giovedì 18 agosto 2016

Il Vangelo della salute del 21/08/2016

Ingresso della basilica della Natività, Betlemme. Palestina.
XXI Domenica del tempo Ordinario “C”
Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca  (13, 22-30).
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.

Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi». Parola del Signore.

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Luca ci ricorda che quel passare di Gesù “per città e villaggi insegnando” fa parte del suo cammino verso Gerusalemme, cioè verso la croce. Un cammino che, come abbiamo ascoltato nelle scorse Domeniche, diventa occasione d’insegnamento su come accogliere il regno di Dio.
Era già successo qualche domenica fa che uno sconosciuto tra la folla lo avesse interrogato. Questa volta la domanda è molto più impegnativa: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. Gesù ha appena finito di polemizzare in modo forte contro i farisei per la loro ipocrisia, fino addirittura a svergognarli per la loro condotta. Poi ha raccontato due brevi parabole a proposito della paradossalità del regno, apparentemente piccolo ed insignificante, come un seme di senape o un pizzico di lievito, che però ha in sé l’energia per trasformarsi in qualcosa di sproporzionatamente più i o condotta amo sentigrande, fino a conquistare con il suo fermento tutta l’umanità.
La risposta di Gesù: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta”, è in linea con la polemica contro coloro che vivono il loro rapporto con Dio alla maniera dei farisei, formalmente ineccepibili, ma di fatto distanti da Dio, tanto da essere da Lui disconosciuti. L’immagine della “porta stretta” rende bene l’idea che appartenere al regno di Dio non è mai comodo, ma comporta sacrifici, rinunce, sofferenze e tanta sopportazione, senza le quali non si entra nel regno di Dio.
Per farsi capire meglio Gesù racconta la parabola di coloro che si lamentano perché il padrone di casa ha chiuso la porta. La risposta è inaspettatamente dura e perentoria: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
E se toccasse a noi vederci chiudere in faccia la porta del Paradiso, come reagiremmo? Imprecando contro Dio e protestando la nostra presunta innocenza, propria di chi pensa di non aver mai fatto niente di male a nessuno?
Secondo questa parabola non è sufficiente credere che esista un Dio. Anche i demoni sanno che Dio esiste, ma non vogliono avere niente a che fare. Alla fede nell’unico vero Dio, nel Dio fatto uomo, nel Dio di Gesù Cristo, nel Dio che per te ha dato la sua vita, nel Dio vicino, amico e soprattutto infinitamente misericordioso, è necessario unire l’adesione della vita, cioè il “sia fatta la tua volontà”, come preghiamo ogni giorno.
Chi, dopo duemila anni di cristianesimo, pensa ancora di poter manipolare il regno di Dio per dei vantaggi personali, alla fine sarà cacciato fuori come tutti gli “operatori di ingiustizia”. Chi poi stravolge la verità del Vangelo a proprio uso e consumo, sarà trattato allo stesso modo. Anche chi ricorre al vittimismo e nega le proprie responsabilità, addossandole sempre agli altri, è uno che non vuole piegarsi alla fatica di entrare per la porta stretta. Guai ad accettare la logica del “che male c’è?”, oppure del “che male ho fatto?”, segno di una coscienza incapace di distinguere il bene dal male.
Per accogliere questa Parola di Gesù è necessario sapere che abbiamo un anima, immortale ed eterna, che è il bene più grande che possediamo e che dobbiamo preoccuparci della sua salvezza, più che dei vantaggi in questa vita terrena, e che alla fine della vita non ci può capitare niente di peggio che essere “cacciati fuori”.  Allora sforziamoci di entrare per la porta stretta. Tutto il resto, come dice Papa Francesco, è mondanità.
La profezia finale del  Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio ” ci ricorda che nella Chiesa è già successo che i primi siano diventati gli ultimi e viceversa. E può succedere ancora.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.

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