San Riccardo Pampuri OH (al secolo Erminio Filippo) 1897 - 1930. |
1 Maggio
SAN RICCARDO PAMPURI
UN SANTO DEI NOSTRI GIORNI
San
Riccardo Pampuri, medico e religioso dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di
Dio, detto anche dei Fatebenefratelli, è nato qualche settimana prima di Papa
Montini, oggi San Paolo VI, e precisamente il 2 Agosto 1897 a Trivolzio, in
provincia di Pavia, a poco più di un centinaio di chilometri di distanza dalla
bresciana Concesio. Non è una pura coincidenza spazio-temporale. Senza mai
dimenticare la diversa rilevanza ecclesiale e storica avuta dai due, secondo il
disegno provvidenziale di Dio, la loro contemporaneità ci induce a pensare di
trovarci di fronte ad un Santo attuale, a noi vicino più di quanto possiamo
immaginare. Lo ha sottolineato lo stesso Giovanni Paolo II, nell’omelia per la
sua beatificazione: “É una figura
straordinaria, vicina a noi nel tempo, ma più ancora ai nostri problemi, alla
nostra sensibilità”.
San Riccardo si rivela attento osservatore e conoscitore delle
nuove tendenze culturali dell’inizio secolo, di cui ancora oggi ne soffriamo le
conseguenze. In un’accorata lettera, indirizzata ad un amico medico, partendo
dalla considerazione sulla condizione di solitudine nella quale si venivano a
trovare i giovani medici condotti, esposti al rischio di avventure sentimentali,
che molto spesso si trasformavano in matrimoni senza fondamento, egli insorge
con grande vigore morale contro la superficialità di scambiare la passione di
un momento per un sentimento duraturo, in nome dell’egoismo e della libertà
privata da ogni sorte di vincolo. Così si andava ad intaccare “il santuario della famiglia, elemento
fondamentale della società stessa ed ora avvelenato fin dal suo primo
costituirsi”[4].
Sapeva benissimo che l’unico modo per contrastare il diffondersi
di una cultura tanto pericolosa per la vita cristiana era la formazione
permanente non soltanto dei giovani, ma anche degli adulti a cui si è dedicato
con ardore missionario. Un altro strumento importante per la formazione era la
diffusione della buona stampa: “ho potuto
sperimentare -dice in una sua lettera- di quanto aiuto sia una stampa francamente
cattolica”[5].
Un altro episodio di grande rilievo sono le sue dimissioni dal
Sindacato nazionale fascista dei medici condotti, contro l’arroganza
dell’ideologia e della dittatura, che umiliano la libertà della persona: “poiché non può il fascismo d’oggi arrogarsi
il monopolio del patriottismo, come non lo poteva il liberalismo dominante di
ieri, ritenendo io di poter essere patriota anche militando in un altro partito
più corrispondente ai miei principi morali, politici, né volendo per qualsiasi
interesse materiale rinunciare alla mia libertà in riguardo, ho creduto
doveroso presentare le mie dimissioni...”[6].
Le testimonianze raccolte sul suo conto, ci parlano anche di un
Pampuri profondo conoscitore della Dottrina cristiana e del pensiero della
Chiesa sulle varie questioni del suo tempo, con una vita spirituale
intensissima. Risulta che partecipasse alla S. Messa, con la Comunione
eucaristica quotidiana fin da giovane adolescente, negli anni del Ginnasio e
del Liceo. Sempre altrettanto assidua e regolare era la frequenza al sacramento
della Penitenza. Per non parlare dei momenti di preghiera: l’intimo rapporto
con Dio, e in modo particolare con l’Eucarestia, era così intenso, che quando si
raccoglieva in orazione sembrava quasi distaccarsi dal mondo circostante.
É addirittura sbalorditivo come nella personalità di San Riccardo
si fondano insieme, senza creare squilibri di sorta una vita spirituale tanto
intensa, con la sua capacità di essere presente allo svolgersi degli eventi
della storia, senza perdersene uno. “Le
gioie e le speranze, i dolori e le angosce”[7]
degli uomini del suo tempo sono diventati le sue gioie e le sue speranze, i
suoi dolori e le sue angosce. É l’amicizia con Dio che lo ha portato ad essere
amico di tutti, particolarmente di quelli che desideravano essere amici di Dio.
San Riccardo,
il “Giovanni di Dio” del ventesimo
secolo.
San Riccardo ha inseguito per tutta la sua vita il grande
desiderio di consacrarsi a Dio. Nel marzo del ‘21 entrò nel Terz’Ordine
Francescano; nell’Agosto del ‘23 fu rifiutato dai Gesuiti. Dopo essere stato
respinto una prima volta nel ‘25, viene accolto dai Fatebenefratelli nel Giugno
del ‘27. Come mai tanta caparbietà? E perché alla fine ha scelto l’Ordine di
San Giovanni di Dio: ripiego o segno provvidenziale?
Sappiamo bene che le ragioni dei reiterati responsi negativi vanno
cercate nelle sue compromesse condizioni di salute. Ciò che lo portò verso i
Fatebenefratelli non fu tanto l’esercizio della professione medica, quanto “il bisogno di una regola per poter
continuare in una via buona senza pericolo di troppo gravi cadute”[8].
Quando l’accolse, il Provinciale del tempo, Fra Zaccaria
Castelletti disse: “Dovesse il giovane
Pampuri rimanere anche solo un giorno membro effettivo dell’Ordine nostro, sia
egli il benvenuto: dopo esserci stato in terra motivo di edificazione, ci sarà
in cielo angelo di protezione” [9].
San Riccardo è infatti il primo Santo dell’Ordine, dopo il Fondatore, San
Giovanni di Dio. Ma il suo valore va ben oltre la gloria dell’altare. Il
Pampuri è stato un dono di Dio, per i Fatebenefratelli e per tutto il mondo
sanitario. San Riccardo insegna che la sanità, e in particolare l’arte medica,
per mantener fede alla propria finalità, cioè curare ed assistere chi soffre,
deve radicarsi saldamente in una esperienza cristiana significativa, e non
tiepida o annacquata, se non addirittura inesistente. Il futuro delle
Professioni sanitarie dipenderà dalla capacità di ritrovare una propria
spiritualità. Senz’anima si muore.
Marco Belladelli.
[1]Riflessi di un’anima. Lettere del servo di Dio, fra Riccardo
Pampuri dei Fatebenefratelli medico-chirurgo, a cura di RUSSOTTO GABRIELE,
Marietti Casale Monferrato (To), 1955.
[2]
Lettera n. 2. Faremo sempre riferimento al testo curato da P. Russotto.
[3]
Lettera n. 5.
[4]
Lettera n. 35.
[5]
Lettera n. 24.
[6]
Lettera n. 76.
[7] Gaudium et spes, 1
[8]
Lettera n. 80.
[9] Cfr.
M.SOROLDONI, Un medico per sperare...,
ed. FBF, Milano, 1983, p.24.
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