Van Gogh, Campo di grano con i corvi. |
XVI Domenica del Tempo Ordinario, “A”
Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura.
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!». Parola del Signore.
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Per sviluppare meglio il tema e richiamare
l’attenzione dei discepoli di ieri e di oggi sulla sua fondamentale importanza,
Matteo concentra in un unico discorso tutte le parabole sul regno dei cieli. Gesù stesso ha
cominciato la sua missione annunciando la sua presenza in mezzo a noi e
inaugurandone l’attuazione. Il regno dei
cieli è l’opera di salvezza di Dio e la manifestazione della sua Signoria
nella storia. Per riconoscerla ed accoglierla sono necessari pentimento e
conversione (cfr Mt 4,17).
Al termine delle tre parabole che oggi la
liturgia ci propone, incuriosisce l’osservazione di Matteo: “non parlava ad esse (le folle) se non in
parabole”. Questo vale soprattutto per ciò che riguarda il regno dei cieli. Il linguaggio
parabolico è più adatto per illustrarne la reale presenza e la sua effettiva e
concreta attualità storica, e a invogliare i discepoli alla sua ricerca oltre
le apparenze fenomeniche, invitandoli a vivere secondo le sue esigenze. Molti infatti
non si accorgono della sua realtà, perché non è qualcosa di evidente. Alcuni
poi lo ritengono insignificante, oppure un aspetto soggettivo dell’esperienza
umana, del tutto ininfluente.
Con i suoi tre racconti di oggi Gesù risponde
alle perplessità di chi giudica la sua azione senza futuro, marginale e
inefficace. Gli ostacoli alla crescita e allo sviluppo del regno dei cieli non mancano, ma non riescono ad impedirne il suo
buon esito. Lo spiega Gesù stesso oltre ogni possibile equivoco con la prima
parabola della zizzania nel campo.
C’è un nemico, il diavolo, che tenta in tutti i
modi di confondere le acque, provocando scandali e insidiando gli uomini a
vivere nell’iniquità senza limiti. Ma nel giorno del giudizio (… non
necessariamente dobbiamo aspettare la fin del mondo!) “i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro”.
Le altre due sono più semplici. Il paragone con
“un granello di senape” vuol mettere
in evidenza come una cosa tanto insignificante, possa diventare un albero più
grande di tutti gli altri ortaggi, tanto da dare rifugio agli uccelli del cielo.
Con l’immagine del “lievito” che una
volta impastato nessuno più non vede,
invece Gesù afferma che anche se la realtà del regno non è per tutti evidente, la sua azione è comunque efficace e
riguarda tutti.
Partecipare al “regno dei cieli” significa accogliere la sua azione di salvezza
nella nostra vita e riconoscere la sua Signoria sulla storia. L’unica logica
che alla fine si rivelerà capace di dare senso e compimento alla nostra vita.
Gli ostacoli e le prove non mancheranno. I primi a ostacolare la nostra
adesione al regno siamo noi stessi
con la nostra superbia, cattiveria, malizia e debolezza. A questo si aggiunge l’azione
del diavolo, che farà di tutto per impedirci di vivere umilmente in comunione
con il Signore Gesù. Ma alla fine sarà costretto, suo malgrado, ad arrendersi.
Buona Domenica
don Marco Belladelli.
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