Beato Angelico, Trasfigurazione, Convento di S. Marco, Firenze. |
6 Agosto, festa della Trasfigurazione, anno “B”
Questi è il Figlio mio prediletto.
Dal Vangelo secondo Marco (9, 2-10)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù.
Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!». Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». E subito guardan dosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù
solo con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandan dosi
però che cosa volesse dire risuscitare dai morti.
Parola del Signore.
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù.
Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!». Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». E subito guar
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, doman
Parola del Signore.
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La celebrazione della Trasfigurazione
ha origine nella Chiesa orientale come un prolungamento della Pasqua. Nel 1476
papa Clemente III la estese a tutta la Chiesa. La sua collocazione nel cuore
dell’estate deriva da una interpretazione della cronologia evangelica secondo cui
l’evento si sarebbe verificato nel secondo anno del ministero pubblico di Gesù,
tra la festa di Pentecoste e quella delle Capanne.
Abbiamo già commentato questo testo nella II
Domenica di Quaresima, come tappa obbligata del cammino penitenziale della
Chiesa verso la Pasqua. Ora invece ci confrontiamo con questo evento nella sua
peculiarità, cioè quale annuncio e anticipazione della gloria della
risurrezione, e come una chiamata per ciascuno di noi a vivere in continua
tensione verso questa stessa gloria.
La fede cristiana si
fonda sull’evento della risurrezione: “se Cristo non è risorto, vana è la vostra
fede e
voi siete ancora nei vostri peccati.” (1Cor 15,17). Un
evento sempre vivo e continuamente attualizzato dalla Chiesa nella celebrazione
sacramentale, in particolare nella celebrazione eucaristica. Uno sviluppo e una
crescita significativi della vita cristiana dipendono dalla capacità di accogliere
questo mistero nella nostra quotidianità. Diversamente la vita cristiana si
ridurrà ad una mera dimensione culturale, o al massimo ad una noiosissima questione
morale. Prendendo spunto da questo originalissimo episodio evangelico, i nostri
fratelli orientali hanno sentito il bisogno di prolungarne la celebrazione del
mistero della risurrezione anche fuori del tempo pasquale, per riaffermare la
centralità di un tale evento nell’esperienza cristiana. L’evento pasquale è
essenzialmente qualcosa di luminoso, di sfolgorante, che si impone per attrarre
a sé e trasfigurare tutta la realtà, mostrandocene l’essenza di Verità e di Bontà
presente in essa. Nella liturgia orientale, dopo la comunione si canta un’antifona che dice: “Abbiamo visto la luce!” a cui si risponde con l’esclamazione degli Apostoli a Tommaso la sera di pasqua, dopo l’apparizione di Gesù risorto nel cenacolo: “Abbiamo visto il Signore!” (Gv 20,25).
Mentre ascoltiamo la testimonianza del Padre sul monte Tabor, insieme a Pietro, Giacomo e Giovanni: “«Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!»”, risuonano in noi le parole di Gesù “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14) nel loro vero significato, perché ogni cristiano è un portatore e un propagatore di questa luce nel mondo.
La trasfigurazione è diventata per eccellenza l’icona della vita religiosa, come si evince dall’esortazione apostolica Vita Consecrata di Giovanni Paolo II:
“Molte sono, nel Vangelo, le parole e i gesti di Cristo che illuminano il senso di questa speciale vocazione. Per coglierne, tuttavia, in una visione d'insieme i tratti essenziali, di singolare aiuto si rivela fissare lo sguardo sul volto raggiante di Cristo nel mistero della Trasfigurazione. A questa «icona» si riferisce tutta un'antica tradizione spirituale, quando collega la vita contemplativa all'orazione di Gesù «sul monte». Ad essa possono inoltre ricondursi, in qualche modo, le stesse dimensioni «attive» della vita consacrata, giacché la Trasfigurazione non è solo rivelazione della gloria di Cristo, ma anche preparazione ad affrontarne la croce. Essa implica un «ascendere al monte» e un «discendere dal monte»: i discepoli che hanno goduto dell'intimità del Maestro, avvolti per un momento dallo splendore della vita trinitaria e della comunione dei santi, quasi rapiti nell'orizzonte dell'eterno, sono subito riportati alla realtà quotidiana, dove non vedono che «Gesù solo» nell'umiltà della natura umana, e sono invitati a tornare a valle, per vivere con lui la fatica del disegno di Dio e imboccare con coraggio la via della croce.”.
Concludo citando il Salmo 36(35), v.10 “È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce.”. Dio inizia la creazione del mondo con la luce (cfr Gen 1,3)¸Giovanni nel suo prologo, parlando del mistero dell’incarnazione dice: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.” (1,9). Il cammino di santità del cristiano è un cammino di illuminazione. La Luce è all’origine e alla fine della nostra vita. Lasciamoci illuminare, fino ad essere trasfigurati dalla luce del Risorto, per essere fin da ora splendenti e luminosi come Gesù sul Tabor.
Buona trasfigurazione!
don Marco Belladelli.
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