Michelangelo, Il Cristo giudice, Cappella Sistina, Città del Vaticano. |
XXIX
Domenica del tempo Ordinario “C”
Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una
parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche
se non temo Dio e non ho
riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò
giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Parola del Signore.
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Il viaggio di Gesù verso Gerusalemme si
sta per concludere. Come ho ricordato più volte si tratta di un percorso
formativo per il discepolo e per tutta la Chiesa di ieri e di oggi. Al capitolo 17, nei discorsi che precedono la parabola del giudice disonesto che oggi la liturgia ci propone, Gesù ha parlato della realizzazione del Regno di Dio nella storia e della venuta finale del Figlio dell’uomo. Entrambi gli insegnamenti qualificano il contesto in senso escatologico, cioè della tensione verso la piena realizzazione delle promesse del Signore. Per esempio, nei sacramenti noi già beneficiamo della grazia di Dio per mezzo di Gesù, ma nello stesso tempo attendiamo il pieno compimento della salvezza, quando “Dio sarà tutto in tutti” (1Cor 15,28). La preghiera è l’esperienza spirituale nella quale più di ogni altra realtà viviamo la dimensione escatologica della nostra fede. Nel “Padre nostro” diciamo: “Venga il tuo regno!” perché già conosciamo la realtà del regno di Dio in mezzo a noi, e per questo ne imploriamo la sua piena realizzazione.
La parabola del giudice disonesto va compresa secondo questa particolare prospettiva. E’ un altro racconto che troviamo soltanto in Luca. Una povera vedova chiede tenacemente e insistentemente giustizia a un giudice senza scrupoli determinato a non darle udienza, ma alla fine infastidito dalla sua ostinazione la esaudirà. E Gesù commenta: “E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente”. Prima di queste parole, Gesù richiama la nostra attenzione sul ragionamento del giudice “Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto”, perché non abbiamo dubbi sul fatto che Dio sia molto meglio di questo magistrato e che anche noi siamo molto più fortunati di quella povera vedova.
La parabola ci offre due insegnamenti complementari. Prima di tutto la disponibilità di Dio a soccorrere “i suoi eletti che gridano giorno a lui”. La realizzazione del regno di Dio nella storia ha sempre incontrato ostacoli e opposizioni di varia natura. Il grido degli ‘eletti’ ricorda il grido del popolo d’Israele schiavo in Egitto (Es 3,7) che invoca come unico rimedio l’intervento divino. L’apostasia dentro e fuori la Chiesa ha ormai prodotto un tale livello di miseria umana da mettere in pericolo la fede di coloro che con grande sofferenza cercano di mantenersi fedeli al Signore Gesù. Il soccorso risolutivo può venire soltanto da Dio. Ci conforta il “prontamente” sottolineato da Gesù. Intanto, per superare la tentazione di abbandonare la lotta non ci resta che pregare senza mai stancarci, secondo l’esemplare tenacia della povera vedova. Questo secondo insegnamento mi ricorda i messaggi mariani di Lourdes e di Fatima. Anche la Madonna ci ha invitato a pregare incessantemente. Nella preghiera Dio ci dona la grazia della perseveranza, ci fa conoscere il suo disegno di salvezza e ci aiuta ad accoglierlo oltre le nostre richieste, i nostri desideri ed le nostre attese. A noi la pazienza di verificare la verità di questo messaggio della parabola. Lo dico anche per esperienza personale.
Il brano si conclude con lo strano interrogativo di un Gesù allarmato, apparentemente fuori luogo: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” che ci ricollega ai discorsi che hanno preceduto la parabola. Se consideriamo i tempi che corrono, ci rendiamo conto che il dubbio di Gesù non è poi così campato per aria. Molti vivono di fatto come se Dio non esistesse. Pensiamo poi alle difficoltà che oggi abbiamo a trasmettere la fede alle giovani generazioni.
Non è questo il luogo e il momento per approfondite analisi pastorali. Gesù ci dice che una cosa fondamentale: per vivere di fede c’è bisogno di una preghiera fatta con cuore aperto e senza stancarci, così come ha fatto la povera vedova che andava insistentemente a chiedere giustizia, convinta, prima o poi, di essere esaudita.
Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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