G.B. Caliari, Gesù cammina sulle acque, sec. XIX, ambito veronese. |
XIX Domenica del Tempo Ordinario, “A”.
Comandami che io venga da te sulle acque.
[Dopo che la folla ebbe
mangiato], subito Gesù costrinse i
discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non
avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a
pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde:
il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro
camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti
e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro
dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». Parola del Signore.
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Dopo la moltiplicazione dei pani Gesù ordina ai discepoli di
attraversare il lago di Genesaret. Congedata la folla, finalmente riesce a
ritirarsi in preghiera, come desiderava fare dopo la notizia della morte del
Battista. Poi, nel cuore della notte compie un gesto tanto inatteso quanto per
lui insolito, raggiungere la barca dei discepoli “camminando sul mare”. Mai Gesù ha ceduto alla
tentazione dell’esibizionismo per guadagnarsi facili plauso e consenso. (cfr Mt
4,5ss). Mai ha ostentato la sua origine divina, nemmeno nei momenti più drammatici
della sua vita (cfr Mt 26,53pp).
Da come si presenta ai discepoli impauriti, che pensavano di vedere un fantasma: “Coraggio, sono io, non
abbiate paura!”, comprendiamo che la sua vera intenzione era di rivelare ai discepoli
il mistero della sua Persona. Il “Sono io!” richiama il tetragramma ebraico, JHWH, con il quale
Dio ha rivelato il suo nome a Mosè sul monte Sinai (cfr. Es 3,14). Camminando
sulle acque, in barba alle leggi di natura valide per ogni altra creatura, Gesù
vuole manifestare in modo sempre più pieno la sua identità divina.
Davanti alla divina rivelazione, ai discepoli è richiesta una risposta
di fede sempre più chiara e convinta, che verrà soltanto più avanti, nel ritiro
di Cesarea di Filippo (cfr Mt 16,16). Il siparietto tra Gesù e Pietro serve a preparare
il terreno. Il principe degli Apostoli chiede pure lui di camminare sull’acqua.
La sua richiesta: “Signore, se sei tu, … ” più che a un atto di fede,
assomiglia molto alle insinuanti provocazioni di satana durante le tentazioni
nel deserto (cfr. Mt 4,3ss). Pur sapendo bene che Gesù era il Figlio del Dio
vivente, il diavolo voleva suscitare il dubbio nel cuore di Gesù per indurlo a
comportamenti non consoni alla sua identità per far così fallire la sua
missione.
Pietro, che non ha la stessa certezza di satana, chiede comunque un
segno perché sia Dio a dare prova di se stesso, come successe nella seconda
tentazione, quando Gesù risponde: “Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo” (Mt 4,7). Insomma la
domanda di Pietro è comunque una sfida a Gesù, così come lo sono i nostri
dubbi, incertezze, difficoltà e resistenze di fronte a Dio. A volte il dubbio
sembra essere più forte dell’esperienza che facciamo di Dio e spesso è pure
accompagnato dalla disperazione di salvarsi: “Signore, salvami!”. La preghiera di Pietro è
infatti contraddittoria: da una parte esprime l’esperienza del credere in Dio
con l’invocazione: “Signore!”; dall’altra la paura che nel momento del bisogno Dio
ci abbandoni al nostro destino: “Salvami!”.
Quante volte abbiamo vissuto la stessa contraddizione: invocarlo come
unica nostra salvezza e nello stesso tempo dubitare nel profondo del nostro
cuore che Dio possa davvero aiutarci. Come per Pietro, il nostro affidarci a
Dio per mezzo di Gesù, è sempre fortemente condizionato da noi stessi. La
nostra resistenza alla fede è qualcosa di radicalmente profondo. Ha a che fare
con il peccato originale, su cui poi si è innestata la nostra personale
complicità con il male. Soltanto in un secondo momento diventa una questione
soggettiva, legata alla nostra storia e psicologia. Se ci è chiara la natura
della nostra resistenza a Dio, allora possiamo intraprendere il cammino
necessario per superarla, giorno per giorno, con pazienza, determinati a
crescere nella fede e nell’abbandono in Lui.
Come diceva S. Agostino: “Ex fide, in fidem”, la mia poca fede di oggi
è la premessa per la sua crescita di domani. In mezzo c'è l'ineffabile
esperienza di Dio, che per mezzo di Gesù sorprendentemente si offre a noi nei
sacramenti e negli eventi della nostra vita, così come si è presentato a Pietro
in questa notte ventosa sul lago di Tiberade. Il Gesù che lo afferra, lo salva
e lo rimprovera: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”, è lo stesso che
incontriamo nell’Eucaristia, vivo e presente in mezzo a noi, a cui ci affidiamo
ogni giorno nella fede.
Concludo con il proemio dell’enciclica Fides et ratio di san Giovanni Paolo II,
nella quale è ben evidente la mano dell’allora cardinal Ratzinger: “La fede e la ragione sono
come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione
della verità. E’ Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di
conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e
amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso”. A legare l’una all’altra
c’è l’immaginazione, forse la forma più profonda di conoscenza, perché ci guida
oltre i sillogismi della ragione, soprattutto con la preghiera, la prima e
fondamentale manifestazione della nostra fede:
“O mio cuore, prega
perché in te è tutto:
è entrato il tuo Dio
per dimorare in eterno.
In te è la Verità
in te è la Luce
in te è la Certezza
in te è la Salvezza.
Tu sei nella pace
tu vivi con la pace
in sua compagnia
vivi in allegria.
Il Signore è la tua gioia
Egli ti chiama, ti benedice
Egli è la tua forza
Egli è la tua certezza.
E' la vita che chiama la vita
infusa dalle Sue mani
plasmata dal Suo Amore
ornata dalla Sua Divina bellezza.
Ti chiama alla gloria
attraverso la Luce,
la Sua Divina Parola,
attraverso l'amore, la vita: la Sua Vita. Amen.
(Anna Maroccia, 22/06/2006).
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