Pompeo Batoni, Sacro Cuore di Gesù, 1767 - Chiesa del Gesù - Roma |
Solennità del
Sacro Cuore di N. S. Gesù Cristo - “A”
Io sono mite e umile di cuore.
Dal Vangelo secondo Matteo (11,
25-30)
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di
cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e
il mio peso leggero». In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
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Anche
la festa del Sacro Cuore, come quella
del Corpus Domini, ha avuto origine
da quelle che abitualmente sono definite “rivelazioni
private”, cioè manifestazioni soprannaturali, apparizioni e messaggi a
Santi mistici. La devozione al Sacro
Cuore affonda le sue radici nel lontano medioevo. Ma il momento più
importante per il suo sviluppo in tutta la Chiesa avviene nel XVII secolo
soprattutto per merito di S. Giovanni Eudes, a cui seguirono le rivelazioni di
Gesù a S. Margherita Alacoque. Furono poi i Padri Gesuiti a farne una
caratteristica specifica della loro spiritualità e a diffondere la devozione in
tutto il mondo. Nel 1856 il beato Pio IX
istituì la festa del Sacro Cuore per tutta la Chiesa. Cento anni dopo il Papa
Pio XII, per ricordarne l’importanza, scrisse addirittura una lettera
enciclica, Haurietis aquas, riprendendo
un versetto del profeta Isaia: “Attingerete
acqua con gioia alle sorgenti della salvezza” (Is 12,3).
Nel
2006, in occasione del 50° anniversario dell’enciclica, Benedetto XVI scrisse
una lettera al Superiore generale della Compagnia di Gesù, nella quale ribadì
il valore e l’importanza della devozione del Sacro Cuore per ogni cristiano.
Dice Papa Ratzinger che “Il costato
trafitto del Redentore è la sorgente alla quale dobbiamo attingere per
raggiungere la vera conoscenza di Gesù Cristo e sperimentare più a fondo il suo
amore”.
L’immagine
del cuore trafitto ci aiuta a tenere lo sguardo fisso su Gesù, per conoscere
meglio e sperimentare più da vicino l’Amore di Dio, fino a vivere unicamente di
quell’amore e testimoniarlo ai fratelli. Posando il nostro capo sul cuore di
Cristo, come fece San Giovanni durante l’ultima cena, il nostro cuore impara a
corrispondere in modo sempre più adeguato all’amore di Dio, per riparare
all’infedeltà che oggi più che mai caratterizza il rapporto dell’umanità con
Dio. Infatti il Sacro Cuore di Gesù è sempre rappresentato fiammeggiante e
circondato di spine, per significare che il suo Amore, come il roveto ardente
di Mosè, non si esaurisce mai nonostante il rifiuto e il disprezzo di cui
spesso è fatto oggetto dagli uomini. L’immagine più famosa è quella di Pompeo
Girolamo Batoni, riportata anche in questo post. Tutta la celebrazione odierna
è una esaltazione dell’amore di Dio.
Il
brano evangelico è la conclusione del capitolo 11. Prima
di questo atto di lode al Padre, Gesù ha pronunciato un duro monito nel tono e
nei contenuti contro coloro che pur avendo ascoltato le sue parole e visto le
sue opere non hanno accolto il regno di Dio, paragonabile ad una vera e propria
sentenza di condanna. I destinatari di questo severo giudizio sono gli abitanti
delle città della Galilea in cui Gesù ha svolto molta parte del suo ministero:
Corazìn, Betsaida e Cafarnao. Per evidenziare la gravità del loro rifiuto, Gesù
arriva a dire che di fronte a quei segni perfino gli abitanti di Sodoma si
sarebbero convertiti.
Dopo la pesante sentenza contro i Galilei, Gesù si abbandona a quel
straordinario atto di benedizione del Padre “perché hai nascosto queste
cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.” (v. 25). La cosa nascosta
agli uni e rivelata agli altri è il mistero della vita del Figlio e del Padre,
dalla cui relazione di amore è scaturita per opera dello Spirito Santo il
disegno di salvezza per tutta l’umanità, mistero nascosto ai ‘sapienti’ e ai ‘dotti’, rivelato invece ai ‘piccoli’.
Per avere un’idea più precisa di chi siano questi “piccoli” dobbiamo ritornare al giudizio che Gesù ha dato di Giovanni
Battista come l’uomo più grande che non sia mai esistito, usato poi come
termine di paragone per esaltare “i
piccoli”, coloro che nel regno
dei cieli sono più grandi di lui. Questa
forte e nuova presenza di Dio accanto a noi, che non ha precedenti nella
storia, esige il superamento della presunzione di chi si pensa superiore agli
altri e di non aver bisogno di Dio nella propria vita. Questi non sfuggirà al
giudizio del fuoco che brucia per la condanna. Per chi invece si converte e
apre il proprio cuore a Dio nell’abbandono della fede ci sarà il battesimo
purificante del fuoco dello Spirito Santo. Gesù loda il Padre per coloro a cui,
nella sua benevolenza, ha deciso di rivelarsi ed hanno accolto il regno di Dio,
diversamente da molti altri che, pur avendo ascoltato la sua Parola e visto i
segni da lui compiuti, lo hanno invece rifiutato, come è accaduto per molti
Galilei.
Gesù gioisce con il Padre perché tutto si è realizzato secondo la
volontà divina. Come la sua presenza nascosta nel grembo verginale di Maria è
stata ragione di gioia e del dono dello Spirito Santo per il Battista e per
Elisabetta (cfr. Lc 1,41ss), così oggi la sua presenza manifesta attraverso i
segni della Parola e dei Sacramenti rappresenta per i ‘piccoli’ del regno di Dio una
occasione di ristoro dalle loro stanchezze e dalle loro oppressioni. La ragione
ultima della lode di Gesù consiste nell’attualità del regno di Dio che,
nonostante le apparenze, continua anche oggi ad espandersi e a realizzarsi ogni
giorno nella vita di molte persone che hanno imparato da Gesù ad avere un cuore
semplice ed umile.
Accogliamo l’invito del Signore: Venite a me! Accoriamo da lui
nell’Eucaristia per trovare il ristoro dalle fatiche e dalle prove della vita,
e ancor di più per conformare il nostro cuore al suo, nella mitezza e
nell’umiltà. Siamo certi che non ci deluderà (cfr Rm 5,5).
Sacro Cuore di Gesù, fa’ che io t’ami
sempre più! Amen.
don Marco Belladelli
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