Masaccio, Cacciata di Adamo ed Eva, 1424-25, cappella Brancaccio - Firenze. |
XXVII Domenica del Tempo Ordinario, “B”.
L'uomo
non separi ciò che Dio ha congiunto.
Dal Vangelo secondo Marco (10, 2-16)
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per
metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la
propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero:
«Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa
norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per
questo l’uomo lascerà suo
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
Parola del Signore.
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Gesù
lascia per sempre la Galilea e si incammina verso Gerusalemme, dove affronterà
la passione, morte e risurrezione. Dopo il rapporto uomo/donna, presente nel
brano evangelico di oggi, nelle due prossime domeniche la liturgia ci proporrà
il confronto con altri due temi altrettanto importanti e problematici per ogni
uomo, per la società e la cultura di ogni tempo e soprattutto per i cristiani, come
la ricchezza e il potere. L’episodio odierno si svolge al di là del Giordano,
nel territorio della Perea (oggi Giordania), dove Gesù incontra alcuni farisei
che gli pongono il problema del divorzio, cioè se è lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie, quando di fatto secondo la
legge giudaico il marito aveva diritto illimitato di ripudio della moglie, per
qualsiasi ragione che suscitasse la sua disapprovazione. Una questione non soltanto giuridica, religiosa e morale,
ma anche sociale e culturale.
Gesù
non dà subito la risposta, ma pone ai suoi interlocutori una domanda a
proposito di cosa dice in merito la legge di Mosè. Egli sa bene che l’intento
dei farisei è di metterlo in aperto conflitto con la Legge, unica fonte
autorevole della volontà di Dio. Messo in chiaro che secondo Mosè era lecito
rimandare la propria moglie, Gesù affronta il problema alla radice, al di là di
ogni possibile fraintendimento ed equivoco. Prima di tutto giustifica il comportamento
di Mosè come un cedimento alla “durezza del vostro cuore”, e cioè
come l’accoglienza di una consuetudine già esistente. Chiarita la natura del
dettato mosaico, ripropone il progetto iniziale della creazione, vera fonte
della volontà di Dio, secondo il quale la relazione uomo/donna ha come fine una
comunione durevole, fino a diventare “una sola carne”, ragione per la
quale all’uomo non è lecito spezzare questo legame: “Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. Diversamente
dai farisei che volevano vedere confermato il loro diritto di ripudiare la
propria moglie a qualsiasi condizione, Gesù fa riferimento all’agire di Dio nel
momento della creazione, fin dall’inizio il Creatore volle l’uomo e la donna: “E
Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li
creò.”
(Gen 1,27); ed è ancora il Creatore che ha stabilito il valore, il significato
e il fine ultimo della loro relazione, quando si dice: “Per
questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due
saranno un'unica carne.” (Gen 2,24) un legame che diventa ancora più
importante e forte di quello con il padre e la madre. La sessualità è dono di
Dio, per mezzo di essa l’uomo e la donna sono chiamati alla comunione di “corpo e anima” per dare compimento al
mandato divino del: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite
la terra e soggiogatela” (Gen 1,28). Un percorso di vita assolutamente nuovo che oltre
all’abbandono delle famiglie di origine, prevede il superamento della propria stessa
individualità per trascendersi e diventare “una sola carne”. Una comunione che
ha anche un valore religioso, in quanto luogo e condizione per la conoscenza e
per l’incontro con Dio e in questa straordinaria unità di vita, l’uomo e la
donna si accompagnano reciprocamente verso la salvezza. Per aiutare i miei
venticinque lettori a meglio comprendere il valore ed il significato della
sessualità umana nella prospettiva evangelica, riporto alcune affermazioni di
Benedetto XVI tratte dalla sua enciclica “Deus caritas est”: “ … l'amore tra uomo e donna, nel quale
corpo e anima concorrono inscindibilmente e all'essere umano si schiude una
promessa di felicità che sembra irresistibile, emerge come archetipo di amore
per eccellenza, al cui confronto, a prima vista, tutti gli altri tipi di amore
sbiadiscono.” (n. 2).
“Due
cose emergono chiaramente da questo rapido sguardo alla concezione dell'eros
nella storia e nel presente. Innanzitutto che tra l'amore e il Divino esiste
una qualche relazione: l'amore promette infinità, eternità — una realtà più
grande e totalmente altra rispetto alla quotidianità del nostro esistere. Ma al
contempo è apparso che la via per tale traguardo non sta semplicemente nel
lasciarsi sopraffare dall'istinto. Sono necessarie purificazioni e maturazioni,
che passano anche attraverso la strada della rinuncia. Questo non è rifiuto
dell'eros, non è il suo «avvelenamento», ma la sua guarigione in vista della
sua vera grandezza.” … “Sì, l'eros vuole sollevarci «in estasi» verso il
Divino, condurci al di là di noi stessi, ma proprio per questo richiede un
cammino di ascesa, di rinunce, di purificazioni e di guarigioni” (n. 5).
Considerare
la relazione uomo/donna nella mera dimensione fisica o al massimo innalzarla al
piano psicologico delle emozioni e dei sentimenti, significa ricadere ancora
una volta nella “durezza di cuore” condannata da Gesù e non si può capire il
progetto di Dio, se prima non viene adeguatamente annunciato e tradotto in un
percorso educativo valido non soltanto per le giovani generazioni. Chi ha
orecchi per intendere, intenda!
L’incontro
poi di Gesù con i bambini, non è una parentesi naif con la quale S. Marco intende
alleggerire l’atmosfera, ma è collegato con quanto la precede. Per
accogliere la volontà di Dio, in particolare sul tema sessualità umana, è
necessaria una semplicità di cuore come quella di un bambino, indicato da Gesù
come esempio e modello per tutti coloro che intendono seguire seriamente la
proposta del regno di Dio. Anche la tenerezza con cui Gesù si intrattiene con i
bambini diventa una via importante per disporci ad accogliere la novità del
regno. Per mezzo di essa diventiamo quasi naturalmente capaci di vero amore disinteressato,
fino all’eroismo, cioè fino a dare la vita per le persone che amiamo, come Gesù
stesso ci ha insegnato. Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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