venerdì 7 dicembre 2012

Il vangelo della salute del 09/12/2012

Pinturicchio, Predicazione di Giovanni Battista, duomo di Siena.
II Domenica di Avvento, “C”
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
Dal Vangelo secondo Luca  ( 3,1-6)
Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesa­re, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea. Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!

Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». Parola del Signore.

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La seconda d’Avvento è sempre la Domenica del Battista. Senza di lui e i suoi richiami alla conversione non c’è Natale. Per presentarlo Luca parte addirittura dall’imperatore Tiberio e, passando da Pilato, Erode e i sommi sacerdoti del tempo, arriva fino a Giovanni, figlio di Zaccaria, che nel deserto invita tutti a preparare la via del Signore. Un modo per dire che ciò di cui ci sta parlando è molto importante e riguarda tutta l’umanità, perché è opera di Dio, quindi si tratta della salvezza di tutti: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”. Tutto il nuovo Testamento presenta il Battista come il profeta di cui ha parlato Isaia, quando a proposito del ritorno degli esuli da Babilonia, aveva annunciato: “Voce … che grida nel deserto”. E’ lui il nuovo Elia (cfr Lc 1,17), che secondo la tradizione d’Israele avrebbe preceduto la venuta del Messia. L’antico Testamento non è stato un fallimento generale. Giovanni, con Maria, Elisabetta, Zaccaria e altri personaggi che incontriamo nei primi due capitoli del terzo vangelo fanno parte di quel “Resto d’Israele” cioè di quel gruppo di persone che Dio si era riservato all’interno del popolo, persone “giuste”, nel senso di fedeli alla legge e in attesa della realizzazione delle promesse messianiche. Non sono persone importanti da nessun punto di vista, ma persone umili e per questo, capaci di accogliere la parola di Dio. Dio punta su di loro, e non sui grandi della terra, per realizzare la sua salvezza. Il ministero del Battista inizia nel momento in cui “la parola di Dio” scese su di lui, allo stesso modo dello Spirito Santo sceso su Maria (cfr Lc 1,35; 3,22), e nella storia umana si realizzano le condizioni favorevoli all’opera di salvezza di Dio. Infatti soltanto da quel momento in poi Giovanni cominciò a percorrere tutta la regione del Giordano, “predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”. La  1° lettura del profeta Baruc e la citazione di Isaia nel vangelo si rivolgono agli esiliati d’Israele a Babilonia, cioè persone stanche, sfiduciate, deluse e amareggiate dalla dura realtà del presente, spesso senza nessuna speranza di poter ritornare in patria, ritrovare ciò che avevano lasciato e ricostruire ciò che era andato distrutto. Gli interlocutori del Battista non sono poi tanto diversi. Israele è ormai da secoli oppresso da popoli invasori e non può nemmeno sognarsi un qualsiasi riscatto da queste dominazioni. Da secoli non c’è più un profeta in mezzo al popolo, come se Dio si fosse completamento dimenticato delle sue promesse. Il popolo è guidato dai sacerdoti, preoccupati dei loro interessi e pronti a qualsiasi compromesso con i Romani, più che di esortare il popolo alla fedeltà a Dio. Il contesto nel quale ci troviamo a viver non è poi tanto diverso. Se si eccettuano qualche fiammata emotiva per qualche evento occasionale, l’andazzo generale è quello del tirare a campare. Spesso ci si trascina nella aurea mediocrità del tram, tram quotidiano, senza lode e senza infamia, più preoccupati del non far danni, che di un vigoroso slancio vitale nell’impegno che ci è richiesto. Ogni fiammata ideale viene prontamente smorzata. Se l’Avvento consiste in un impegno di elevazione per recuperare la grazia del nostro rapporto con Dio, esso comincia dall’ascolto della Parola di Dio. Soltanto in questo dialogo Dio torna ad essere quel “Dio personale” da cui erano rifuggiti i nostri Progenitori. La nostra esperienza religiosa  viene riscattata da tutte le rappresentazioni riduttive in cui l’abbiamo costretta. L’esempio del Battista ci dice che la nostra elevazione spirituale avrà successo soltanto se avremo accolto la sfida della fede totale, in tutta la sua radicalità, senza sconti, tagli, facilitazioni e semplificazioni varie, che alla fine la rendono banale e insignificante. Ogni uomo che accoglie seriamente la Parola di Dio è annuncio di salvezza e di speranza per tutti: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”. Ancora buon Avvento a tutti!
Buona Domenica!
Don Marco Belladelli.

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