venerdì 23 gennaio 2015

Il Vangelo della salute del 25/01/2015

Agnolo Bronzino, San Marco evangelista.
III Domenica del tempo Ordinario “B”.
Convertitevi e credete al vangelo.
Dal Vangelo secondo Marco  (1, 14-20)
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi
farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Parola del Signore.
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Oggi ritroviamo il vangelo di Marco, testo che ci accompagnerà nelle celebrazioni liturgiche per tutto quest’anno. È il momento per alcune note di introduzione.
Marco é un discepolo della prima ora che ha conosciuto personalmente Gesú. Dagli Atti degli Apostoli sappiamo che la prima comunitá di Gerusalemme si riuniva in casa sua (12,12). Fu compagno di Paolo nel suo primo viaggio (15,39). E’ di nuovo vicino all’apostolo nel periodo della prigionia (2Tim 4,11). La tradizione poi lo vuole discepolo di Pietro a Roma, la cui predicazione probabilmente è la fonte principale del suo vangelo (1Pt 5,13), scritto per i cristiani della capitale imperiale.
Dopo il martirio dei due principi degli Apostoli, va a predicare ad Aquileia, in Dalmazia e quindi ad Alessandria d’Egitto, dove muore martire e dove ancora oggi è venerato come il fondatore della Chiesa egiziana. Nel Medioevo le sue reliquie furono rubate dai Veneziani ed ora riposano nella stupenda basilica omonima della città lagunare, di cui è diventato il patrono.
Il merito di Marco è quello di aver “inventato” il genere letterario del “vangelo”. Per quanto ne sappiamo fino ad oggi, a trent’anni di distanza, forse anche meno, dagli avvenimenti accaduti in Palestina fu il primo a mettere per iscritto il racconto della vita di Gesù, a cominciare dalla predicazione del Battista, fino al momento della risurrezione e ascensione. Come si evince dalla frase iniziale del suo scritto, lo scopo era di evangelizzare, cioè di suscitare la fede nei suoi lettori: “Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”.
La grande novità annunciata è la persona di Gesù, in quanto Cristo, letteralmente “l’unto”, il consacrato da Dio, il Messia atteso dagli Ebrei. Lui stesso in persona è il “Vangelo”, cioè la buona notizia che salva tutta l’umanità. Con il suo racconto Marco vuole introdurci al mistero del Figlio di Dio fatto uomo nella persona di Gesù di Nazaret, la cui piena manifestazione la si ha nell’evento della risurrezione. Ogni episodio aggiunge qualche elemento nuovo e ci aiuta a capire sempre meglio chi è Gesù? e il mistero della sua persona.
Marco, prima di essere un fine teologo, è un credente profondamente innamorato di Gesù e un apostolo mandato ad annunciare il Vangelo. Ci avvicina a Gesù per farcelo sentire come la persona di cui non si può più fare a meno, perché ci ha salvati morendo sulla croce. L’esempio di fede più luminoso è quello del centurione che sotto la croce proclama: “Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,39).
Possiamo dividere lo scritto evangelico in due parti fondamentali: il ministero in Galilea, fino alla confessione di Cesarea di Filippo (1,14 – 8,30); e il cammino verso la passione, la morte in croce e la risurrezione a Gerusalemme (8,31 – 16,8); con una introduzione: il ministero del Battista, e un epilogo: le apparizione di Gesù risorto. Naturalmente c'è chi fa ripartizioni più articolate, per mettere in evidenza altri aspetti.
Quella di Marco è una prosa semplice, fatta di frasi brevi, legate da congiunzioni, ma ricca di particolari, a volte anche curiosi, che alla fine risulta più immediata e sempre attuale, come si può vedere anche dal brano di oggi.
Secondo Marco il ministero di Gesù inizia dopo l’arresto di Giovanni Battista, mentre da altre fonti sappiamo che le due missioni per un certo periodo si sovrapposero. Come abbiamo già detto, la finalità di Marco non è storica, ma teologica, cioè vuole condurci alla fede. Pur collocando il Battista nel contesto del Nuovo Testamento, egli rimane sempre il precursore, cioè di colui che prepara la via al Cristo, l’inviato da Dio. Quindi quel “Dopo che …” più che un valore temporale, vuole sottolineare la sostanziale diversità del ministero di Gesù che inizia ora, rispetto a quello del Battista. Infatti Gesù annuncia una ‘pienezza dei tempi’ e una ‘prossimità di Dio’ che nessun profeta avrebbe mai potuto proclamare, se non Colui che viene “nel nome del Signore Dio”, e come diceva il Battista, colui che è investito della potenza stessa dello Spirito Santo. Poche parole, ma tanto precise e pregnanti da non lasciar dubbi su ciò che si vuole comunicare: Dio è qui, in mezzo a noi, per iniziare la sua opera di salvezza.
Quello che ci è richiesto è detto in modo altrettanto chiaro, sintetico ed esplicito in ciò che segue: "convertitevi e credete nel vangelo”. Se il Vangelo è la persona stessa di Gesù, credere e convertirsi significa fare quello che hanno fatto Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni: lasciare tutto e seguire Gesù.
Nel nostro attuale contesto esistenziale e culturale, prima di fare una scelta si riflette approfonditamente sulla cosa, ci si confronta con chi può consigliarci, si valutano bene i pro e i contro e, di fronte alla possibilità di errore o di inganno, si cerca di garantirsi da eventuali danni. E chi più ne ha, più ne metta.
Ma che significa invece questo: “E subito, lasciarono le reti e lo seguirono”, se non la proposta di un atteggiamento capace di un abbandono fiducioso in Dio, paragonabile a quello di un bambino che si affida alle cure del padre e della madre, senza nessuna rete di protezione. Per credere al Vangelo abbiamo bisogno di recuperare dentro di noi quel atteggiamento di semplicità, che ci permette di guardare a Dio, come a Colui che solo è capace di farsi garante della nostra vita, di donarci quei beni, tanto necessari alla nostra esistenza, che nessun altro può offrirci. Convertirsi significa prendere sul serio Dio, come Padre provvidente e misericordioso. Allora saremo anche noi pronti a lasciare tutto per seguire Gesù.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.

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