XXII Domenica del Tempo Ordinario, “A”
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso.
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Dopo la professione di fede di Pietro, inizia la seconda parte del
vangelo di Matteo caratterizzata da una novità importante, Gesù parla
apertamente della sua passione. Il racconto si sviluppa fino a portarci dalle
parole ai fatti, quando giunti a Gerusalemme gli avvenimenti annunciati
diventeranno realtà.
La morte del Battista ha avuto per Gesù il valore di una profezia che
lo ha reso più consapevole di ciò che l’attende. La sua morte e gli avvenimenti
che l’accompagneranno sono volontà di Dio per la salvezza del mondo, come si
capisce dal quel “doveva”
sottolineato dall’evangelista: “Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva …” Intanto bisogna continuare
a edificare il regno di Dio sempre nella fedeltà al Padre.
Dopo il tempo dedicato elusivamente alla loro formazione, lontano dalle
folle di Galilea, e soprattutto dopo la professione di fede di Pietro, Gesù pensava
che i discepoli fossero ormai pronti per accettare questo annuncio. Ed invece,
proprio colui che aveva accolto nel suo cuore la luce divina della rivelazione
e aveva proclamato solennemente: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, è il primo ad opporsi.
Addirittura tenta di prevaricare Gesù, fino a mettersi davanti lui, per guidare
e dominare gli eventi a modo suo: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai.”. Ma viene prontamente
ridimensionato da Gesù, con parole mai tanto dure, diventate popolarmente
proverbiali, Va’ de retro, satana!: “Va’ dietro a me, Satana!”.
E’ stato sufficiente parlare di sofferenza, croce e morte per far
venire a galla tutte le resistenze e le difficoltà presenti nell’animo di
Pietro e dei discepoli. Il problema è di fondo e radicale: o si pensa “secondo Dio” o si pensa “secondo gli uomini”. A partire da questa
scelta si sviluppa la conseguente riflessione di Gesù sul rinnegare se stessi,
sul perdere la propria vita per guadagnarla e sul giudizio finale. Non ci sono
alternative, né compromessi possibili, come ha messo in chiaro Papa Francesco
fin dal suo primo discorso ai Cardinali elettori il giorno seguente la sua
elezione: “Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del
diavolo, la mondanità del demonio.”. Nella Evangelii Gaudium ha sviluppato questa
riflessione che vale la pena leggere e meditare attentamente per non cadere
nello stesso errore di San Pietro. Di seguito riporto soltanto l’inizio della
riflessione che continua nei paragrafi successivi in una analisi molto
particolare:
“La mondanità spirituale, che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa, consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale. È quello che il Signore rimproverava ai Farisei: «E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?» (Gv 5,44). Si tratta di un modo sottile di cercare «i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo» (Fil 2,21). Assume molte forme, a seconda del tipo di persona e della condizione nella quale si insinua. Dal momento che è legata alla ricerca dell’apparenza, non sempre si accompagna con peccati pubblici, e all’esterno tutto appare corretto. Ma se invadesse la Chiesa, «sarebbe infinitamente più disastrosa di qualunque altra mondanità semplicemente morale».(n.93).
Alla professione di fede, come quella di Pietro si accompagna indissolubilmente il rinnegare se stessi per salvare la propria vita e cambiare il mondo nel segno dell’amore. Per questo andiamo a Messa tutte le Domeniche e ci nutriamo il più spesso possibile dell’Eucaristia. A scanso di equivoci, non c’è dubbio che alla fine ciascuno raccoglierà ciò che avrà seminato.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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