Pietro Perugino, Tu es Petrus, 1481/2 Cappella Sistina - Vatican City |
XXIV Domenica del Tempo Ordinario, “B”
Tu sei il Cristo – Il Figlio dell'uomo deve molto soffrire
Dal Vangelo secondo Marco (8, 27-35).
In quel tempo, Gesù partì
con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via
interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». Ed essi
gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti».
Ma egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il
Cristo». E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno.
Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guar
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà». Parola del Signore.
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Quando Gesù chiede ai
discepoli che cosa dice la gente di lui, non intende fare un sondaggio
demoscopico, almeno lui non ha il problema del consenso. Si è sempre comportato
con la massima libertà di fronte a tutto e a tutti, senza mai lasciarsi
influenzare da chicchessia o cedere a pressioni e compromessi. Nel vangelo
vediamo chiaramente come Gesù eviti qualsiasi forma di esibizionismo e di
sensazionalismo fuori luogo, come se il plauso entusiasta della folla lo
infastidisse, basta ricordare quanto avvenuto nella guarigione del sordomuto di
Domenica scorsa e tutte le volte che impone il silenzio su quello che ha fatto.
Siamo ad una svolta della sua missione, dopo la predicazione in Galilea inizia
il viaggio verso Gerusalemme dove dovrà affrontare la passione e la morte, come
annuncia agli apostoli subito dopo la professione di fede di Pietro e la
verifica della loro fede. Alla domanda su quel che pensa la gente di lui, segue
immediatamente l’interrogativo più importante: “E voi chi dite che io sia?”,
al quale anche noi oggi siamo chiamati a rispondere.
Da questo momento in poi
Gesù abbandona la folla per concentrarsi in modo particolare sulla formazione
degli Apostoli, coloro che fin dall’inizio aveva chiamato, perché stessero con
lui e per mandarli a predicare nel suo nome. Con questa domanda diretta: “E
voi chi dite che io sia?”,
vuole capire se sono pronti ad accogliere la piena rivelazione del
mistero della sua persona attraverso l’evento della sua passione, morte e
risurrezione. La risposta di Pietro: “Tu sei il Cristo” è il
riconoscimento della sua identità messianica.
E’ la seconda volta che
Marco usa il titolo “Cristo” per Gesù, lo abbiamo
trovato all’inizio del Vangelo, accanto al nome proprio Gesù per la
presentazione del protagonista del suo scritto. Cristo è un termine greco che significa unto, nel senso di consacrato, e traduce l’ebraico “Messia”,
cioè l’Inviato da Dio, l’Atteso dal Popolo, il Consacrato dallo Spirito Santo.
La risposta di Pietro non è quindi un estemporaneo “secondo me” che
lascia il tempo che trova, ma il punto d’arrivo della consapevolezza riguardo a
Gesù da parte di tutti gli Apostoli. Marco non aggiunge nessun commento, se non il
severo monito di Gesù, valido per tutti i presenti, “di non parlare di lui” a nessuno. Davanti a Gesù ciascuno dovrà
fare la propria scelta personale, o credere in lui e aderire alla sua proposta
di vita, oppure rifiutarlo. Una terza possibilità non è data. Siamo ad un
passaggio importante per il racconto di Marco e per l’intera economia della
salvezza. D’ora in poi Gesù comincia a parlare “apertamente” della
sua prossima passione, morte e risurrezione. Soltanto una fede molto più forte
di quella professata da Pietro, potrà accettare un evento tanto drammatico come
volontà di Dio. Sorprende infatti che proprio colui che ha appena riconosciuto
Gesù come l’inviato da Dio, lo prenda in disparte e abbia l’ardire addirittura di
rimproverarlo per la sua disponibilità alla volontà divina, senza rendersi
conto della sua prevaricazione e presunzione. La reazione di Gesù è durissima,
non solo rimprovera Pietro, ma addirittura lo allontana, come se si trattasse
di un demonio tentatore, che lo vuole distogliere dall’obbedire alla divina
volontà. E rivolgendosi a tutta la folla, dice che l’esperienza della croce,
del rinnegare se stessi e del perdere la propria vita, cioè la legge del
dolore, valida per il maestro, sarà ineludibile per chiunque voglia seguirlo. Quel
“E
voi …” è inequivocabilmente rivolto anche a noi, cioè a quelli che oggi,
allo stesso modo di Pietro e degli Apostoli, si sono messi al seguito Gesù. Possiamo
anche rimandare la nostra scelta, ma alla fine dovremo deciderci se stare con
Gesù o abbandonarlo, e questo non renderà più facile il rinnegare noi stessi e
più leggera la nostra croce.
Buona
Domenica!
don
Marco Belladelli.
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