venerdì 24 maggio 2024

Il Vangelo della salute del 26/05/2024.

Pierpaolo Rubens, Santissima Trinità (particolare), 1604-1605 Palazzo Ducale - Mantova

Solennità della SS. Trinità, “B”

Battezzate tutti i popoli

nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Dal Vangelo secondo Matteo (28, 16-20)
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello

Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Parola del Signore.

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Dopo la solenne festa di Pentecoste nella quale si è rinnovata l’effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa e sul mondo, oggi celebriamo uno dei due misteri principali della fede cristiana: l’unità e la trinità di Dio.

Il mistero di Dio è il cuore della rivelazione di Gesù: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.”, e ancora: “Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini” (Gv 17,3.6). Egli è venuto per farci conoscere Dio e per renderci partecipi della sua stessa vita.

Oggi come ieri, restano aperte numerose domande sull’esistenza e la realtà di Dio. Quanti uomini continuano ad indagare attorno al suo mistero e al suo rapporto con l’uomo, il mondo e la storia. E poi c’è l’assurda realtà del male a rendere la questione ancora più problematica, come disse Benedetto XVI nella sua storica visita al campo di sterminio di Auschwitz: “Quante domande ci si impongono in questo luogo! Sempre di nuovo emerge la domanda: Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male?”. Domande, che evocano altre domande, all’infinito …

Nel libro della Genesi, subito dopo il peccato originale, è Dio invece che interroga l’uomo,: “Dove sei?”. Siamo ancora nel paradiso terrestre è l’uomo rispose: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto” (Gen 3,9-10). Una emblematica rappresentazione del problematico e tormentato rapporto tra l’uomo e Dio, che attraversa tutta la storia dell’umanità: da una parte l’uomo che si nasconde a Dio, si sottrae al rapporto con lui, per vivere poi nella paura della propria autonomia e nella frustrazione di una sua impossibile assoluta signoria sull’universo; dall’altra la reiterata domanda accusatrice contro Dio, per la sua irresponsabile assenza o per il suo mancato intervento protettivo, ogni qual volta l’uomo diventa vittima dell’assurdità della storia.

In questo contesto, fatto di nascondimento e di accuse polemiche, in cui si riassume il difficile rapporto dell’uomo con Dio, arriva a noi la rivelazione cristiana del mistero di Dio, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, della sua Carità e della sua Misericordia infinite. Il Dio cristiano è Colui che in ogni istante provvede all’uomo in ogni sua esigenza vitale; colui che manda il suo Figlio, l’Unigenito, perché “abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza” (cfr Gv 10,10); colui che nello Santo Spirito si fa tutto a tutti, ci purifica, ci illumina e ci attira a sé.

Contrariamente a quanto hanno fatto Adamo ed Eva, noi, cristiani del terzo millennio siamo chiamati ad uscire allo scoperto, ad andare incontro  a Dio, per vivere della sua grazia e nella sua luce, non a nasconderci, perché come dice San Tommaso d’Aquino: “Dio si mostra, non si dimostra!”. La fede allora è saper stare davanti a Dio, senza averne paura, senza entrare necessariamente in conflitto, senza l’orgogliosa superbia dell’autosufficienza, ma da veri figli di Dio, che gridano “Abbà, Padre” (Rom 8,15), così come ci ha insegnato Gesù. Nel battesimo siamo stati immersi dentro a questo mistero, ne facciamo parte ormai per l’eternità, al di là della nostra maggior o minor consapevolezza personale. Nell’umiltà della fede ritroviamo non soltanto la naturale armonia perduta del paradiso terrestre, ma soprattutto il coraggio dell’amore e la forza della Speranza.

Possiamo, allora, liquidare Dio con un fugace segno di croce del mattino e della sera? O magari con qualche veloce preghiera biascicata strada facendo? O ricorrere vigliaccamente a Lui soltanto nel momento del bisogno? No! Il cristiano è colui che sa stare con Dio, si compiace della sua presenza e si riempie il cuore ogni giorno delle sue grazie, perché “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4), e nella preghiera questa parola diventa la nostra vita.

Buona scoperta e incontro con Dio!

don Marco Belladelli.

 

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