Guido Reni (1575-1642), “San Pietro che piange”, Piacenza, Collegio Alberoni, Appartamento del Cardinale |
XXI Domenica del Tempo
Ordinario, “B”.
Da
chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.
Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 60-69).
In quel tempo, molti dei
discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può
ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo,
disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là
dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le
parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni
che non credono».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Parola del Signore.
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Siamo all’epilogo del discorso su ‘Il pane di vita’. Il risultato non è quello che
definiremmo un successo. Da quel momento tanti discepoli “si tirarono indietro e non
andavano più con lui”.
Tutto era cominciato in un crescendo entusiasmante,
con Gesù attorniato da migliaia di persone, venute da tutte le regioni
circostanti per ascoltarlo, tanto da non sentire nemmeno lo stimolo della fame.
Ed ecco il segno ancor più sorprendente: Gesù stesso dà loro da mangiare pane e
pesce in abbondanza. Il giorno seguente la folla lo cerca per farlo re e segue un lungo confronto nella
sinagoga di Cafarnao sul segno del pane
di vita, al termine Gesù si ritrova solo con i Dodici e poco più, anch’essi
frastornati per tutto quello che succede intorno a loro.
Di fronte ad una “parola” tanto “dura”, la mormorazione si è
trasformata in uno “scandalo”, cioè un ostacolo
insormontabile, una chiusura totale, fino all’abbandono del Maestro. Per la
prima volta Giovanni fa riferimento addirittura al futuro tradimento di Giuda:
“chi era colui che lo avrebbe tradito”.
La “durezza” della Parola di Gesù consiste nell’aver
annunciato nel segno del pane di vita
il pane eucaristico, dove si perpetua la viva presenza di Dio in mezzo a noi, evento
di salvezza e di profonda comunione di vita con Dio.
Davanti ad una situazione tanto lacerante, chiunque
sarebbe stato indotto ad un ripensamento, alla ricerca di una mediazione, Gesù
invece continua per la sua strada. Nessuna incertezza, nessun compromesso,
perché “le parole che vi ho dette sono spirito e vita” e “vi sono alcuni tra voi che non credono”.
Questo è il bivio fondamentale davanti al quale oggi
come ieri siamo chiamati a deciderci: o crediamo e ci affidiamo a Dio, alla sua
viva presenza in mezzo a noi, alla sua volontà e alla sua opera di salvezza,
che consiste in una vita di comunione sempre più totale, oppure non crediamo e
ci arrangiamo come possiamo, illudendo noi stessi, mascherando delusioni e
fallimenti che andiamo inanellando nel nostro cammino come ineluttabili condizioni
del nostro vivere, il massimo e il meglio possibile a nostra disposizione,
visto che dalla vita non possiamo trarre nient’altro. La ragione che deve determinare
la nostra scelta in un senso o nell’altro è l’accoglienza o il rifiuto dello
Spirito Santo, sintetizzata nelle parole di Gesù stesso, quando dice: “E'
lo Spirito che da' la vita, la carne non giova a nulla”.
Per capire che cosa significhi questa alternativa
tra la vita secondo lo Spirito e la vita
secondo la carne, è utile meditare un
passaggio della lettera ai Romani in cui san Paolo mette ben in evidenza la
diversità delle due prospettive di vita:
“Voi però
non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo
Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli
appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma
lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato
Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la
vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. …
Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli
di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi
per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli
adottivi, per mezzo del quale gridiamo: "Abbà! Padre!". Lo Spirito
stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo
figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo
parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.” (Rom
8,5-17).
Si tratta di capire, e quindi scegliere, quale
sia la dimensione veramente fondamentale della nostra vita, se quella della
carne che ci rende schiavi di noi stessi, oppure quella divina ed eterna dello Spirito che ci rende partecipi della
risurrezione di Cristo e ci orienta a Dio. In questo cammino siamo frenati dai
desideri della carne e dalla tentazione di vivere soltanto di quel pane che
porta alla morte (cfr Mt 4,4). Per questo abbiamo ricevuto lo Spirito di figli di Dio, per essere
eredi insieme con Cristo della pienezza della vita.
La risposta di Pietro vale per tutti: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di
vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”
che ha riconosciuto in lui la presenza
stessa di Dio. La sua fede sia anche la nostra fede. Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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