Donna,
grande è la tua fede!
In
quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed
ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà
di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio».
Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila,
perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non
alle pecore perdute della casa d’Israele».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita. Parola del Signore.
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Dopo il rimprovero a Pietro: “Uomo di poca fede, perché
hai dubitato?”, oggi Gesù loda la donna cananea, perché “grande è la tua fede!”. Intanto, tra i due
episodi Gesù si è scontrato duramente con i farisei scandalizzati dalle sue
parole e dal suo comportamento. Quello che Gesù non trova nel cuore di coloro
che per elezione divina sarebbero i primi destinatari della sua missione, lo
trova invece in una donna straniera e per di più pagana.
Sconcerta l’iniziale indifferenza nei confronti di questa donna. Siamo
abituati ad un Gesù pieno di compassione, pronto a rispondere alle preghiere e
ai bisogni delle folle di Galilea che accorrono a lui. Perché ora invece tanta insensibilità?
Neppure la sollecitazione dei discepoli lo fa recedere da questo atteggiamento.
Anche quando la donna lo raggiunge e si prostra davanti a lui, rimane fermo
sulla sua posizione. Ella non ha alcun diritto a reclamare un suo intervento a
favore della figlia, perché la sua missione è per “le pecore perdute della
casa d’Israele” e quindi “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai
cagnolini”.
Alla replica della donna: “pure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla
tavola dei loro padroni”, Gesù che, come nel caso della moltiplicazione dei
pani e dei pesci sapeva bene ciò che stava facendo con la sua resistenza,
immediatamente esaudisce la richiesta della donna, non mancando prima di
sottolineare la “grandezza” della sua fede. Una fede “grande”, perché la donna non si è
rivolta ad un taumaturgo qualsiasi. Ella ha visto in Gesù il “Signore, figlio di Davide”, cioè il Messia inviato
da Dio Padre per liberarci dal potere di satana, l’unico Salvatore degli
uomini. Una fede che ricalca quella di Maria, che all’Arcangelo Gabriele
risponde: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto.” (Lc 1,38).
Nell’appellativo “Donna” con cui Gesù si rivolge alla cananea, riecheggia del
resto quel “Donna, che vuoi da me?” (Gv 2,4) delle nozze di Cana. Questa è la vera fede
del credente. In Gesù, Dio è presente in mezzo a noi. Per mezzo del Signore ci
rivolgiamo a Dio Padre con piena confidenza e abbandono, come suoi veri figli.
Guidati da Maria apriamo i nostri cuori allo Spirito Santo, perché soltanto
uniti a suo Figlio possiamo cambiare noi stessi e il mondo.
In questo episodio viene anche richiamato il tema dell’universalità
della salvezza e si ripresenta la polemica con la sinagoga, cioè con il popolo
ebraico, che pur essendo destinatario privilegiato della missione, l’ha
rifiutata, mentre i pagani l’hanno accolta. Gesù è venuto perché tutti gli
uomini siano salvi, senza distinzioni di sorta.
La Donna cananea è figura della Chiesa, soprattutto di quella che viene
dai pagani di cui ci parla oggi San Paolo nella seconda lettura: “A voi, genti, ecco che
cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella
speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni.
Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che
cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti?” (Rm 11,13-15). Una
domanda, quella dell’Apostolo, che evoca un evento tanto straordinario, quale
la conversione del popolo d’Israele, nell’orizzonte della salvezza universale. Buona
Domenica!
don Marco Belladelli.
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