Palma il Vecchio, Assunzione della Vergine Maria, 1513, Galleria dell'Accademia (VE). |
Solennità
dell’Assunzione della B. V. Maria,
S. Messa del giorno.
Grandi
cose ha fatto in me l'Onnipotente.
Dal Vangelo secondo Luca,
1, 39-56
In
quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una
città di Giuda.
Entrata
nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il
saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta
fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne
e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio
Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il
bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto
nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora
Maria disse:
«L’anima
mia magnifica il Signore
e il
mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora
in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi
cose ha fatto per me l’Onnipotente
e
Santo è il suo nome;
di
generazione in generazione la sua misericordia
per
quelli che lo temono.
Ha
spiegato la potenza del suo braccio,
ha
disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha
rovesciato i potenti dai troni,
ha
innalzato gli umili;
ha
ricolmato di beni gli affamati,
ha
rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha
soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi
della sua misericordia,
come
aveva detto ai nostri padri,
per
Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria
rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Parola del Signore.
--------------------------------------------------------------
Mentre in tutto il mondo si celebra la festa dell’Assunzione di Maria, si compiono le parole profetiche da lei pronunciate nel Magnificat, oggi proposte dalla liturgia: “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Sull’esempio di Elisabetta che appena la vide piena di gioia proruppe: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! … E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore.” (Lc 1,42.45), anche noi proclamiamo la sua beatitudine, perché la sua beatitudine è la nostra beatitudine.
Oggi la nostra
riflessione si articola in tre pensieri: il significato e il valore della
celebrazione odierna, le conseguenze che ha per noi uomini e infine un terzo
sull’intercessione di Maria in nostro favore.
Come dice la liturgia, Maria, dopo la morte, non ha conosciuto “la corruzione del sepolcro” (prefazio), ma è passata subito alla beatitudine del paradiso. Con l’assunzione di Maria in cielo in anima e corpo, la Chiesa celebra la sua piena e totale partecipazione al mistero pasquale del Figlio. Come è stata unita a Gesù nel momento della nascita e della passione, così lo è anche nella gloria. La gloria di una persona è il segno della sua grandezza. Oggi proclamiamo e contempliamo apertamente “la pienezza di grazia” evocata nell’Ave Maria e di cui Dio l’ha colmata fin dal suo concepimento, la fede con cui ella ha accolto questi doni e la missione che ha svolto, in forza di essi, cioè il suo libero assenso di vivere totalmente unita al Figlio, in un modo unico e perfetto, per la salvezza dell’umanità intera. La liturgia esalta Maria come “primizia e immagine della Chiesa” e “segno di consolazione e di sicura speranza” (prefazio). La festa dell’Assunzione è soprattutto nel segno della Speranza cristiana che alimenta in noi la certezza delle promesse divine. Pensare al paradiso, desiderarlo, vivere orientati alle realtà ultime fa bene alla nostra vita e non è una fuga dal mondo, ma ci rende più liberi e più capaci di dare tutto noi stessi, fino in fondo, perché questo mondo assomigli sempre più al regno di Dio. E’ l’unico modo per vincere la paura della morte, il vero grande tabù di tutti gli uomini. E se è vero che siamo inesorabilmente in cammino verso di essa, è altrettanto vero che soltanto passando attraverso di essa raggiungeremo la beatitudine eterna. Come dice s. Paolo nella II lettura della liturgia della vigilia: “Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità” (1Cor 15,54), la nostra vita è un viaggio verso l’incorruttibilità e l’immortalità. Insieme con Maria guardiamo fiduciosi al nostro futuro, nel quale è preparato anche per noi una gloria proporzionalmente identica a quella della Beata Vergine. Immortalità e incorruttibilità riguardano anche il nostro corpo, la dimensione più fragile del nostro essere, eppure nessuno di noi può pensarsi al di fuori di esso. Che cosa non si fa per questo povero corpo, destinato alla corruzione del sepolcro, perché duri il più a lungo possibile e sia prestante e gradevole per noi e per gli altri. Questo è l’annuncio sconvolgente presente nella celebrazione di oggi: chi lo consegnerà alla gloria imperitura dell’immortalità non sarà la perizia del bisturi del chirurgo estetico, ma la ‘grazia di Dio’. Niente va perduto di quanto Dio ha creato, nemmeno la realtà tanto pesante e contraddittoria della nostra corporeità, per noi occasione di grandezza e di miseria, ma luogo di presenza divina in noi. Un tema da approfondire.
E per finire una domanda: che ci sta a fare Maria in Paradiso? Non è la padrone di casa, che si intrattiene in piacevole conversazione con gli ospiti di turno nel salotto buono di casa. Il suo essere “primizia” significa che la sua missione non è finita: del resto come può una Madre stare serena e tranquilla finché non vede tutti i suoi figli al sicuro? D’altro canto noi sappiamo che non possiamo farcela da soli. Abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio. Ella sta presso Dio appositamente per intercedere, giorno e notte, per ciascuno di noi.
Che altro significano le
sue apparizioni e i relativi messaggi, che soprattutto in questi ultimi due
secoli hanno costellato la storia dell’umanità? Sono il segno di questa sua
sollecitudine materna, perché nulla vada perduto. La devozione a Maria è per
noi come una marcia in più, di fronte alle difficoltà del vivere, soprattutto
di questi ultimi tempi, nel nostro cammino di fede verso la salvezza. Allora
con S. Elisabetta anche noi gridiamo: “Benedetta
tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! … E beata colei che ha
creduto nell'adempimento delle parole del Signore.”. Buona festa
dell’Assunta, dovunque voi siate!
don Marco Belladelli.
Nessun commento:
Posta un commento