sabato 12 agosto 2023

Il Vangelo della salute del 13/08/2023

Gesù e san Pietro camminano sulle acque, Cattedrale di Amalfi (SA)

XIX Domenica del Tempo Ordinario, “A”.

Comandami che io venga da te sulle acque

DAL VANGELO SECONDO MATTEO (14, 22-33)
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».

Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». Parola del Signore.

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Dopo la moltiplicazione dei pani, Gesù “costrinse” i discepoli ad attraversare il lago di Genesaret. Dopo aver congedato la folla, finalmente riesce a ritirarsi in preghiera, come desiderava fare dopo la notizia della morte del Battista. Poi, nel cuore della notte compie un gesto tanto inatteso, quanto per lui insolito, come raggiungere la barca dei discepoli “camminando sul mare”. Mai Gesù ha ceduto alla tentazione dell’esibizionismo per guadagnarsi un facile plauso e consenso (cfr. Mt 4,5ss). Mai ha ostentato la sua origine divina, nemmeno nei momenti più drammatici della sua vita (cfr. Mt 26,53pp).

Dalla costrizione iniziale, comprendiamo che non si è trattato di una improvvisazione, ma della volontà di rivelare ai discepoli il mistero della sua persona, tanto che i discepoli impauriti pensavano di vedere un fantasma. Il Coraggio, sono io, non abbiate paura!”  richiama il tetragramma ebraico, JHWH, con il quale Dio ha rivelato il suo nome a Mosè sul monte Sinai (cfr. Es 3,14). Camminando sulle acque, in barba alle leggi di natura valide per ogni altra creatura, Gesù vuole manifestare apertamente la sua identità divina.

Il gesto di rivelazione esige dai discepoli una risposta di fede sempre più chiara e convinta, che alla fine si prostrano davanti a lui e anticipano la professione di fede “davvero tu sei il Figlio di Dio!”, che si ripeterà più avanti, nel ritiro di Cesarea di Filippo (cfr. Mt 16,16).

Il siparietto tra Gesù e Pietro non è altro che la preparazione. Il principe degli Apostoli chiede pure lui di camminare sull’acqua. La sua richiesta: “Signore, se sei tu, … ”, assomiglia molto alle insinuanti provocazioni di satana durante le tentazioni nel deserto (cfr. Mt 4,3ss). Pur sapendo bene che Gesù era il Figlio del Dio vivente, il diavolo voleva indurlo a comportamenti non consoni alla sua identità, al suo ministero terreno e alla volontà di Dio per far così fallire la sua missione.

Pietro, che invece non ha la stessa certezza di satana, chiede un segno per essere certo di ciò che percepisce con i sensi, cioè di trovarsi davanti a Dio. Insomma la domanda di Pietro è comunque una sfida a Gesù, così come lo sono i nostri dubbi, incertezze, difficoltà e resistenze di fronte a Dio.

A volte il dubbio sembra essere più forte dell’esperienza di Dio che facciamo nella nostra vita e spesso è pure accompagnato dalla disperazione di salvarsi: “Signore, salvami!”. La preghiera di Pietro è contraddittoria: da una parte esprime l’esperienza del credere in Dio, “Signore!”; dall’altra la paura che nel momento del bisogno Dio ci abbandoni al nostro destino: “Salvami!”.

Quante volte abbiamo vissuto la stessa contraddizione: la certezza di stare alla presenza di Dio e il dubbio che Dio possa davvero essere la unica nostra salvezza. Come per Pietro, il nostro affidarci a Dio per mezzo di Gesù, è sempre fortemente condizionato dalla nostra soggettività. La nostra resistenza alla fede è qualcosa di radicalmente profondo, ha a che fare con il peccato originale, su cui poi si è innestata la nostra personale complicità con il male. Soltanto in un secondo momento diventa una questione soggettiva, legata alla nostra storia e psicologia. Se ci è chiara la ragione della nostra resistenza a Dio, allora possiamo intraprendere il cammino necessario per superarla, giorno, per giorno, con pazienza, ma ben determinati a crescere nella fede e nell’abbandono in Lui. Come diceva S. Agostino: “Ex fide, in fidem”, la mia fede di oggi è la premessa per la sua crescita di domani. In mezzo c'è l'ineffabile esperienza di Dio, che per mezzo di Gesù si offre a noi nei sacramenti e negli eventi della nostra vita, così come si è presentato a Pietro, in questa notte ventosa sul lago di Tiberade. Il Gesù che lo afferra, lo salva e lo rimprovera: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”, è lo stesso che incontriamo nell’Eucaristia, vivo e presente in mezzo a noi, a cui ci affidiamo ogni giorno nella fede.

Concludo con il proemio dell’enciclica Fides et ratio di san Giovanni Paolo II, nella quale è ben evidente la mano dell’allora cardinal Ratzinger: “La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità. E’ Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso”.

Per crescere nella fede c’è bisogno di pregare:

O mio cuore, prega

perché in te è tutto:

è entrato il tuo Dio

per dimorare in eterno.

 

In te è la Verità

in te è la Luce

in te è la Certezza

in te è la Salvezza.

 

Tu sei nella pace

tu vivi con la pace

in sua compagnia

vivi in allegria.

 

Il Signore è la tua gioia

Egli ti chiama, ti benedice

Egli è la tua forza

Egli è la tua certezza.

 

E' la vita che chiama la vita

infusa dalle Sue mani

plasmata dal Suo Amore

ornata dalla Sua Divina bellezza.

 

Ti chiama alla gloria

attraverso la Luce,

la Sua Divina Parola,

attraverso l'amore, la vita: la Sua Vita. Amen.

(Anna Maroccia, 22/06/2006).

Buona Domenica!

don Marco Belladelli. 

 

1 commento:

  1. Bellissima omelia, grazie Don Marco, che Dio la benedica e protegge Amen 🙏❤️

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