Lionello Spada, Risurrezione del figlio della vedova di Nain, 1610-15, Cesena. |
X Domenica del Tempo Ordinario, “C”.
Ragazzo,
dico a te, alzati!
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo».
Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante. Parola del Signore.
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Terminate le
celebrazioni dei misteri principali della fede cristiana, torniamo al “Tempo Ordinario” che abbiamo lasciato circa quattro mesi fa per la Quaresima
e la Pasqua. Lo si riconosce dal colore verde dei paramenti liturgici. La sua
caratteristica principale consiste nel orientare spiritualmente i cristiani a
vivere la quotidianità in compagnia del Signore Gesù risorto, vivo e presente
in mezzo a noi, come ha promesso agli Apostoli:
“Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”
(Mt 28,20).
Ritorniamo
alla lettura continuata del vangelo di Luca. Riprendiamo dal capitolo 7 che segue
quello che nel terzo vangelo al capitolo 6° viene chiamato il Discorso della pianura, con le beatitudini ed altri insegnamenti di Gesù, molto più breve di
quello di Matteo.
Tutta
la sezione, che comincia al cap. 4° con Gesù che insegna nella sinagoga di
Nazaret e si conclude al v. 9,51, con l’inizio del viaggio verso Gerusalemme, racconta
il ministero in Galilea, nel quale il Signore attraverso segni e parole inaugura
quanto aveva annunciato nella sinagoga di Nazaret, quando gli fu dato il rotolo
di Isaia e lesse quel passo in cui si profetizzava la realizzazione della
salvezza per i poveri d’Israele:
“Lo
Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai
prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli
oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore.” (Lc 4,18-19). Sappiamo
anche con quali parole Gesù ha commentato questo passo biblico: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete
ascoltato” (4,21). Tutto ciò che segue non è altro che uno sviluppo di
quell’ “Oggi”, che si prolunga fino a
noi, come un tempo che vedrà il suo termine soltanto alla fine del mondo. Insomma, Gesù ci rende partecipi e
protagonisti dell’irruzione del regno di Dio in mezzo a noi.
Non
sappiamo dove si trovi la Nain del vangelo. Oggi in Samaria c’è un villaggio mussulmano
con lo stesso nome, ma non possiamo dire con certezza che si tratti dello stesso
luogo visitato da Gesù, diventato universalmente
famoso per il miracolo che vi è stato compiuto, la risurrezione del figlio unico
di una vedova.
Alla
porta della città Gesù s’imbatte in un corteo funebre. Ciò che subito lo
colpisce è il dolore della madre. Si avvicina per consolarla, fa fermare il
corteo, risveglia il ragazzo morto e lo riconsegna alla madre. Il segno è un
chiaro annuncio del mistero della sua morte e risurrezione. E’ Gesù infatti è
il Figlio Unigenito del Padre e nello stesso tempo il Figlio unico di una Madre
vedova, che con la sua passione, morte e risurrezione libererà l’uomo anche
dalla schiavitù della morte.
Nel
racconto di Luca viene però dato particolare risalto alla compassione di Gesù
per il dolore della madre. Senza dubbio in esso egli vede anticipato il dolore
di sua Madre sotto la croce, alla quale consegnerà come figlio al suo posto l’Apostolo
Giovanni, più giovane dei Dodici, colui
a cui era affettivamente più legato.
L’altro
aspetto che attira la nostra attenzione è lo stupore della folla, descritta da
Luca come “timore”, cioè quel
sentimento che prende l’uomo quando si trova a tu per tu con Dio. Tutti rendono
gloria a Dio perché ha suscitato “un
grande profeta tra noi”, ma soprattutto perché per mezzo di lui “Dio ha visitato il suo popolo”.
Questa
certezza è il fondamento della nostra
fede. Per mezzo del Signore Gesù è Dio stesso che opera in mezzo a noi. Ci
troviamo ancora a vivere quell’ “Oggi”
senza tramonto nel quale i poveri sono evangelizzati.
Come
Gesù, Papa Francesco sta cercando di risvegliare la Chiesa a questa viva presenza
di Gesù in mezzo a noi, riconducendola alla sua fondamentale missione di evangelizzazione
dei poveri. Una Chiesa senza Cristo e lontana dai poveri è destinata all’apostasia.
Questa è la sfida che ci sta davanti per i prossimi anni.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli
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