Pietro Cavallini, Giudizio universale (1291-96), Monastero S. Cecila - Roma. |
XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, “B”.
GIORNATA MONDIALE DEI POVERI
Il Figlio dell'uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti.
Dal Vangelo secondo Marco (13, 24-32)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei
giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la
sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno
sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e
gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti,
dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre». Parola del Signore.
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Nel brano di oggi, tratto
dal discorso escatologico al capitolo 13 di Marco, vengono evocati i temi della
fine del mondo, del ritorno del Signore Gesù e del giudizio finale con cui si
conclude la lettura continuata del secondo vangelo. Abbiamo cominciato con la
testimonianza del Battista, che annunciava la venuta di “uno che è più forte” di lui, e terminiamo con l’immagine
sfolgorante del Figlio dell’uomo che verrà “sulle nubi con grande potenza e gloria”
per radunare i suoi eletti da un capo all’altro dell’universo. In mezzo ci sta
il “vangelo
di Gesù Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1,1), le cui “parole non passeranno”,
che annuncia ad ogni uomo il suo destino di unico essere vivente creato per
l’eternità, come ci ricordava l’allora cardinal Ratzinger nell’omelia di
apertura del conclave del 2005: “L’unica cosa, che rimane in eterno, è
l’anima umana, l’uomo creato da Dio per l’eternità.”.
Il racconto evangelico
di san Marco si presenta come una lotta continua per affermare la grazia della
salvezza, dove le forze ostili non sono mai definitivamente domate, anzi a
volte sembrano addirittura prevalere, come per i racconti di Pasqua che si
risolvono con il timore delle donne e dei discepoli e non nella gioia della
risurrezione. Ma contrariamente alle apparenze il seme gettato dal Figlio
dell’uomo nella terra “dorma o
vegli, di notte o di giorno, germoglia e cresce.” (cfr 4,27) secondo logiche
a noi del tutto sconosciute.
Tornando al nostro
brano, siamo a Gerusalemme dove Gesù ha messo a tacere tutti i suoi oppositori,
i quali di conseguenza hanno deciso di ucciderlo. Consapevole di ciò che lo
attende, Gesù, sollecitato da alcune domande dei suoi discepoli, prima di
affrontare la passione parla delle cose che dovranno accadere in futuro. Ecco allora
le immagini dello sconvolgimento cosmico prese in prestito dal linguaggio
apocalittico dell’antico testamento relativamente ai temi che abbiamo elencato
sopra.
Prima di questi eventi c’è la “tribolazione”,
la ‘thlipsis’, e cioè la sofferenza
apostolica per tutti coloro che vivono con serietà e impegno il messaggio
evangelico. Una sofferenza che non è la conseguenza di errori commessi, ma di un
accanimento assurdo, umanamente inspiegabile delle forze contrarie al regno dei
cieli, come dice Gesù durante l’ultima cena: “Mi hanno odiato senza motivo”, citando i salmi (cfr. Gv 15,25 e Sal
35,19 e 69,5), per ricordarci che prima di noi, il mondo ha odiato lui, pur senza
una ragione per farlo, anzi tutt’altro! Ecco spiegato il senso della ‘sofferenza apostolica’, a cui si accompagna
l’abominio della devastazione (cfr. 13,14), una specie di apostasia generale, causa di grandi sofferenze per
tutta l’umanità, situazioni che tanto fanno pensare ai tempi che stiamo
vivendo. Ricordo ancora una volta che l’ ‘apostasia’ consiste nel tenere in piedi la facciata con la sua simbologia
e ritualità, svuotata però del suo fondamento e contenuto soprannaturale, come la
viva presenza di Gesù Cristo in mezzo a noi, la grazia efficace dei
sacramenti e la verità della parola di Dio, e via dicendo.
Con la parabola del fico Gesù ci invita a
riconoscere i segni dei tempi e investire con fiducia nel futuro: come la sua
fioritura annuncia la prossimità dell’estate, così quando accadranno le cose
annunciate, vuol dire che la storia umana è al suo capolinea ed è prossima la
manifestazione del Figlio dell’uomo, che tutti riconosceranno come il salvatore
del mondo. “Figlio dell'uomo” è un titolo messianico usato soprattutto nel
periodo del post esilio, quando il messianismo ebraico evolverà in senso
escatologico, proiettando la venuta del Messia alla fine della storia.
In sintesi, le immagini apocalittiche della fine
del mondo annunciano la seconda venuta di Gesù , il giudizio dell’umanità e la
partecipazione degli eletti alla vita divina ed eterna a loro riservata. In
attesa di questi eventi, continuiamo a vivere nella tribolazione della storia
sostenuti da Gesù, ‘Parola vivente’ che mai passerà, guardando con speranza al
quel futuro in cui si compirà definitivamente la realtà del regno di Dio.
Diversamente
da quanto detto la scorsa settimana, oggi si celebra la 5° GIORNATA MONDIALE
DEI POVERI, istituita da Papa Francesco alla fine del Giubileo straordinario
della Misericordia (2015-2016) e celebrata in anticipo dal Santo Padre venerdì,
quando ha incontrato una rappresentanza dei poveri del mondo ad Assisi.
Quest’anno è stato scelto come tema una famosa frase di Gesù a Giuda: “I poveri li avete sempre con voi” (Mc 14,7). Nel suo messaggio il Papa ci
ricorda: “Non
possiamo attendere che (i poveri) bussino alla nostra porta, è urgente che li
raggiungiamo nelle loro case, negli ospedali e nelle residenze di assistenza,
per le strade e negli angoli bui dove a volte si nascondono, nei centri di
rifugio e di accoglienza … È importante capire come si sentono, cosa provano e
quali desideri hanno nel cuore.”.
Soccorrere i poveri è un’altra via per accogliere la parola eterna del Signore
Gesù che salva. Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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