XXIX del Tempo Ordinario, “B”;
GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE
Il
Figlio dell'uomo è venuto
per
dare la propria vita in riscatto per molti.
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Parola del Signore.
Dopo
la sessualità e il denaro, non poteva mancare il potere, i tre aspetti della
vita umana su cui più fa leva il demonio per farci cadere in tentazione e
allontanarci da Dio.
Sono
due Apostoli, Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, a suscitare il problema
con una loro richiesta: “Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua
sinistra”.
Pretesa umanamente giustificabile per il fatto che sono al seguito di Gesù
dalla prima ora e insieme con Pietro hanno partecipato a eventi dai quali sono
stati esclusi gli altri apostoli, come nel caso della risurrezione della figlia
di Giàiro e della trasfigurazione.
Siamo
sempre in viaggio verso Gerusalemme. L’episodio del giovane ricco ha generato
tra gli Apostoli disagio e malumore. Gesù parla loro per la terza volta della
sua passione, morte e risurrezione e subito dopo i due fratelli chiedono di
poter occupare nel futuro regno i due posti più importanti. Un evidente contrasto:
Gesù è concentrato sulla sua prossima fine drammatica, altri invece pensano
alla loro affermazione personale. Nel suo “cammino avanti a loro” (v. 32) Gesù è solo.
Si porta dietro i discepoli, persone incerte e impaurite, e i Dodici, certamente
più motivati nella sequela, ma del tutto fuori strada su ciò che li aspetta.
Gesù
risponde con una domanda: “Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io
sono battezzato?”,
rimettendo davanti a loro il passaggio obbligato della passione. Chi vuol primeggiare
nel regno di Dio deve fare proprio il mistero della passione come è stato per
Gesù. L’ambizione è tale da spingerli a rispondere subito affermativamente
senza sapere bene che cosa significasse ricevere
lo stesso battesimo di Gesù. Gesù conferma che anche loro andranno incontro
a persecuzioni e martirio, ma quei posti a cui loro ambiscono sono “per coloro per i quali è
stato preparato”.
Nella
Chiesa l’autorità è sempre di origine divina. Questo vale per il Santo Padre
come per l’ultimo prete della più sperduta parrocchia della terra. Le parole di
Gesù sono un criterio per discernere la volontà di Dio, nel senso che quando ci
incontriamo o ci scontriamo con l’autorità costituita nella Chiesa, tutto
quello che direttamente o indirettamente ne consegue per la nostra vita, nel
bene e nel male, va considerato come una manifestazione della volontà di Dio. Qualora
però gli uomini contravvenissero al rispetto di questo presupposto, cioè di
scegliere persone per i quali NON è stato
preparato, avremmo a guidare la Chiesa dei pastori che non godono
dell’assistenza dello Spirito Santo. Un vero disastro a cui non voglio neanche
pensare …
Gesù
quindi si fa carico del risentimento degli altri dieci Apostoli. La sua
argomentazione prende spunto da ciò che avviene nella società civile, dove il
potere invece viene affidato ed esercitato da color che comunemente “sono ritenuti capi delle
nazioni”
oppure da chi viene giudicato “grande”
secondo i criteri umani. Questo non vuol dire che ogni potere non venga
dall’alto, come afferma lo stesso Gesù davanti a Pilato (cfr Gv 19,11), ma
piuttosto che non sempre è esercitato in sintonia con Dio, e men che meno in
Nome suo.
Nella
Chiesa invece, l’autorità va sempre interpretata come un servizio e il primato
è inequivocabilmente per colui che si fa servo. Il modello da imitare è quello
del Figlio dell’uomo, che è venuto per servire tutti noi, offrendo la sua vita
“in riscatto per
molti”.
Chiunque
nella Chiesa è investito di autorità o di un ministero oppure deve compiere un compito specifico, (per esempio i genitori,
che hanno il compito dell’educazione cristiana dei figli) deve sempre prendere
a modello il Signore Gesù che è venuto “per servire” per mezzo del sacrifico della sua vita, e non
per essere servito. Oggi che da più parti si rimprovera alla Chiesa
carrierismo, connivenza con il potere economico e politico e soprattutto tanta
incoerenza, tipica di chi predica bene e razzola male, senza reticenze va
affermato con più forza che chi comanda deve essere pronto ad offrire tutto se
stesso sull’esempio di Gesù. Altrimenti ci si abbassa al livello dei
capi-popolo e dei cosiddetti grandi del mondo, i quali pensano soltanto ai loro
interessi e a quelli della loro parte.
Una
riflessione che meriterebbe ben altro approfondimento.
Oggi
si celebra in tutta la Chiesa la GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE, occasione
importante per prendere sempre più consapevolezza che la fede vive, si rafforza
e cresce quando è donata. Se invece rimane sola, non porta frutto e diventa
anche di danno per il soggetto stesso. La nostra missione comincia con l’umile
testimonianza quotidiana di adesione a Cristo. A volte può essere necessario l’annuncio
esplicito del Vangelo, anche quando c’è da perdere in considerazione, stima e
consenso nei confronti di chi non crede.
Nell’anno
della vita consacrata Papa Francesco si è rivolto in modo particolare alle
comunità religiose, perché siano luoghi di missione e diffusione del vangelo. Il
tema proposto invece dalle Pontificie Opere Missionarie è : “DALLA PARTE DEI POVERI”, un richiamo ad
uno dei segni fondamentali offerti da Gesù per riconoscere la presenza del
regno di Dio nel mondo, l’evangelizzazione
dei poveri (Lc 4,18).
La
Chiesa ha bisogno di impegnarsi in un nuovo slancio missionario, simile a
quello che ha vissuto duemila anni fa, all’inizio della diffusione del Vangelo.
Una missione a cui tutti siamo chiamati, nessuno escluso.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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