XXI Domenica del Tempo
Ordinario, “B”
Da
chi andremo? Tu hai parole di vita eterna
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Parola del Signore.
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Siamo all’epilogo del discorso su il pane di vita. Il risultato non è
quello che definiremmo un successo. Da quel momento tanti discepoli “si
tirarono indietro e non andavano più con lui”. Tutto era cominciato
in un crescendo entusiasmante, con Gesù attorniato da migliaia di persone,
venute da tutte le regioni circostanti per ascoltarlo, tanto da non sentire nemmeno
lo stimolo della fame. Ed ecco il segno ancor più sorprendente: Gesù stesso dà
loro da mangiare pane e pesce in abbondanza.
Il giorno seguente la folla lo cerca per farlo re. A questo punto segue un lungo
confronto nella sinagoga di Cafarnao sul
segno del pane di vita, al termine
Gesù si ritrova solo con i Dodici e poco più, anch’essi frastornati per tutto
quello che succede intorno a loro.
Di fronte ad una “parola” tanto “dura”, la mormorazione si è
trasformata in uno “scandalo”, cioè un ostacolo
insormontabile, una chiusura totale, fino all’abbandono del Maestro. Per la
prima volta Giovanni fa riferimento addirittura al futuro tradimento di Giuda:
“chi era colui che lo avrebbe tradito”.
La “durezza”
della Parola di Gesù consiste
semplicemente nell’aver annunciato il perpetuarsi della viva presenza di Dio in
mezzo a noi per mezzo del segno del pane
di vita, il pane eucaristico, luogo di vera e profonda comunione di vita
con Dio.
Davanti ad una situazione tanto lacerante, chiunque
sarebbe stato indotto ad un ripensamento, alla ricerca di una mediazione, Gesù
invece continua per la sua strada. Nessuna incertezza, nessun compromesso,
perché “le parole che vi ho dette sono spirito e vita” e “vi sono alcuni tra voi che non credono”.
Questo è il bivio fondamentale davanti al quale
ieri come oggi siamo chiamati a deciderci: o crediamo e ci affidiamo a Dio,
alla sua viva presenza in mezzo a noi, alla sua volontà, alla sua opera di
salvezza, che consiste nella vita di comunione, oppure non crediamo e ci
arrangiamo come possiamo, illudendo noi stessi, mascherando delusioni e
fallimenti che andiamo inanellando nel nostro cammino come ineluttabili
condizioni del nostro vivere, il massimo e il meglio possibile a nostra
disposizione, visto che dalla vita non possiamo trarre nient’altro.
La ragione che deve determinare la nostra scelta
in un senso o nell’altro è l’accoglienza o il rifiuto dello Spirito Santo, sintetizzata
nelle parole di Gesù stesso, quando dice: “E' lo Spirito che da' la vita, la carne non
giova a nulla”.
Per capire che cosa significhi questa alternativa
tra la vita secondo lo Spirito e la vita
secondo la carne, è utile meditare un
passaggio della lettera ai Romani in cui san Paolo mette ben in evidenza la
diversità dei due modi di vivere:
“Quelli
infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli
invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora,
la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si
sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano
dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il
dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita
in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se
Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita
per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti,
abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai
vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Così
dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i
desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece,
mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. Infatti tutti
quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere
nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo
del quale gridiamo: "Abbà! Padre!". Lo Spirito stesso, insieme al
nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche
eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue
sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.” (Rom 8,5-17).
Si tratta di capire, e quindi scegliere, quale
sia la dimensione veramente fondamentale della nostra vita, se quella della
carne che ci rende schiavi di noi stessi, oppure quella divina ed eterna dello Spirito che ci rende partecipi della
risurrezione di Cristo e ci orienta a Dio. In questo cammino siamo frenati dai
desideri della carne e dalla tentazione di vivere soltanto di quel pane che porta alla morte (cfr Mt 4,4). Per questo
abbiamo ricevuto lo Spirito di figli
di Dio, per essere eredi insieme con Cristo della pienezza della vita.
Vale per tutti la risposta di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di
vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”
che ha riconosciuto in lui la presenza
stessa di Dio. La sua fede sia anche la nostra fede.
Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.
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