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Ludovico Brea, Pala di Ognissanti, 1500-1513, Museo S. Maria di Castello (GE). |
1 Novembre, Solennità di ‘Tutti i Santi’
Rallegratevi
ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Dal Vangelo
secondo Matteo (5,1-12).
In
quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si
avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro
dicendo:
«Beati
i poveri in spirito,
perché
di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché
saranno consolati.
Beati
i miti,
perché
avranno in eredità la terra.
Beati
quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché
saranno saziati.
Beati
i misericordiosi,
perché
troveranno misericordia.
Beati
i puri di cuore,
perché
vedranno Dio.
Beati
gli operatori di pace,
perché
saranno chiamati figli di Dio.
Beati
i perseguitati per la giustizia,
perché
di essi è il regno dei cieli.
Beati
voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta
di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è
la vostra ricompensa nei cieli». Parola del Signore.
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Oggi la nostra
riflessione prende spunto dalla “colletta”,
la preghiera che il celebrante innalza al Signore a nome di tutta l’assemblea
prima della liturgia della parola, nella quale sono riassunti i significati
propri di ogni celebrazione:
“Dio onnipotente ed eterno, che doni alla tua Chiesa la gioia di celebrare in un'unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi, concedi al tuo popolo, per la comune intercessione di tanti nostri fratelli, l'abbondanza della tua misericordia.”.
La grandezza della festa
odierna sta dunque nella celebrazione de’ “i meriti e la gloria di tutti i
Santi”, con cui si vuole esaltare tanti uomini e donne, di ogni lingua,
popolo e nazione, nostri fratelli nella fede, che hanno vissuto in modo
esemplare e spesso anche eroico il Vangelo. Davanti a questo fenomeno, che
attraversa tutta la bi-millenaria storia della Chiesa, viene da chiederci:
“come è stato possibile tutto questo?”, facendo nostro lo stupore di Maria
durante l’annunciazione. La risposta va cercata nel mistero stesso della
Chiesa, descritto dal Concilio Vaticano II nella costituzione dogmatica “Lumen
Gentium”, dove si è voluto “illustrare
con maggiore chiarezza” (LG 1) questa fondamentale verità e realtà
cristiana: la Chiesa, nella sua essenziale comunione con il suo Signore
risorto, rende presente il Cristo nel mondo e diventa il segno dell’unione
dell’uomo con Dio e degli uomini tra di
loro. Questa unione umano-divina è resa possibile dall’opera dello Spirito
Santo, inviato nel mondo per plasmare ogni uomo a immagine e somiglianza di
Gesù, fino a quando Dio sarà “tutto in tutti” (1Cor 15,28). E tutto
quello che si dice della Chiesa, lo diciamo anche di ogni battezzato, tanto da
poterlo definire “anima ecclesiale”, in quanto espressione di questo
stesso mistero. Quando S. Giovanni, nella seconda lettura dice: “Carissimi,
noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora
rivelato.” (1Gv 3,2) fa riferimento a questa realtà.
La santità allora non è altro che la manifestazione di questa comunione di vita con il Signore Gesù, da cui deriva la tensione quotidiana di ciascun cristiano per il regno di Dio. La sua maggiore o minore evidenza nella storia personale non dipende da privilegi divini, Dio non fa preferenza di persone (cfr At 10,34), ma dalla maggior o minor accoglienza dell’azione dello Spirito Santo, a cui spesso resistiamo per l’antico vizio della superbia, conseguenza del peccato originale, oppure per l’assimilazione di quel senso di sufficienza, diffidenza, indifferenza e paura per Dio, proprio dei nostri tempi, per il quale ci sottraiamo dal suo sguardo, imitando ancora una volta Adamo ed Eva: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”(Gen 3,10).
E poiché la Chiesa non è
una realtà astratta, ma una comunità fatta da uomini e di donne che vivono
nella storia, non c’è situazione umana che possa precludere a chiunque la
chiamata universale alla santità. Lo dico pensando al contesto socio-culturale
odierno, caratterizzato individualismo, edonismo sfrenato e dalla negazione di
Dio, da cui derivano schiavitù e dipendenze, corruzione, ingiustizia, violenza
e tanta frustrazione. Davanti a questo quadro, pensare alla santità sembra un’assurda
utopia, ma la vita e le opere di tanti uomini e donne, diversi l’uno dall’altro
per cultura, formazione, estrazione sociale, sensibilità umana e congiunture
storiche in cui sono vissuti, testimoniano l’esatto contrario, cioè l’attualità
e la vitalità del mistero della Chiesa e l’azione efficace della grazia di Dio
nel cuore dei cristiani di oggi, come è stato per il passato.
La festa di oggi ci fa
anche scoprire che nel nostro cammino di fede, oltre all’aiuto fraterno dei
nostri contemporanei, possiamo contare sull’aiuto straordinario di chi ci ha
preceduto nel cammino della fede. Nella comunione dei santi siamo circondati da
un numero incalcolabile di fratelli e sorelle, i quali mettono a nostra disposizione
l’immenso patrimonio di grazia dei loro meriti e della loro gloria per favorire
la nostra personale risposta alla vocazione alla santità. Dalla loro
“intercessione” e amicizia spirituale nasce la comunione d’intenti necessaria al
nostro impegno quotidiano per il regno di Dio.
Concludo con un
consiglio pratico: riavviciniamoci ai Santi, sia nel senso della devozione
(preghiere, pellegrinaggi, novene, collezione di reliquie e via dicendo), sia
dedicando un po’ più del nostro tempo per conoscerli. Torniamo a leggere le
loro biografie! Una agiografia sobria, dignitosa ed equilibrata nella
descrizione delle situazioni umane, storiche, sociali, culturali, psicologiche
nelle quali sono vissuti i Santi, e altrettanto capace di illustrarci il
mistero di grazia, fondamento dell’eroicità della loro vita, ci sarà di grande
conforto spirituale e di incoraggiamento per la nostra testimonianza cristiana.
I Santi sono i veri interpreti del Vangelo, nel messaggio delle Beatitudini risuona
la nostra chiamata alla santità, sull’esempio di tutti coloro che ci hanno
preceduto nel segno della fede, una chiamata per nulla inconciliabile con la
nostra umanità e con questi nostri tempi, quale orizzonte sorprendente della
nostra vita. Auguri a tutti i Santi del cielo e della terra!!!
don Marco Belladelli.
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