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Marco Richiedei, Incredulità di Tommaso, 1610, Ss. Faustino e Giovita (BS) |
II Domenica di Pasqua,
Festa della DIVINA MISERICORDIA – A
Otto giorni dopo, venne Gesù
DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (20, 19-31)
La
sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del
luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette
in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il
fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io
mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A
coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non
perdonerete, non saranno perdonati».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore.
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La risurrezione di Gesù è avvenuta nel giorno dopo il sabato, giorno
che noi oggi chiamiamo ‘Domenica’, letteralmente ‘giorno del Signore’. I primi Cristiani lo chiamavano anche l’ottavo
giorno, il giorno senza tramonto nel quale ha avuto inizio la nuova creazione
dei “cieli nuovi e terra nuova” (Cfr.
2Pt 3,13; Ap. 21,1). Come è testimoniato nel brano del Vangelo di oggi, fin da
subito i discepoli hanno cominciato a riunirsi in questo giorno con cadenza
settimanale per incontrare il Signore risorto, vivo e presente in mezzo a loro.
Commentando questa due apparizioni di Gesù agli Apostoli raccolti nel
Cenacolo nel giorno di Pasqua e di nuovo otto giorni dopo, mi piace prendere le
difese di Tommaso, passato alla storia come l’antesignano
del dubbio metodico di cartesiana memoria, premessa culturale dello scientismo
moderno, che in nome di un razionalismo radicale rifiuta pregiudizialmente ogni possibilità di
credito alla religione. Un’immagine da cui deriva la figura dell’ateo impenitente
che vede nella scienza l’unica chiave di lettura della realtà e irride i
credenti come dei poveri creduloni, persi in un inutile illusione. Una
interpretazione derivata dalla cultura positivista dei nostri tempi, non certo
da una puntuale consonanza con il contesto evangelico.
Il genere del racconto è appunto quello delle apparizioni di Gesù
risorto, attraverso le quali Giovanni ci indica la via per riconoscere il
Signore attraverso un percorso che conduce a fare esperienza del Cristo risorto,
fino alla beatitudine di coloro che “non hanno visto e hanno creduto!”. Tommaso, in quanto
apostolo, aveva il diritto (passatemi l’espressione!) di incontrare il Signore
risorto. Come avrebbe potuto, infatti, annunciare autorevolmente il Cristo
risorto insieme a tutti gli altri Apostoli, senza farne esperienza? Secondo gli
Atti degli Apostoli il criterio di “apostolicità”
prevede di essere stato con Gesù “dal battesimo di Giovanni fino al giorno
in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo” (At 1,22). Gesù quindi,
nella sua seconda apparizione nel cenacolo otto giorni dopo la risurrezione non
fa altro che rispondere alla richiesta di Tommaso, per confermarlo nella fede
della risurrezione e abilitarlo alla testimonianza apostolica, fondamento della
beatitudine di coloro che non hanno
visto, ma hanno creduto alla testimonianza degli Apostoli.
Per volontà di san Giovanni II, dal 1995 la II Domenica di Pasqua è
diventata anche la Festa della Divina Misericordia. Le parole rivolta da Gesù a
Tommaso: “Metti qui il tuo dito
e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere
incredulo, ma credente!”, rivelano che il cuore di Gesù è la fonte
inesauribile della Misericordia divina che si riversa sulla terra, finché non
avrà attirato tutti gli uomini a sé. L’acqua ed il sangue fuorusciti dal suo
cuore squarciato dalla lancia sono simboli dei sacramenti della Chiesa. Tutte
le volte che facciamo il segno della croce con l’acqua benedetta e riceviamo il
sacramento dell’Eucaristia, ripetiamo lo stesso gesto di Tommaso per attingere
grazia su grazia dal quel costato ferito, e riconoscere come l’apostolo il
Cristo risorto che ci pervade con il suo amore misericordioso di Dio, fino ad
esclamare con tutto il cuore: “Mio Signore e mio Dio!” Amen!. Ancora “Buona Pasqua!”
don Marco Belladelli.
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