venerdì 1 maggio 2020

Santi, Beati e Testimoni/25

San Riccardo Pampuri OH (al secolo Erminio Filippo) 1897 - 1930. 
1 Maggio
SAN RICCARDO PAMPURI
UN SANTO DEI NOSTRI GIORNI
San Riccardo Pampuri, medico e religioso dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, detto anche dei Fatebenefratelli, è nato qualche settimana prima di Papa Montini, oggi San Paolo VI, e precisamente il 2 Agosto 1897 a Trivolzio, in provincia di Pavia, a poco più di un centinaio di chilometri di distanza dalla bresciana Concesio. Non è una pura coincidenza spazio-temporale. Senza mai dimenticare la diversa rilevanza ecclesiale e storica avuta dai due, secondo il disegno provvidenziale di Dio, la loro contemporaneità ci induce a pensare di trovarci di fronte ad un Santo attuale, a noi vicino più di quanto possiamo immaginare. Lo ha sottolineato lo stesso Giovanni Paolo II, nell’omelia per la sua beatificazione: “É una figura straordinaria, vicina a noi nel tempo, ma più ancora ai nostri problemi, alla nostra sensibilità”.
Leggendo le sue lettere, ripubblicate in occasione del centenario della sua nascita dalla Diocesi di Pavia[1], si ha l’impressione che sia lo stesso San Riccardo a parlarci di sé, come potrebbe fare un caro amico dei nostri giorni. In quella del Marzo 1915[2], partecipa alla sorella la sua commossa solidarietà di adolescente per le popolazioni dell’Italia centrale colpite da un “terribile terremoto”, e l’ansiosa trepidazione per l’incombente conflitto bellico, al quale lui stesso parteciperà: “un pericolo ancor più grande minaccia ora l’Italia, quello di essere travolta nell’immane conflitto che da ben sette mesi strazia le altre nazioni europee”. Immerso nella barbarie della guerra, reagisce con orrore: “Quale scempio della povera carne umana, che ferite, quante membra fracassate![3]. Spinto sempre dal suo altruismo, si distingue anche per un gesto eroico, che oltre a meritargli la medaglia di bronzo al valore, minerà in modo irreparabile la sua salute. Durante la rotta di Caporetto, dopo un marcia di ventiquattro ore, sfidando le intemperie e lo stesso nemico, con un carro trainato da una mucca portò in salvo l’ospedale da campo, abbandonato dalle truppe i fuga. In quelle ore di solitudine e di pericolo lo hanno sostenuto la fede e il pensiero del sollievo arrecato ai giovani commilitoni straziati nei loro corpi.
San Riccardo si rivela attento osservatore e conoscitore delle nuove tendenze culturali dell’inizio secolo, di cui ancora oggi ne soffriamo le conseguenze. In un’accorata lettera, indirizzata ad un amico medico, partendo dalla considerazione sulla condizione di solitudine nella quale si venivano a trovare i giovani medici condotti, esposti al rischio di avventure sentimentali, che molto spesso si trasformavano in matrimoni senza fondamento, egli insorge con grande vigore morale contro la superficialità di scambiare la passione di un momento per un sentimento duraturo, in nome dell’egoismo e della libertà privata da ogni sorte di vincolo. Così si andava ad intaccare “il santuario della famiglia, elemento fondamentale della società stessa ed ora avvelenato fin dal suo primo costituirsi[4].
Sapeva benissimo che l’unico modo per contrastare il diffondersi di una cultura tanto pericolosa per la vita cristiana era la formazione permanente non soltanto dei giovani, ma anche degli adulti a cui si è dedicato con ardore missionario. Un altro strumento importante per la formazione era la diffusione della buona stampa: “ho potuto sperimentare -dice in una sua lettera-  di quanto aiuto sia una stampa francamente cattolica[5].
Un altro episodio di grande rilievo sono le sue dimissioni dal Sindacato nazionale fascista dei medici condotti, contro l’arroganza dell’ideologia e della dittatura, che umiliano la libertà della persona: “poiché non può il fascismo d’oggi arrogarsi il monopolio del patriottismo, come non lo poteva il liberalismo dominante di ieri, ritenendo io di poter essere patriota anche militando in un altro partito più corrispondente ai miei principi morali, politici, né volendo per qualsiasi interesse materiale rinunciare alla mia libertà in riguardo, ho creduto doveroso presentare le mie dimissioni...[6].
Le testimonianze raccolte sul suo conto, ci parlano anche di un Pampuri profondo conoscitore della Dottrina cristiana e del pensiero della Chiesa sulle varie questioni del suo tempo, con una vita spirituale intensissima. Risulta che partecipasse alla S. Messa, con la Comunione eucaristica quotidiana fin da giovane adolescente, negli anni del Ginnasio e del Liceo. Sempre altrettanto assidua e regolare era la frequenza al sacramento della Penitenza. Per non parlare dei momenti di preghiera: l’intimo rapporto con Dio, e in modo particolare con l’Eucarestia, era così intenso, che quando si raccoglieva in orazione sembrava quasi distaccarsi dal mondo circostante.
É addirittura sbalorditivo come nella personalità di San Riccardo si fondano insieme, senza creare squilibri di sorta una vita spirituale tanto intensa, con la sua capacità di essere presente allo svolgersi degli eventi della storia, senza perdersene uno. “Le gioie e le speranze, i dolori e le angosce[7] degli uomini del suo tempo sono diventati le sue gioie e le sue speranze, i suoi dolori e le sue angosce. É l’amicizia con Dio che lo ha portato ad essere amico di tutti, particolarmente di quelli che desideravano essere amici di Dio.

San Riccardo, il “Giovanni di Dio” del ventesimo secolo.
San Riccardo ha inseguito per tutta la sua vita il grande desiderio di consacrarsi a Dio. Nel marzo del ‘21 entrò nel Terz’Ordine Francescano; nell’Agosto del ‘23 fu rifiutato dai Gesuiti. Dopo essere stato respinto una prima volta nel ‘25, viene accolto dai Fatebenefratelli nel Giugno del ‘27. Come mai tanta caparbietà? E perché alla fine ha scelto l’Ordine di San Giovanni di Dio: ripiego o segno provvidenziale?
Sappiamo bene che le ragioni dei reiterati responsi negativi vanno cercate nelle sue compromesse condizioni di salute. Ciò che lo portò verso i Fatebenefratelli non fu tanto l’esercizio della professione medica, quanto “il bisogno di una regola per poter continuare in una via buona senza pericolo di troppo gravi cadute[8].
Quando l’accolse, il Provinciale del tempo, Fra Zaccaria Castelletti disse: “Dovesse il giovane Pampuri rimanere anche solo un giorno membro effettivo dell’Ordine nostro, sia egli il benvenuto: dopo esserci stato in terra motivo di edificazione, ci sarà in cielo angelo di protezione[9]. San Riccardo è infatti il primo Santo dell’Ordine, dopo il Fondatore, San Giovanni di Dio. Ma il suo valore va ben oltre la gloria dell’altare. Il Pampuri è stato un dono di Dio, per i Fatebenefratelli e per tutto il mondo sanitario. San Riccardo insegna che la sanità, e in particolare l’arte medica, per mantener fede alla propria finalità, cioè curare ed assistere chi soffre, deve radicarsi saldamente in una esperienza cristiana significativa, e non tiepida o annacquata, se non addirittura inesistente. Il futuro delle Professioni sanitarie dipenderà dalla capacità di ritrovare una propria spiritualità. Senz’anima si muore.
Marco Belladelli.


[1]Riflessi di un’anima. Lettere del servo di Dio, fra Riccardo Pampuri dei Fatebenefratelli medico-chirurgo, a cura di RUSSOTTO GABRIELE, Marietti Casale Monferrato (To), 1955.
[2] Lettera n. 2. Faremo sempre riferimento al testo curato da P. Russotto.
[3] Lettera n. 5.
[4] Lettera n. 35.
[5] Lettera n. 24.
[6] Lettera n. 76.
[7] Gaudium et spes, 1
[8] Lettera n. 80.
[9] Cfr. M.SOROLDONI, Un medico per sperare..., ed. FBF, Milano, 1983, p.24.

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