Maestro di Anagni, La vera religio, 1234-1246; monastero dei Santi quattro Coronati - Roma. |
XXII Domenica del Tempo Ordinario, “B”.
Trascurando
il comandamento di Dio,
voi
osservate la tradizione degli uomini.
Dal Vangelo secondo Marco
(7,1-8.14-15.21-23).
In quel tempo, si riunirono
attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo
visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non
lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati
accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando
dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte
altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti
di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi
discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono
cibo con mani impure?».
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva : «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». Parola del Signore.
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Dopo
il discorso del pane, al cap. 6 di
Giovanni, torniamo alla lettura continuata di Marco. Il brano di oggi fa parte
della sezione inclusa tra i due racconti della moltiplicazione dei pani
presenti nella narrazione marciana, che si concluderà con la professione di
fede di Pietro a Cesarea di Filippo. Siamo a una tappa importante del ministero
pubblico di Gesù, tra la fine della missione in Galilea l’inizio del viaggio
verso Gerusalemme, dove il Signore subirà la passione, morte e risurrezione. La
polemica con i Giudei, presente fin dall’inizio della predicazione (cfr Mc
2,15ss), ora si fa più circostanziata. Sono i Giudei che venuti per osservarlo,
lo provocano chiedendo ragione del comportamento dei suoi discepoli non secondo
la tradizione. Il problema del ‘puro’
ed ‘impuro’ riguarda direttamente il
rapporto con Dio. Gesù non perde l’occasione per accusarli a sua volta di
fraintendere il comandamento di Dio a favore delle consuetudini umane, A sostegno della propria posizione cita il
profeta Isaia, che indica in un “cuore lontano da me” la causa dell’ipocrisia
che si risolve nell’insegnare dottrine umane e trascurare il comandamento di
Dio. La vera religione esige invece di amare Dio con tutto il proprio cuore
(cfr. Dt 6,5).
Saltando
alcuni passaggi, il nostro brano si conclude con Gesù che si rivolge alla folla
per spiegare che cosa veramente contamina l’uomo. Non è ciò che entra a
renderlo impuro, ma è piuttosto ciò che esce dal suo cuore a renderlo
spiritualmente e religiosamente impuro. Segue un elenco dettagliato di “tutte
queste cose cattive”che escono dal cuore umano e lo contaminano. La
vera religione si fonda quindi sulla purezza del cuore.
Secondo
la visione biblica il “cuore” non è
semplicemente l’immagine della sede dei buoni sentimenti, come viene inteso comunemente oggi dal sentire
comune, ma la sintesi di tutte le facoltà umane. Oltre ai sentimenti nel ‘cuore’ si integrano l’intelligenza e la
volontà, facoltà che insieme permettono di raggiungere la dimensione più profonda
della nostra interiorità, e cioè l’anima, quella parte di noi che più di ogni
altra anela all’incontro con Dio, descritto dal Concilio Vaticano II come un ‘dialogo’,
nel quale il “Dio invisibile nel suo
grande amore parla agli uomini come ad amici” (DV 2). Laddove non si
realizza questo incontro, né questo dialogo, l’uomo rimane solo con se stesso e
la sua lontananza da Dio diviene causa
di tutte quelle impurità elencate da Gesù ai vv. 21-22.
Ora
chiediamoci: che cos’è per noi oggi la “purezza di cuore” e la “vera religione”? In un contesto sociale e culturale
dominato dalla modernità che ha del tutto o quasi escluso Dio dal proprio
orizzonte, come un tabù politicamente scorretto, oggi il nostro principale
problema è l’incontro con Dio. La cosiddetta
secolarizzazione degli anni sessanta oggi ha assunto la forma di una invasione della vita quotidiana delle persone, favorendo lo
sviluppo di una mentalità in cui Dio è di fatto assente, in tutto o in parte,
dall’esistenza e dalla coscienza umana. Una vera e propria “apostasia silenziosa”, cioè il
progressivo abbandono della prassi cristiana, una vera e propria emorragia
nella quasi assoluta indifferenza di chi dovrebbe operare per opporvisi e innescare
una inversione di tendenza. Una esclusione e una assenza, quella di Dio,
che interessa e tocca anche la Chiesa, nel senso di molti pastori,
indifferentemente alto e basso clero, in molte delle sue espressioni e manifestazioni.
Apostasia significa non credere più in
Dio, nella viva e certa presenza di Gesù Cristo in mezzo a noi e nella
grazia sacramentale di cui il Signore ha dotato la Chiesa per superare le
difficoltà che avrebbe incontrato nel corso della storia, pur continuando tuttavia
formalmente a professare tutto questo. Non è questo il luogo e il momento per certe analisi.
Per ora preoccupiamoci della purezza del nostro cuore, cioè della capacità e
della possibilità di incontrare Dio e di vivere con Lui e per Lui, in un tempo
di neo-paganesimo dilagante, in cui tanti di coloro che sono investiti di
autorità e potere divini usano di questi doni non per evangelizzare, ma a
proprio vantaggio, secondo una logica mondana. Chi dimentica di avere un’anima e
non si preoccupa di prendersene cura trasforma la propria vita in uno sfogo di
passioni da soddisfare, fino a diventarne schiavi e sentirsi sempre più vuoto e
insoddisfatto. La purezza di cuore e la vera religione cominciamo quando
davvero abbiamo incontrato Dio e iniziato con Lui un vero dialogo, percorrendo
la via stretta che porta alla salvezza (cfr. Mt 7,14). Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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