Carl Bloch, Il discorso delle beatitudini, 1890. |
Dal Vangelo secondo Luca. (6,27-38).
In quel tempo, Gesù disse ai
suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del
bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per
coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche
l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti
chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini
facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio». Parola del Signore.
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Gesù continua il suo
discorso, noto in Luca come il ‘discorso
della pianura’, per distinguerlo dal ‘discorso
della montagna’ di Matteo (cfr. capp. 5-7). Dopo le ‘beatitudini’ e i ‘guai’,
seguono una serie di affermazioni molto forti, quali: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite
coloro che vi maledicono”, di fronte alle quali è impossibile per chiunque
sentirsi a posto. Chi non ha, se non proprio dei nemici, problemi di relazione
con qualcuno? Dalle mie parti si dice che “brotolano
anche le budella con il corpo”, per giustificare come normali le tensioni e
i conflitti personali che insorgono soprattutto con chi ci è più vicino o con
chi frequentiamo più assiduamente. Pensate per esempio alle incomprensioni e alle
divisioni, che spesso evolvono in vere e proprie rotture, esistenti tra
familiari e parenti, tanto che ai nostri giorni la famiglia è diventata il
luogo dove più si perpetuano violenze di ogni tipo verso i più deboli,
specialmente verso donne, bambini e anziani.
Chi di noi,
quando fa del bene agli altri, è capace di tanto disinteresse da non pensare,
se non proprio ad un contraccambio, ad un gesto di riconoscenza o almeno ad un
ringraziamento? Nonostante queste nostre difficoltà, il discorso di Gesù non
ammette deroghe e tanto meno eccezioni di sorta. Anzi dal v.35 in poi c’è pari,
pari una riformulazione degli stessi insegnamenti: “Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne
nulla”, in un crescendo che alla fine ci propone come termine di paragone
Dio stesso: “Siate misericordiosi, come è
misericordioso il Padre vostro”.
Gesù esige dai
suoi discepoli una rigorosità morale nell’orizzonte della misericordia divina. Sappiamo
bene che cos’è la misericordia, la attitudine di amare i nemici, cioè di fare
del bene a chi ti odia, ti maledice e ti maltratta, come viene detto nella
prima parte del brano evangelico di oggi. Per esercitare la virtù della
misericordia è necessaria una forza morale eroica. Soltanto Dio è tanto
misericordioso da dimostrare “il suo
amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è
morto per noi.” (Rm 5,8). Allora come possiamo accogliere questa parola di
Gesù, senza diventare ipocriti come i farisei? Prima di tutto Gesù esige dai
suoi discepoli il rifiuto della logica della vedetta, e cioè del rendere male
per male, come ci ricorda S. Matteo (cfr. 5,38ss). Il secondo passo, e cioè
imitare Dio stesso nella sua infinita misericordia, esige una trasformazione
del cuore umano che comincia con la preghiera, l’ascolto della ‘Parola’ e continua con la grazia dei ‘Sacramenti’. Soltanto con questi aiuti ‘divini’ si diventa giorno per giorno
capaci di una vera e disinteressata generosità, fino ad amare anche i nemici,
insomma capaci di misericordia a immagine e somiglianza di quella del Padre
celeste.
Intanto cominciamo con accogliere questa ‘Parola’ di Gesù dentro di noi come un dono e un bene senza pari. Accoglierla significa fissarla nella mente per poi ruminarla, come dicevano i Padri della Chiesa antica, cioè ripensarla frequentemente, come un ritornello che ci fa compagnia, fino a quando si fisserà nella mente e con la sua potenza trasformerà il nostro cuore per renderlo misericordioso come quello del “Padre nostro”. Allora la grazia della ‘Parola’ illuminerà il nostro cammino per mostrarci tutte quelle situazioni nelle quali, come “figli dell'Altissimo”, avremo la forza di desiderare più di ogni altra cosa l’abbondante ricompensa celeste, cioè la “buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo”, e di rigettare il comportamento dei “peccatori”, cioè di coloro che pensano di poter fare a meno di Dio nella loro vita e irridono questi insegnamenti misericordiosi del Signore Gesù. Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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