venerdì 12 maggio 2017

LA VOCE DI MANTOVA/96

Fatima, 100 anni dopo
Domenica scorsa all’ “Angelus” Papa Francesco ha detto: «Come ha chiesto la Vergine a Fatima, dove mi recherò in pellegrinaggio tra pochi giorni in occasione del centenario della prima apparizione, preghiamo per la pace». Quattro anni fa, due mesi dopo la sua elezione, per il tramite del Cardinale di Lisbona aveva consacrato il suo pontificato alla Madonna di Fatima. Sabato prossimo sarà presente di persona per un affidamento di tutta l’umanità a Maria. E’ il quarto Papa pellegrino a Fatima. L’occasione del centenario però non è paragonabile
alle precedenti presenze dei Pontefici. Fu lo stesso Benedetto XVI durante il suo pellegrinaggio del 2010 a collegare questa scadenza con eventi di natura soprannaturale: “Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità.”. Ciò che è accaduto cento anni fa alla “Cova de Iria”, nelle campagne di quel piccolo centro portoghese, distante circa 120 km da Lisbona, è più o meno noto a tutti. Tre bambini di nome Lucia, Francesco e Giacinta, rispettivamente di 10, 9 e 7 anni, dal 13 Maggio fino al 13 Ottobre di quell’anno, per sei volte ebbero l’apparizione della Madonna, che lasciò loro pure tre segreti, l’ultimo dei quali suscita ancora oggi discussioni e polemiche a proposito della sua rivelazione. La particolarità di Fatima non sta tanto nel fatto delle apparizioni mariane, quanto piuttosto nella particolarità del suo messaggio, strettamente legato ai tre segreti. Nei suoi dialoghi con i Pastorelli la Madonna non ha parlato soltanto della sua sollecitudine per i poveri peccatori e della necessaria penitenza da offrire a Dio per la loro conversione, come per esempio ha fatto a Lourdes, ma è entrata a gamba tesa, per usare un’immagine calcistica, nelle questioni storiche e politiche di questi ultimi cento anni. Ha parlato delle due guerre mondiali e degli orrori senza precedenti con cui avrebbero funestato il XX secolo. Ha parlato della Russia e degli errori che avrebbe sparso nel mondo, causa pure loro di guerre, di persecuzioni contro la Chiesa e addirittura della distruzione di intere nazioni. Attraverso i Pastorelli, in particolare attraverso suor Lucia, l’unica dei tre veggenti vissuta per quasi 98 anni, a differenza degli altri due che invece come preannunciato morirono pochi mesi dopo quegli eventi (Francesco nel 1918 e Giacinta nel 1920), la Madonna intendeva rivolgersi direttamente ai vertici della Chiesa, a cui chiedeva la diffusione della devozione al suo Cuore Immacolato per evitare altre sofferenze all’umanità intera e soprattutto alla Chiesa stessa. Le immagini del terzo segreto, con la loro particolare tonalità apocalittica, sono a dir poco inquietanti, quando descrivono una processione di ecclesiastici e laici, guidati dal “Vescovo vestito di bianco”, che si aggira in una grande città semi distrutta e che alla fine s’incammina su per una collina dove tutti troveranno la morte per mano di soldati che sparano senza pietà su persone inermi. Per qualcuno si tratta di una visione che riguarda il passato e più precisamente le sofferenze del XX secolo, compreso il vile attentato a Giovanni Paolo II. Per altri invece, tra cui anche voci autorevoli che non si possono ignorare, il messaggio di Fatima è tutto volto al futuro: “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa.” (Benedetto XVI). Di una cosa siamo certi, che l’annunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria, in cui si riassume il significato delle apparizioni, consiste in un aiuto speciale celeste, perché ogni uomo, e soprattutto ogni cristiano, dal Papa fino all’ultimo battezzato, apra il proprio cuore all’universalità dell’amore che ci ha donato e insegnato Gesù Cristo per edificare la civiltà dell’Amore e della Pace. Fatima sta davanti a noi come segno di speranza per una nuova apertura di credito a Dio, cosa a tutt’oggi del tutto impossibile e improponibile a una umanità che quotidianamente sacrifica il meglio di sé sull’altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo e individuo. Sarà un passaggio del tutto indolore e a costo zero, come qualcuno ipotizza, oppure oltre le sofferenze del XX secolo e quelle non minori di questi primi anni del XXI, ci sarà ancora un prezzo da pagare? Come diceva il Poeta: “Ai posteri l’ardua sentenza!”.
Marco Belladelli.
(pubblicato su LA VOCE DI MANTOVA del 12/05/2017)

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