Jacopo Chimenti (1551-1640), Gesù predica agli Apostoli, palazzo Acciaiuoli (FI) |
VIII Domenica del tempo Ordinario “C”
La bocca parla della pienezza del cuore.
Dal Vangelo secondo Luca (6,39-45)
In quel tempo, Gesù disse ai
suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non
cadranno tutt'e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma
ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi
della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga
la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo?
Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel
togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore». Parola del Signore.
--------------------------------
Dopo l’amore ai
nemici e il perdono fraterno, nel seguito del discorso di Gesù troviamo una
raccolta di affermazioni sulla necessità della coerenza di vita. Anche se negli
altri evangelisti questi stessi ‘detti’
sono separati l’uno dall’altro e posti in contesti diversi da quello lucano,
nel loro insieme rappresentano un forte richiamo, perché ogni discepolo faccia seriamente
il possibile per cercare la coerenza tra ciò che è, per la sua libera adesione
al regno di Dio, e ciò che di conseguenza deve fare nella vita pratica.
Nonostante le sue origini ellenistiche, in questo passaggio Luca si adegua alle
usanze semite, dove molto spesso l’unità letteraria viene costruita non sulla
logica del pensiero, ma sulla assonanza di vocaboli presenti nel testo, come
per esempio tra cieco - occhio, guida - maestro. La parabola dei due ciechi
sottolinea la necessità di scegliere Gesù come proprio ‘Maestro’ e guida.
Diversamente, se scegliamo un cieco come guida, ci renderà sicuramente
partecipe della sua cecità e niente di più.
Un altro
insegnamento molto importante, sempre nell’orizzonte della coerenza di vita, è
quello della pagliuzza e della trave, dal quale deriva la necessità di guardare
sempre e comunque prima a se stessi che agli altri. Facendo il contrario, e
cioè guardare agli altri, senza preoccuparsi di essere prima di tutto noi in
sintonia con gli insegnamenti del regno di Dio, si diventa inevitabilmente
degli ipocriti. Per appartenere al regno di Dio è necessaria un’onesta
auto-coscienza e un serio impegno ad emendarci, tutte le volte che sarà
necessario. Segue l’esempio degli alberi
buoni e cattivi: come ogni albero lo si riconosce dai suoi frutti, così anche
un uomo lo si riconosce per le sue parole e le sue opere.
Arriviamo così al pensiero finale del nostro brano nel quale si riassumono tutti gli insegnamenti precedenti, ma soprattutto dove si chiarisce qual è l’origine della nostra coerenza di vita. Ciascun uomo si esprime per quella che è la pienezza del suo cuore, cioè per la sua interiorità: se nel suo cuore c’è del bene egli sarà un uomo buono, se invece c’è del male, egli sarà un uomo cattivo. Anche in questo caso, come in tutta la Bibbia, il ‘cuore’ è considerato il centro dell’uomo, dove s’intrecciano tutte le dimensioni dell’essere umano: il corpo e lo spirito, l’interiorità della persona e la sua apertura al mondo e agli altri, l’intelletto, il volere e l’affettività. (cfr. Lumen Fidei n. 26). L'anelito al cuore puro, sincero, umile e gradito a Dio (cfr. Sal 51,12), caratteristica esigita per essere un uomo buono, era per Israele la presa di coscienza della persistenza del male e del peccato, come di un potere praticamente implacabile ed impossibile da superare. Una situazione insopportabile, oscura e senza futuro di fronte alla quale non restava che confidare nella onnipotenza della misericordia di Dio, unica realtà capace di produrre un cambiamento interiore tanto radicale del cuore umano. Il “cuore”, nel quale si riassume l’essenza interiore di ciascun uomo, e non semplicemente lo spazio dei sentimenti umani secondo il modo di sentire comune di oggi, dopo aver incontrato e sperimentato l’infinita misericordia di Dio, si rivela per ogni discepolo del regno l’origine di quella coerenza di vita a cui Gesù stesso oggi ci invita con il suo insegnamento. Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
Nessun commento:
Posta un commento