Domenica della Parola di Dio,
III del tempo Ordinario “C”
Oggi si è compiuta questa Scrittura.
Dal Vangelo secondo Luca. (1,1-4; 4,14-21).
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Oggi propongo alcuni pensieri d’introduzione al Vangelo di Luca, testo che ci accompagnerà per tutto il 2022, soprattutto nel ‘Tempo Ordinario’. Luca, citato più volte tra i discepoli di S. Paolo, sappiamo non essere ebreo e di professione faceva il medico (cfr Col 4,14). Individuabile nell’innominato dei due discepoli di Emmaus, molto probabilmente faceva parte di quelle persone che avevano incontrato Gesù già durante la sua missione terrena. E’ sant’Ireneo di Lione a indicarlo come l’autore del terzo Vangelo e del libro degli Atti degli Apostoli. La sua opera è il primo segno del passaggio della fede cristiana dal contesto culturale giudaico-cristiano a quello ellenistico-pagano, senza che vi sia stato il tradimento del “depositum fidei”, anzi si è trattato di uno straordinario arricchimento.
L’introduzione del vangelo, riportata oggi dalla liturgia, evidenzia la mentalità greco-ellenistica dell’autore del terzo vangelo. Luca si comporta come uno storico del suo tempo, dichiarando fin dall’inizio lo scopo del suo scritto e il metodo seguito: “anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”. Oggi diremmo che Luca ha seguito un metodo scientifico (le ricerche accurate, il resoconto ordinato), andando direttamente alle fonti degli eventi narrati. Dobbiamo alle sue indagini i racconti dell’infanzia di Gesù, tante parabole importanti, come per esempio quella del Buon Samaritano, del Figliol Prodigo e tanti episodi evangelici che non trovano riscontro in nessuno altro testo del Nuovo Testamento, come Zaccheo il pubblicano, il buon ladrone, il racconto di Marta e Maria che accolgono amichevolmente Gesù in casa loro, e per finire la straordinaria esperienza pasquale dei discepoli di Emmaus. Ha poi completato l’annuncio evangelico con un secondo libro, gli Atti degli Apostoli, detto anche il Vangelo della Chiesa. Se il suo stile letterario risente della cultura greca, quando riporta le parole di Gesù diventa scrupolosamente e puntigliosamente semita. Dopo i primi due capitoli tradizionalmente chiamati “vangelo dell’infanzia”, il testo si struttura in tre grandi parti: il ministero di Gesù in Galilea (3,1 -9,50), il viaggio verso Gerusalemme (9,51 – 19,27), il ministero a Gerusalemme, comprendente anche la passione, morte e risurrezione (19,28 – 24,53). Il destinatario dell’opera è l’ “illustre Teòfilo” citato nel prologo. Più che un personaggio storico, probabilmente si tratta di un artificio letterario per indicare tutti gli uomini di buona volontà, sinceramente in ricerca di Dio. Infatti, più che omaggiare l’uomo, lo scopo di Luca è di confermarlo nella fede: “in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”. Vengono in mente anche le parole che Gesù dice a Pietro durante l’ultima cena: “e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (22,32), dalle quali si capisce che il fine di Luca è unicamente ed esclusivamente la “solidità” della fede del Teofilo (letteralmente: amico/amante di Dio) di turno.
Fin dai primi capitoli Luca presenta Gesù come il Signore, cioè il Figlio di Dio, risorto, vivo e presente in mezzo a noi, oggi come ieri, operante nella storia dell’umanità e di ciascuno di noi individualmente. Un altro titolo attribuito a Gesù è quello di “salvatore” (in greco: swthr, leggi sotér), abitualmente attribuito all’Imperatore, quando di ritorno dalle campagne di conquista, entrava trionfalmente a Roma con al seguito schiavi e bottino, risorse umane e materiali destinate a soddisfare i bisogni e i capricci dell’opulenta capitale. Per Luca è Gesù il vero Salvatore, venuto a riscattare i poveri, i diseredati ed ogni altra forma di schiavitù. E’ lui che, come dice il magnificat, “rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili; ricolma di beni gli affamati e rimanda a mani vuote i ricchi.” (1,52-53). Un’evidente valenza “politica” del suo messaggio, per la forza, la chiarezza e l’insistenza con cui sottolinea l’attualità e la potenza di questa azione salvifica di Gesù, ugualmente valida e senza nessuna differenza tra quanto è successo duemila anni fa e quello che succede ancora oggi a noi. Va anche detto che è pure il Vangelo di Maria, ma anche il Vangelo della Misericordia divina, del discepolato, della preghiera, dell’attenzione ai poveri e di tante altre realtà che trovano fondamento nella viva e reale presenza di Gesù in mezzo a noi, in ogni istante della vita, per salvarci, per condurci verso la casa del Padre misericordioso, come il figliol prodigo.
Questo è anche il senso della rivelazione
di Gesù nella sinagoga di Nazaret, narrataci oggi nel brano evangelico: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi
avete ascoltata”. Un “oggi”
sempre attuale, che non sarà mai un “ieri”,
nel quale Gesù si rivela come colui che riscatta poveri, prigionieri, oppressi
ed emarginati. Con lui inizia l’anno di grazia del Signore, perché ogni volta
che ascoltiamo il Vangelo, soprattutto durante la liturgia, siamo resi partecipi
della novità e dell’attualità del regno di Dio presente in mezzo a noi.
La reazione dei presenti l’ascolteremo la
prossima Domenica. Intanto quale è la nostra reazione? Di imperturbabile
indifferenza, oppure di ilare diffidenza? Di freddo e razionale distacco,
oppure di untuosa e farisaica devozione? Di irriducibile rifiuto, oppure di sincera
accoglienza e umile sottomissione?
Oggi si celebra la terza “Domenica della Parola di Dio”. Papa Francesco ha scelto come testo guida “Beato chi ascolta la Parola di Dio” (Lc 11,28) per ricordare a tutta la Chiesa che “la comunità ecclesiale cresce anche oggi nell’ascolto, nella celebrazione e nello studio della Parola di Dio” (DV3). Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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