venerdì 27 agosto 2021

Il Vangelo della salute del 29/08/2021

Maestro di Anagni, La vera religio, 1234-1246; monastero dei Santi quattro Coronati - Roma. 

XXII Domenica del Tempo Ordinario, “B”.

Trascurando il comandamento di Dio,

voi osservate la tradizione degli uomini.

Dal Vangelo secondo Marco (7,1-8.14-15.21-23).
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».

Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva : «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». Parola del Signore.

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Dopo il discorso del pane, al cap. 6 di Giovanni, torniamo alla lettura continuata di Marco. Il brano di oggi fa parte della sezione inclusa tra i due racconti della moltiplicazione dei pani presenti nella narrazione marciana, che si concluderà con la professione di fede di Pietro a Cesarea di Filippo. Siamo a una tappa importante del ministero pubblico di Gesù, tra la fine della missione in Galilea l’inizio del viaggio verso Gerusalemme, dove il Signore subirà la passione, morte e risurrezione. La polemica con i Giudei, presente fin dall’inizio della predicazione (cfr Mc 2,15ss), ora si fa più circostanziata. Sono i Giudei che venuti per osservarlo, lo provocano chiedendo ragione del comportamento dei suoi discepoli non secondo la tradizione. Il problema del ‘puro’ ed ‘impuro’ riguarda direttamente il rapporto con Dio. Gesù non perde l’occasione per accusarli a sua volta di fraintendere il comandamento di Dio a favore delle consuetudini umane,  A sostegno della propria posizione cita il profeta Isaia, che indica in un “cuore lontano da me” la causa dell’ipocrisia che si risolve nell’insegnare dottrine umane e trascurare il comandamento di Dio. La vera religione esige invece di amare Dio con tutto il proprio cuore (cfr. Dt 6,5).

Saltando alcuni passaggi, il nostro brano si conclude con Gesù che si rivolge alla folla per spiegare che cosa veramente contamina l’uomo. Non è ciò che entra a renderlo impuro, ma è piuttosto ciò che esce dal suo cuore a renderlo spiritualmente e religiosamente impuro. Segue un elenco dettagliato di “tutte queste cose cattive”che escono dal cuore umano e lo contaminano. La vera religione si fonda quindi sulla purezza del cuore.

Secondo la visione biblica il “cuore” non è semplicemente l’immagine della sede dei buoni sentimenti, come  viene inteso comunemente oggi dal sentire comune, ma la sintesi di tutte le facoltà umane. Oltre ai sentimenti nel ‘cuore’ si integrano l’intelligenza e la volontà, facoltà che insieme permettono di raggiungere la dimensione più profonda della nostra interiorità, e cioè l’anima, quella parte di noi che più di ogni altra anela all’incontro con Dio, descritto dal Concilio Vaticano II come un ‘dialogo’, nel quale il “Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici” (DV 2). Laddove non si realizza questo incontro, né questo dialogo, l’uomo rimane solo con se stesso e la sua lontananza da Dio  diviene causa di tutte quelle impurità elencate da Gesù ai vv. 21-22.

Ora chiediamoci: che cos’è per noi oggi la “purezza di cuore e la “vera religione”? In un contesto sociale e culturale dominato dalla modernità che ha del tutto o quasi escluso Dio dal proprio orizzonte, come un tabù politicamente scorretto, oggi il nostro principale problema è l’incontro con Dio. La cosiddetta secolarizzazione degli anni sessanta oggi ha assunto la forma di una invasione della vita quotidiana delle persone, favorendo lo sviluppo di una mentalità in cui Dio è di fatto assente, in tutto o in parte, dall’esistenza e dalla coscienza umana. Una vera e propria “apostasia silenziosa”, cioè il progressivo abbandono della prassi cristiana, una vera e propria emorragia nella quasi assoluta indifferenza di chi dovrebbe operare per opporvisi e innescare una inversione di tendenza. Una esclusione e una assenza, quella di Dio, che interessa e tocca anche la Chiesa, nel senso di molti pastori, indifferentemente alto e basso clero, in molte delle sue espressioni e   manifestazioni.

Apostasia significa non credere più in Dio, nella viva e certa presenza di Gesù Cristo in mezzo a noi e nella grazia sacramentale di cui il Signore ha dotato la Chiesa per superare le difficoltà che avrebbe incontrato nel corso della storia, pur continuando tuttavia formalmente a professare tutto questo. Non è questo il luogo e il momento per certe analisi. Per ora preoccupiamoci della purezza del nostro cuore, cioè della capacità e della possibilità di incontrare Dio e di vivere con Lui e per Lui, in un tempo di neo-paganesimo dilagante, in cui tanti di coloro che sono investiti di autorità e potere divini usano di questi doni non per evangelizzare, ma a proprio vantaggio, secondo una logica mondana. Chi dimentica di avere un’anima e non si preoccupa di prendersene cura trasforma la propria vita in uno sfogo di passioni da soddisfare, fino a diventarne schiavi e sentirsi sempre più vuoto e insoddisfatto. La purezza di cuore e la vera religione cominciamo quando davvero abbiamo incontrato Dio e iniziato con Lui un vero dialogo, percorrendo la via stretta che porta alla salvezza (cfr. Mt 7,14). Buona Domenica!

 don Marco Belladelli. 

 

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