostrava ancora le conseguenze.
Il 18 Aprile scorso, Lunedì santo, io, con gli Amici della Fraternità degli Apostoli di Dio, presso la quale esercito il mio ministero, come incaricato personale di Mons. Paglia, Vescovo di Terni, abbiamo trovato fra Elia dietro il convento, steso bocconi a terra con il viso leggermente girato a sinistra. Era freddo e inanimato come un cadavere. Era coperto da una rete metallica, con sopra dei pali di legno e sulla testa aveva un mattone di cemento (un prisma).
Luogo dove si trovava fra Elia, la mattina del 18/04/2011, dopo aver subito le violenze del diavolo. |
Lì accanto c’era infatti una catasta di legna, fino al giorno prima tutta ordinata e coperta da un telo di plastica nero. Ora invece era scoperta e tutta in disordine, come se qualcuno vi si fosse rotolato in mezzo. Si capisce che il diavolo, superando il muro di cinta del convento, dall’orto lo ha scaraventato in mezzo alla legna e poi ha infierito su di lui, fino a lasciarlo mezzo morto a terra, lì accanto. Lo aspergo con acqua santa. Dopo alcuni istanti vedo che comincia a respirare e a lamentarsi, ma non riesce a muoversi e non lo si può toccare perché il corpo è tutto un dolore. Riusciamo a fare passare sotto il corpo una coperta e a sollevarlo per portarlo in casa. Lo stendiamo su un divano nella sala della televisione. Le suore portano altre coperte per scaldarlo. Dopo un po’ riesce a malapena a girarsi piano, piano sul fianco. Con un filo di voce ci dice che è stato preso ieri sera (Domenica delle Palme), verso le 22, a metà rampa delle scale che portano alla sua stanza, davanti alla porta dell’orto. Quando era sceso in lavanderia la porta era chiusa. Tornando di sopra l’aveva trovata socchiusa. Non ha fatto in tempo ad allungare la mano sulla maniglia che il diavolo lo ha afferrato per il collo e lo ha trascinato fuori. Sul corpo si leggono le conseguenze di quella impari lotta. Ha gli occhi insanguinati come chi ha ricevuto dei pugni. Ha sangue sulla fronte e sulla mano destra. Con un filo di voce ci dice che il demonio gliel’ha morsicata. Pensava addirittura che gliel’avesse staccata. E’ dolorante in tutto il corpo, da non poterlo toccare. Non si regge assolutamente in piedi. Tommaso tenta di dargli da bere qualche goccia di te. Poi sembra addormentarsi. Improvvisamente viene preso da dei fremiti, come delle convulsioni che lo scuotono dalla testa ai piedi. Ci sentiamo impotenti. Non sappiamo che fare. Improvvisamente allunga la mano destra e lentamente anche la sinistra. Lo vediamo fissare un punto sopra di lui e sopra di noi. Il suo viso si illumina e sorride. E’ in estasi. Apre la bocca ma non emette nessun suono. Sulle sue labbra leggo: “Maria”. Capiamo che ha una visione. Ci mettiamo tutti in ginocchio in preghiera attorno a lui. Si alza da solo dal divano, poi crolla a terra. Lo corichiamo di nuovo sul divano e lui continua il suo dialogo con Maria. Dice due volte “no” e tre volte “sì” con le labbra e con la testa. Noi gli siamo sempre attorno in preghiera. Quando si alza di nuovo da solo non ha più bisogno di aiuto. Si dirige in cappella. Lo accompagniamo tutti al canto della ‘Salve Regina’. Fra Elia si inginocchia a fianco dell’altare, davanti al tabernacolo e resta in preghiera per alcuni minuti in silenzio. Poi si siede. Da com’era qualche minuto prima, non si po’ credere a ciò che si vede. Un cambiamento repentino. Ora è provato ma sorridente e con gli occhi pieni di luce. Si regge in piedi ed è completamente autonomo, come se non avesse mai subito l’aggressione diabolica. Ci parla della apparizione di Maria. Era bellissima e luminosissima, tutta vestita di bianco con il velo sul capo. Gli ha detto di allungare le mani, gliele ha prese e lui ha sentito dentro di sé come un fresco alito di vita che gli ha aperto la gola, si è diffuso in tutto il corpo. Si è sentito subito bene, in forze, come rinato. La Madonna gli ha chiesto se era stanco; se avesse paura per quello che aveva subito; se se la sentisse di sopportare ancora tutto questo e se si ricordava di lei. Poi lo ha rassicurato della sua costante presenza accanto a lui. Ricordando i profumi che ieri trasudavano dalle pietre del convento e i suoni che si diffondevano, gli ha detto che questa (il convento) è casa loro. Gli ha chiesto se avesse qualcosa da chiederle e se avesse visto tutti gli altri. Fra Elia ha risposto: “No” a entrambe le domande. E subito dopo, dietro la Madonna hanno fatto capolino per farsi vedere tantissimi Angeli. Mentre faceva la doccia gli è venuta in mente la domanda che avrebbe voluto fare alla Madonna e non le ha fatto, perché Lei lo aveva anticipato. La domanda era: “Perché non mandi tutte queste prove e queste sofferenze ai Vescovi e ai Cardinali che non credono a tutto questo ?”. La risposta era già venuta quando la Madre Santissima gli aveva chiesto se se la sentisse di sopportare ancora tutte queste sofferenze e lui aveva risposto “Sì”. Buona domenica! Don Marco Belladelli.
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