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Lucas van Leyden, Guarigione del cieco di Gerico, sec XVI. |
XXX Domenica del Tempo Ordinario, “B”
Rabbunì,
che io veda di nuovo!
Dal
Vangelo secondo Marco (10, 46-52)
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai
suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco,
sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a
gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte:
«Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. Parola del Signore
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Nel
suo viaggio verso Gerusalemme Gesù è costretto ad un altro stop, questa volta è
il cieco Bartimeo di Gerico a chiedere il suo aiuto. Finora Gesù era stato
ripetutamente interrotto e ostacolato da dubbi e difficoltà di chi alla fine
non lo ha seguito o si rivela non in sintonia con lui, prima i farisei con la
questione del divorzio, poi il giovane ricco e infine l’ambizione per i primi
posti di Giacomo e Giovanni. Questa volta invece il cieco guarito lo segue “lungo
la strada”. Agli Apostoli
indignati per la richiesta di Giacomo e Giovanni di avere i primi posti nel
futuro regno, Gesù aveva detto: “Il Figlio dell'uomo è venuto per servire e
dare la propria vita in riscatto per molti”, il cieco guarito, che lo segue sulla strada
che porta a Gerusalemme, è l’esempio che ci fa capire in che cosa consiste il servizio del “dare la propria vita
in riscatto per molti”.
Bartimeo
sapeva di Gesù, ma la sua cecità gli impediva di raggiungerlo e mai avrebbe
pensato che sarebbe passato per quella strada. Nella sua narrazione
l’evangelista dà importanza non tanto al comportamento del cieco, ma
all’atteggiamento misericordioso di Gesù, che questa volta si ferma non per dei
quesiti, ma per rispondere al grido pieno di speranza di chi vuole liberarsi
dalla condizione umiliante della cecità e da tutte le sue conseguenze: “Figlio
di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”. Per lui è l’occasione della
vita. Tra lui e Gesù c’è però di mezzo la folla molto diversa da quella
entusiasta della Galilea e che inseguiva Gesù da una sponda all’altra del mare
di Tiberiade, tanto che non avevano neanche il tempo di riposare. Quella di
Gerico è una folla infastidita da cieco, tanto da ostacolare l’incontro di
Bartimeo con Gesù :“Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli
gridava più forte”. La chiamata di Gesù, riconosciuto come Messia,
cambia completamente la sua vita, lo comprendiamo dal gesto di liberarsi dal
mantello (nella bibbia il mantello è indispensabile ai poveri per la loro
sopravvivenza, serviva per ripararsi di notte e per chiedere la carità; cfr
Deut 24,12-13), e dal balzare in piedi abbandonando definitivamente quella
postazione sulla strada tra Gerico a Gerusalemme, che per anni aveva
rappresentato la fonte sicura del suo sostentamento, una via molto trafficata,
soprattutto da coloro che si recavano al tempio per compiervi le loro pratiche
religiose in occasione delle feste ebraiche. Gesù gli chiede: “Che
vuoi che io ti faccia?”, domanda apparentemente superflua, ma finalizzata
a suscitare una professione di fede da parte di chi ha chiesto aiuto. Che cosa
poteva desiderare un cieco da Gesù, se non la vista? E’ la stessa domanda che
Gesù ha rivolto a Giacomo e Giovanni che chiedevano di vedere soddisfatta la
loro ambizione. Il confronto ci insegna che cosa bisogna chiedere nella
preghiera a Gesù. Nel “«Rabbunì, che io riabbia la vista!» si esprime tutta la venerazione necessaria
per il Messia, Figlio di Davide . E Gesù
gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato» E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada”. La
guarigione è immediata ed è stata ottenuta per la fede in Gesù di operare miracoli
(cfr. 5,34: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in
pace e sii guarita dal tuo male”). Finalmente Gesù trova qualcuno che lo segue
senza esitazioni. Anche noi oggi abbiamo bisogno di fare l’esperienza della
fede che salva, cioè di incontrare Gesù
che ti ha cambia la vita, come è cambiata per Bartimeo, e cominciare a seguirlo
senza condizioni e dobbiamo cominciare dal prendere coscienza fino in fondo
della nostra povertà e miseria. Finché saremo convinti di bastare a noi stessi
e di non aver bisogno di Gesù, vuol dire che siamo ancora molto lontani dal
regno di Dio. Ci conforta la speranza che prima o poi Gesù passerà per la nostra
strada, davanti a noi e ci manderà a chiamare. Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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