La pesca miracolosa, Arazzo su cartone di Raffaello, tessuto a Bruxelles nel 1550ca - Palazzo Ducale di Mantova |
V Domenica del tempo Ordinario “C”
Lasciarono tutto e lo seguirono.
Dal Vangelo secondo Luca. (5,1-11).
In quel
tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio,
Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla
sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era
di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle
folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le
vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la
notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero
così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano.
Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli.
Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore.
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Dopo aver rischiato la vita a Nazareth, dove i suoi concittadini irritati dalle sue parole hanno tentato di ucciderlo, Gesù continua la sua missione in Galilea, in riva al lago di Gennesaret (o di Tiberiade), attorniato dalla folla che fa ressa intorno a lui per ascoltarlo. Poco distante dal luogo dove sta predicando, Gesù scorge due barche e un gruppo di pescatori che, dopo la loro abituale battuta di pesca notturna, stanno rassettando le reti. Chiede a uno di loro, di nome Simone, il favore di prenderlo sulla sua barca e di scostarsi pochi metri da terra, quel tanto che basta per non essere travolto dalla folla e per sfruttare la naturale proprietà dell’acqua di amplificare i suoni, mentre insegna “alle folle dalla barca”.
Congedata la folla Gesù, forse per riconoscenza, rivolge la sua attenzione al pescatore che lo aveva preso sulla barca e ai suoi compagni, dicendo loro: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Simone gli fa presente che non è il momento più adatto per la pesca. E poi sono stanchi dopo una notte di lavoro. Sorprende però la parte finale della sua risposta a Gesù: “Ma sulla tua parola getterò le reti”. Nonostante le tante ragioni contrarie, dopo essere stato accanto a Gesù che predicava alle folle, Simone sente nel suo cuore di dover dar credito a quella ‘Parola’, anche se assurda secondo un esperto pescatore qual era, e acconsente a uscire di nuovo a pescare.
Vengono in mente le parole di Maria che abbiamo ascoltato qualche Domenica fa nel racconto delle nozze di Cana: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5). Lei sa che Gesù a volte dice cose strane, illogiche e addirittura apparentemente insensate, secondo il comune sentire. Addirittura è capitato che l’abbiano mandata a chiamare esortandola a prendersi cura di suo figlio, perché sembrava impazzito (cfr Mc 3,21.31). Maria ricorda pure bene le parole dell’Arcangelo Gabriele: “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37) per aver sperimentato personalmente che cosa significassero. Dopo averle meditate ha capito che anche quando il modo di agire di Dio sembra a nostri occhi paradossale, per non dire addirittura folle, è sempre bene fidarsi di lui e non di noi. E Gesù non è da meno nel suo modo di agire e di parlare. La follia dello Spirito, come la chiama S. Paolo, è un segno distintivo per riconoscere nell’agire e nel pensiero di Cristo la mano di Dio e la sua volontà di salvezza (cfr 1Cro 2,14-16). L’assidua frequentazione della Parola di Dio, cioè leggerla e meditarla spesso, magari quotidianamente, ci dispone a considerare come possibili anche quelle situazioni che umanamente ci sembrano assurde. La lettura della Parola di Dio ci dispone interiormente alla preghiera del cuore e ci fa conoscere i pensieri di Dio. E’ proprio della fede sentire come Dio, pensare come Lui, e agire come Lui, cioè come Gesù ci ha insegnato.
Se Pietro era stato colpito dalla ‘parola’ di Gesù, lo è ancora di più dalla pesca miracolosa, attraverso la quale lui e “tutti quelli che erano con lui” si accorgono di essere davanti a un segno divino. Lo “stupore”, cioè il turbamento spirituale provato altro non è che il sentimento tipico dell’uomo quando si trova davanti a Dio, senza nessuna mediazione. In quel momento si sente pure la misura della propria povertà di peccatori, quella stessa provata da Isaia nel tempio, come ci racconta la prima lettura: “Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti”. Così anche Pietro, davanti al Signore, titolo attribuito a Gesù risorto, riconosce tutta la sua indegnità.
Per tutta risposta Gesù lo rende partecipe della sua missione. “Non temere”, parole che trasformano il timore in attrazione: “d'ora in poi sarai pescatore di uomini”. Pescatore è la traduzione del participio presente di un verbo, che letteralmente significa: “ colui che prende i vivi, che lascia vivi”.
Simon Pietro non poteva immaginare dove lo avrebbe condotto quel suo credito in bianco concesso a cuore aperto a Gesù, davanti ad una proposta apparentemente insensata. La pesca miracolosa, con l’inaudita abbondanza di pesci, tanto che le barche quasi affondavano, nella sua straordinarietà è soltanto il preavviso di quello che sarebbe stata la sua vita, una volta accettato di fare il ‘pescatore di uomini’. Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, come apostoli di Gesù, “lasciarono tutto e lo seguirono” per una pesca straordinariamente molto più importante, l’evangelizzazione del mondo. Diventare “pescatore di uomini” vuol dire mettere la propria persona a disposizione di Gesù per continuare la sua missione, il suo ministero di salvezza per l’umanità. Il compito del ministro ordinato, cioè del sacerdote, nella Chiesa e nel mondo è di agire nel nome di Gesù, perché ogni uomo possa incontrarlo e salvarsi. Oggi Gesù rivolge a ciascuno di noi lo stesso invito che rivolse a Simon Pietro e ai suoi compagni: “Prendi il largo e getta le tue reti!”. A noi che abbiamo già i nostri progetti per oggi, per domani e per il resto dei nostri giorni, nei quali forse non c’è molto spazio per Gesù e per le sue proposte indecenti, nel senso della follia dello Spirito, che il mondo di questi nostri giorni, non può comprendere perché troppo inquinato dallo spirito della mondanità. Diventare preti o consacrarsi totalmente al Signore è sempre stata una manifestazione della follia dello Spirito. Buona Domenica!
don Marco Belladelli
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