venerdì 18 novembre 2022

Il vangelo della salute del 20/11/2022

 

Il buon e il cattivo ladrone (Malladrone) sec XVIII - 
Chiesa di S. Francesco - Gallipoli (Lecce)

 XXXIV Domenica del tempo Ordinario “C”

Solennità di N. S. Gesù Cristo Re dell’universo,

 “Signore, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.

Dal Vangelo secondo Luca (23,35-43).

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Parola del Signore.

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Con la riforma liturgica la 34° Domenica del tempo ordinario è diventata la solennità di Cristo Re dell’universo. Istituita nell’Anno Santo del 1925 per coronare un periodo di straordinario fervore missionario e di apostolato vissuto dalla Chiesa tra la fine del ‘800 e i primi decenni del ‘900, si celebrava alla fine di Ottobre. Con il suo spostamento dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II all’ultima Domenica dell’anno liturgico, è stato possibile mettere meglio in evidenza i suoi significati teologico e pastorale.

Nel Nuovo Testamento il Signore Gesù viene indicato con vari titoli, come Maestro, Buon Pastore, Figlio dell’uomo, Luce del mondo, Via , Verità e Vita e cosi via. Quelli che meglio esprimono la sua missione salvifica sono: Profeta, Sacerdote e Re. Gesù, in quanto Verbo di Dio incarnato, è Profeta perché annuncia al mondo con l’autorità divina la Parola di Dio, è Sacerdote perché con il sacrifico della croce è diventato l’unico mediatore tra Dio e gli uomini. La sua regalità consiste nel potere di cui è stato investito dall’alto di instaurare modo efficace il regno di Dio, a salvezza di tutti gli uomini e in piena sintonia con la volontà del Padre.  

Nell’esperienza d’Israele Davide è il re per antonomasia. Scelto da Dio al posto del disobbediente Saul, figura del futuro Messia e suo capostipite, il re Davide governa in nome di Dio e lo rappresenta in mezzo al popolo. Gesù però è venuto nel mondo non per restaurare l’antico regno davidico, ma per inaugurare il regno di Dio, regno di giustizia, di amore e di pace.

Nella solennità di Cristo Re dell’universo la Chiesa celebra la potestà divina sulla storia umana nell’orizzonte della salvezza universale, quando Dio sarà tutto in tutti (cfr. 1Cor 15,28) e ogni uomo avrà raggiunto la piena libertà da tutte le schiavitù che lo opprimono e la pienezza della vita. Tutti contribuiamo e siamo partecipi della edificazione del Regno di Dio ogni volta che, anche con il gesto più semplice, agiamo nel nome di Cristo per convinzione, per imitazione, per ammirazione o per ispirazione evangelica. In questo modo contribuiamo alla manifestazione della Signoria universale di Gesù al mondo d’oggi.

Di fronte allo scandalo della croce di Gesù, alle resistenze che ancora si oppongono all’annuncio del Vangelo, alla marginalità culturale e sociale della Chiesa e alle difficoltà che essa ha incontrato e ancora incontra dentro e fuori di sé nel suo cammino storico, c’è chi obietta che il Regno di Dio rimane una realtà illusoria, se non addirittura utopistica. Paradossalmente, nel brano evangelico proposto oggi dalla liturgia, proprio al Calvario si manifesta tutta la potenza di Gesù, venuto non per salvare se stesso, ma l’umanità intera.

Il racconto di Gesù crocifisso che perdona il ladrone pentito per portarlo con sé immediatamente in paradiso, non è altro che l’esempio più luminoso e straordinario della sua regalità. Nel momento della sua massima debolezza, quando i suoi avversari cantano vittoria e ridono di lui, egli manifesta il suo potere divino, riscattando dalla sua condizione miserevole di peccatore il più disperato degli uomini e associandolo a sé per l’eternità. Il Paradiso è infatti il luogo ultraterreno del nostro ricongiungimento con Dio.

Il potere di Gesù non è mai condizionamento, plagio, coercizione, imposizione, sopraffazione o addirittura repressione. E’ il potere della divina misericordia che libera, non per fare quel che ti pare e per ritrovarti di lì a poco di nuovo schiavo del tuo egoismo, ma per renderti capace di quella giustizia, di quell’ amore e di quella pace a cui anela il cuore di ciascuno e di cui ha tanto bisogno il mondo intero. La salvezza donata da Cristo e la libertà che ne deriva ha come fine la vita di comunione con Dio e con i fratelli.

Concludiamo con il saluto che anni fa’ si scambiava con i sacerdoti:

CRISTO REGNI! Risposta: SEMPRE! Buona Domenica!

don Marco Belladelli.

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