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Beato Angelico, Visitazione. |
IV
Domenica d’Avvento, “C”
A
che devo che la madre del mio Signore venga a me?
Dal Vangelo secondo Luca (1,39-48a).
In quei giorni Maria si alzò
e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe
udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu
colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e
benedetto il frutto del tuo grembo! A
che cosa devo che la madre del mio
Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il
bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto
nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Entriamo silenziosamente e con semplicità lasciamoci coinvolgere dal compiersi
del mistero dell’incarnazione. L’episodio della visita di Maria a Elisabetta è
il punto d’incontro della storia del Battista con quella di Gesù. Come abbiamo
già visto nelle domeniche precedenti, il primo è il Precursore che prepara il
popolo alla venuta del Messia; il secondo è l’Inviato di Dio, colui che “è più forte di me”, che
battezzerà “in Spirito Santo e fuoco”, il Salvatore dell’umanità. Maria,
nelle sue condizioni, affronta questo lungo e disagevole viaggio dalla lontana
Nazaret, in Galilea, fino ad Aim Karim, piccolo villaggio della Giudea, a sud
di Gerusalemme, per constatare il segno che l’arcangelo Gabriele le aveva
indicato: “Vedi: anche Elisabetta, tua
parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese
per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,36). La
maternità di Elisabetta è la conferma che Dio sta operando in lei, la prova
provata di essere stata scelta tra tutte le donne per diventare la Madre del
Salvatore. Oltre che una conferma quanto che ella aveva già accolto per fede, si
tratta di un avanzamento verso la realizzazione della salvezza. Abbiamo davanti
a noi una Pentecoste ante litteram. Il protagonista di questo incontro è
lo Spirito Santo, che con il saluto di Maria viene partecipato prima a
Giovanni, che “esulta di gioia” nel grembo materno, e poi ad Elisabetta che profetizza: “A che debbo che la
madre del mio Signore venga a me?” Tocca a lei infatti, sotto l’azione
dello Spirito, farci conoscere il vero e autentico significato di tutto quello
che dall’annunciazione in poi si sta silenziosamente realizzando: Maria è la “Benedetta tu fra le
donne”, perché “il frutto del suo grembo” è il “mio Signore”. Il primo ad esultare è Giovanni.
E’ lui che partecipa alla madre il suo carisma di profeta precursore. Alla fine
lo Spirito ritorna a Maria, che magnifica Dio prima di tutto e fondamentalmente
“perché
ha guardato l'umiltà della sua serva”, e poi per quello che significherà
per tutto il mondo questo sguardo rivolto alla sua umile serva. Oggi Maria
viene a noi sempre per portarci il Salvatore e lo stupore di Elisabetta diventa
nostro: “A
che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”. E’ Maria
che ci accompagna alla grotta di Betlemme, dove ci metterà in braccio suo
Figlio, il Figlio di Dio. Qui si conclude il nostro cammino di Avvento. Siamo
pronti ad accogliere il Salvatore? Lasciamoci conquistare dal suo cuore materno
e immacolato. Lasciamoci prendere per mano dall’umile “serva” di Dio. Lei
ci condurrà con certezza da Colui che è il nostro Salvatore. Buona
Domenica!
don Marco Belladelli
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