Giovanni Bellini, Battesimo di Cristo, 1500-1502, chiesa Santa Corona - Vicenza. |
Festa del Battesimo del Signore “C”.
Mentre Gesù, ricevuto il
battesimo, stava in preghiera,
il cielo si aprì.
Dal Vangelo secondo Luca (3,15-16.21-22).
In quel tempo, poiché il
popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro
se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo
con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di
slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
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Con la festa del Battesimo di Gesù si concludono le
celebrazioni natalizie. Insieme con l’adorazione dei Magi e il miracolo
dell’acqua cambiata in vino a Cana di Galilea, il Battesimo al Giordano fa
parte dei tre eventi in cui si articola la celebrazione dell’Epifania, cioè il
mistero della manifestazione di Gesù come salvatore del mondo. Un passaggio che
collega il Natale alla Pasqua, evento centrale della salvezza, in cui il
mistero dell’incarnazione del Verbo di Dio trova il suo compimento nel
sacrificio della croce e nella risurrezione. L’immersione di Gesù nelle acque
del Giordano è infatti segno della sua morte, sepoltura e risurrezione, annuncio
della Pasqua.
Il brano di oggi inizia
con la testimonianza del Battista, che risponde a chi lo interroga di non
essere il Messia, di cui però annuncia prossimità, grandezza e potenza: “Io
vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, … costui vi
battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Il battesimo di acqua ha un
valore penitenziale, mentre il battesimo nello Spirito Santo trasforma l’uomo
in ‘figlio di Dio’. Sarà il Cristo,
che viene “in Spirito Santo e fuoco” a purificare e santificare l’umanità
intera, configurandoci a sua immagine e somiglianza, quali veri figli di Dio.
Ha inizio così, dalla trasformazione dell’uomo, la nuova creazione.
Dopo la testimonianza
del Battista, Luca descrive ciò che succede immediatamente dopo il battesimo di
Gesù. Le immagini usate, come l’apertura del cielo, la “forma
corporea” dello Spirito e il passivo impersonale del verbo usato per
la “voce dal cielo”, ci fanno capire che siamo davanti ad una
teofania pubblica, cioè sono descritti i segni di una manifestazione “sensibile” del soprannaturale, da tutti percepibile.
Mentre Gesù dopo il Battesimo si raccoglie in preghiera, una condizione di
particolare comunione con Dio, molto cara all’evangelista Luca, i fenomeni che seguono
sono strettamente collegati l’uno con l’altro: l’apertura del cielo, per
indicare il coinvolgimento diretto di Dio nell’evento; la forma ‘corporea’, che attesta l’intervento e la
discesa dello Spirito Santo sopra Gesù; e la voce celeste che spiega e conferma
il significato dell’evento. L’effusione dello Spirito in forma corporea richiama
il suo l’aleggiare primordiale all’inizio della creazione (cfr Gen 1,2) e mette
in evidenza la solenne investitura messianica di Gesù per la missione da
compiere.
In questo particolare
momento Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo e presente in mezzo a noi, riceve lo
Spirito per compiere fino in fondo la sua missione: “fino alla morte e a una morte di croce.” (Fil 2,8), per la salvezza
di tutti gli uomini, come annunciato da Isaia nei canti del servo di Jahwè
(cfr. cap. 42 e cap. 53).
La “voce dal cielo” attesta la sua identità e il suo particolare
rapporto con il Padre. Gesù non è uno dei tanti profeti dell’antico testamento,
ma si tratta de “il Figlio mio”, con il quale c’è un rapporto unico, che non ha
eguali con nessun altro personaggio inviato da Dio prima e dopo. Egli è il “prediletto”,
cioè l’Amato per eccellenza, “della stessa sostanza del Padre”, come
professiamo nel Credo.
Più
che in qualsiasi altro avvenimento evangelico, nel battesimo al Giordano Gesù
si rivela come il Figlio di Dio fatto uomo. Come abbiamo già detto, in
questo particolare momento riceve in dono la pienezza dello Spirito Santo,
necessaria per compiere la sua missione, accompagnata dalla solenne
attestazione del compiacimento divino per la totale sottomissione alla volontà del
Padre. Pur non avendo peccato, si mescola con tutti gli uomini e le donne, che
erano in attesa del battesimo del Battista, per farsi solidale con tutti i
peccatori, via scelta da Dio per salvare tutta l’umanità.
Venendo
a noi, una vita può dirsi autenticamente cristiana quando è vissuta sotto la
costante azione ispiratrice dello Spirito Santo. Soltanto così saremo capaci della
necessaria umiltà e fedeltà a Dio, fino all’eroismo del rinnegare noi stessi, come ci ha
insegnato Gesù nel Vangelo. Senza lo Spirito Santo siamo come una campana
stonata, dice S. Paolo (cfr. 1Cor 13,1 ss), e rischiamo di cadere nella
ipocrisia del fariseismo di coloro che confondono la propria religiosità con la
fede chiesta da Gesù, nell’ipocrisia del moralismo di coloro che si sentono sempre
a posto con Dio e con gli uomini, mentre sono sempre pronti a criticare le
fragilità altrui, e nell’ipocrisia di chi difende i principi per salvaguardare la
Verità e il Bene, senza mai fare la fatica di coniugarli nel concreto. Buona
Domenica!
don Marco Belladelli.
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