13/05/1981, attentato a Giovanni Paolo II, in piazza S. Pietro. |
XX Domenica del tempo Ordinario “C”
Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.
Dal Vangelo secondo Luca (12, 49-53).
In quel tempo,
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!
Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non
sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma
divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno
divisi tre contro due e due
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Gesù oggi si
presenta come causa di conflitto: “Pensate che io sia venuto a
portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione” (v. 51). Il contesto del discorso fa
riferimento all’accoglienza del regno come dono del Padre: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre
vostro è piaciuto di darvi il suo regno” (12,32).
L’immagine del fuoco per descrivere la sua missione ad un incendio che gradualmente si propaga su tutta la terra, rafforza ancor di più il messaggio di discordia e di odio che lo caratterizza. Generalmente il fuoco evoca lo Spirito Santo, la cui azione consiste nell’aprire il cuore degli uomini a Gesù, un fuoco che sarà appiccato soltanto dopo la sua morte. In altri contesti il fuoco richiama il giudizio divino, come nel caso del fuoco eterno della Geenna, oppure di quello che brucerà la zizzania al tempo del raccolto. Ma il fuoco di cui parla oggi Gesù ha tutt’altro significato.
Gesù continua il suo discorso, riprendendo quanto aveva detto il Battista a proposito del “battesimo di fuoco” (Mt 3,12). Un battesimo che angoscia Gesù “finché non sia compiuto!”. Un’angoscia che anticipa quella del Getsemani, descritta da Luca come una vera e propria lotta finale, dal cui esito dipendono le sorti del mondo.
Gesù viene in un mondo nemico di Dio e il prezzo pagato per “darci il regno del Padre” è la sua passione, morte e risurrezione. La sua venuta costringe anche gli uomini a decidersi pro o contro di lui. Non dobbiamo quindi meravigliarci che l’accoglienza del regno comporti anche per noi lotte e conflitti fino dentro la nostra stessa famiglia. Il punto della questione è: “giudicare ciò che è giusto” e agire di conseguenza, mentre molto spesso la nostra vita è costellata da incoerenze. Ogni giorno e più volte al giorno preghiamo: “Venga il tuo regno!”, ma, più o meno consapevolmente, ne ostacoliamo la venuta, desiderando tutt’altro, operando in modo del tutto contrario al regno e opponendoci alla grazia di Dio. Penso alla nostra poca docilità spirituale: preghiamo poco e male; siamo poco disponibili all’ascolto della Parola di Dio, superficiali e indifferenti nella vita sacramentale. Penso alle nostre rigidità psicologiche che ci condizionano moralmente, per non parlare dei condizionamenti sociali e culturali a cui siamo sottoposti, soprattutto in questo nostro tempo dominato dalla dittatura del relativismo e dal materialismo imperante che tutto corrompe, dove la ricerca del vero e del bene è pura utopia. Ecco perché l’adesione al regno richiede scelte che inevitabilmente comportano divisioni, conflitti e discordie. La discordia odierna fa parte della tribolazione, la ‘thlipsis’, menzionata nel contesto dei discorsi apocalittici, cioè di quella “sofferenza apostolica” causata da coloro che si oppongono alla predicazione evangelica.
Le parole di Gesù evocano quello che Papa Francesco disse ai Cardinali il giorno successivo alla sua elezione: “... Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza. Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio.” (14/03/2013).
Insomma, o con Gesù o contro di lui. Non c’è una terza via. Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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