Michelangelo Buonarroti, Il Diluvio universale, 1509 circa, Affresco, Cappella Sistina, Musei Vaticani, Città del Vaticano |
I
Domenica di Avvento - “A”
Vegliate, per essere pronti al suo arrivo
dal vangelo secondo matteo, (24, 37-44).
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così
sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero
il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino
al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne
il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo.
Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato.
Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
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Il tempo d’Avvento comprende le quattro Domeniche
che precedono il 25 Dicembre e si conclude la vigilia di Natale, quando la
liturgia annuncia:
Prope est iam Dominus! Venite ad oremus.
Il Signore è ormai vicino! Venite adoriamo.
Il
segno caratteristico di questo periodo liturgico è il colore violaceo dei paramenti, a cui
recentemente si è aggiunta la ormai tradizionale corona d’Avvento, frequentemente presente
anche in luoghi che non hanno niente a che vedere con il culto. Composta da
rami di sempreverde intrecciati su cui sono fissate quattro candele, in genere
di colore rosso, progressivamente accese una dopo l’altra, di Domenica in Domenica,
indica le tappe di avvicinamento al Natale e il cammino interiore di
preparazione alla celebrazione del mistero dell’incarnazione.
Nell’antifona d’ingresso della 1° Domenica, il Salmo 25(24) ci apre ai
contenuti della spiritualità dell’Avvento: “A te, Signore, elèvo
l'anima mia, Dio mio, in te confido: che io non sia confuso”.
Da
secoli la Chiesa inizia l’anno liturgico, il nuovo ciclo celebrativo dei
misteri della salvezza, e il tempo d’Avvento da questo commovente slancio di
elevazione spirituale, nel quale si riconosce assolutamente dipendente da Dio.
Essa deve tutto a Dio e vive unicamente e totalmente in Lui e per Lui, secondo
la preghiera di San Francesco: “Mio Dio mio tutto”. L’Avvento è per
eccellenza il tempo nel quale si evidenzia l’importanza fondamentale del
rapporto dell’uomo con Dio, nella sua vitale essenzialità. Ogni celebrazione festiva
o feriale è un continuo invito a fissare lo sguardo e tutto il proprio essere
unicamente su Dio.
Attraverso
un’attenta vigilanza e una quotidiana fedeltà, vissuta nella preghiera e
nell’ascolto della Parola di Dio, essa si prepara per un nuovo incontro con il
suo Signore. Contemplando il mistero della venuta di Gesù nell’umiltà della
carne e attendendo il suo ritorno glorioso alla fine dei tempi, la Chiesa
riscopre la propria origine, la propria natura umano/divina, la sua missione
nel mondo e il senso del suo cammino storico come luogo in cui si compie la sua
elevazione
e glorificazione. Anche se tante volte questo cammino assomiglia più
ad un vagabondare o a una carambola senza senso, attraverso di esso ogni anima
va incontro al proprio Signore, Salvatore e Redentore, soprattutto come “Sposo”. Un’unione a cui tutti
aneliamo per soddisfare il vitale desiderio di comunione che alberga nel
profondo del nostro cuore. Nell’Avvento allora celebriamo il mistero del Dio
già venuto tra noi, del suo venire ogni giorno incontro a ciascuno di noi e
l’attesa della sua ultima e definitiva venuta.
L’esperienza
quotidiana della viva presenza del Signore in mezzo a noi, dono dello Spirito
Santo, rafforza nel credente il primato della Speranza, confermandolo nella certezza
della salvezza operata per noi dal Signore Gesù, infondendo in ogni fedele la
forza della sequela quotidiana, il coraggio della testimonianza e accrescendo
in ciascuno il desiderio delle realtà future e definitive.
Pur
nella diversità dei tre cicli in cui si articola la liturgia festiva: A, B e C
, a cui corrisponde la lettura continuata di uno dei tre vangeli sinottici,
rispettivamente Matteo, che ci accompagnerà quest’anno, Marco e Luca, ogni
Domenica di Avvento propone un tema specifico di riflessione. Quello della
prima Domenica è il vegliare.
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Nel brano evangelico di oggi Matteo afferma con
forza che “il Signore verrà!”, anche se non sappiamo
quando. Il testo comincia con un esempio dove la venuta improvvisa della
salvezza è preceduta da una condotta immorale degli uomini: “Come furono i giorni di
Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo ”. Noè, personaggio lontano
nel tempo, diventa straordinariamente attuale per il suo rapporto con Dio.
Mentre tutti gli altri uomini continuavano a fare le solite cose di sempre
senza senso e non si sono accorti di nulla, Noè aveva intuito che Dio sarebbe
intervenuto per interrompere la dissolutezza umana. Per questo ha costruito
l’arca e al momento opportuno vi è entrato. La sua fede in Dio è stata il
valore aggiunto della sua comprensione delle cose, che ha illuminato le sue
scelte e il suo agire, fino ad immaginare quell’intervento divino improvviso a
cui i suoi contemporanei non pensavano neppur lontanamente.
Perché
non si ripeta la stessa situazione di chi “non si accorse di nulla
finché venne il diluvio e travolse tutti”, dobbiamo vegliare, cioè
stare svegli. Come abbiamo già detto, “vegliare” significa soprattutto pregare
incessantemente senza stancarsi, stare in ascolto della Parola di Dio, ma
anche, come dice San Paolo nella lettera ai Romani, comportarsi onestamente, “come in pieno giorno: non
in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e
gelosie. Rivestiti invece del Signore Gesù Cristo, (Rom 13,14).
Come
nei giorni di Noè, anche la prossima venuta del Signore sarà nello stesso tempo
un momento di salvezza e di giudizio, con cui si realizzerà la definitiva
separazione del bene dal male. Dopo non sarà più possibile nessuna
giustificazione, nessun “ma”, né “però” … Siamo avvisati! Per questo nel vegliare, insieme alla preghiera e
all’ascolto della Parola, è compresa anche la condotta di vita onesta, richiamata
nella seconda lettura.
La
parabola del ladro è in questo senso molto significativa: quando subiamo un
furto, ci rendiamo conto di quanto siamo stati poco accorti ed avveduti. Il
monito di Gesù: “Vegliate … tenetevi
pronti” non è quindi terrorismo psicologico, ma un preciso invito a fare di
Dio il centro della nostra vita, attraverso il vegliare. L’Avvento 2022 è una nuova e straordinaria opportunità
che ci viene offerta per crescere nel segno della grazia nel nostro rapporto
con Dio fino al “mio Dio, mio tutto!” di francescana memoria.
Buon Avvento!
don
Marco Belladelli.
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