Valentin de Boulogne, San Giovanni Battista - 1628 - Santa Marina in via, Camerino |
E
noi che cosa dobbiamo fare?
Dal Vangelo secondo Luca (3,10-18). In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni
soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non
estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa
e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il
Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene
colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei
sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per
pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la
paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni
Giovanni evangelizzava il popolo. Parola
del Signore.
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Questa Domenica in molte Chiese vedrete il celebrante vestito di
rosa. Non è un cedimento alla cultura modaiola dei nostri giorni, ma un segno
attraverso il quale la liturgia ci annuncia la prossimità del Natale. Il
rosaceo è il colore dell’alba che precede la luce del giorno. Il contesto di
gioiosa esultanza per questa vicinanza, evocato anche dalla prima e dalla
seconda lettura, contrasta con la severità di Giovanni Battista. Per tre volte categorie
diverse di persone gli chiedono: “Che cosa dobbiamo fare?”.
La sua risposta è un fermo invito a prendere coscienza della necessità
di una vera conversione, fatta di rottura con il passato e di scelte di vita
altrettanto coraggiose. Nessuno è escluso dal suo ammonimento, perché tutti
hanno qualcosa da cambiare nella loro vita. In sintonia con i grandi profeti
dell’Antico Testamento ci ricorda che la vera religione si riflette in una vita
retta, onesta e misericordiosa verso i poveri. Sorprende che il suo monito
raggiunga categorie solitamente refrattarie alla religione come i pubblicani e
i soldati, persone disincantate e senza particolari scrupoli morali. In lui
opera la potenza dello Spirito Santo, purtroppo spesso assente nelle alchimie
pastorali messe a punto dalle nostre parrocchie e diocesi. Ogni Domenica intorno
all’altare del Signore ci chiediamo che cosa dobbiamo fare per la nostra
salvezza, perché l’Avvento rappresenti una tappa significativa della nostra
elevazione spirituale. La risposta del Battista è la stessa di duemila anni fa:
misericordia verso i poveri e i bisognosi, integrità morale e sobrietà di vita.
E’ un paradigma ancora coniugabile oggi?
Non è il momento né il luogo per complesse analisi di tipo psico-sociologico
e culturale, molto spesso utili soltanto per una auto giustificazione, che per
vere prospettive di novità e di speranza. Torna allora la domanda: che dobbiamo fare? Dobbiamo forse
diventare tutti degli eremiti come il Battista? E poi chi lo manda avanti il
mondo? Questo è l’uomo moderno e questo è il tempo in cui si vive. Quando poi questi
temi della deriva morale dell’uomo di oggi assurgono agli onori della cronaca,
perché trovano nel Papa un autorevole interprete, sorprende la meraviglia dell’opinione
pubblica, come se si parlasse di cose dell’altro mondo. L’ 8 Dicembre di
qualche anno fa, in occasione dell’omaggio alla Madonna in piazza di Spagna, nella
sua preghiera a Maria, Benedetto XVI chiese:
“Dacci il coraggio di dire "no" agli inganni del
potere, del denaro, del piacere; ai guadagni disonesti, alla corruzione e
all’ipocrisia, all’egoismo e alla violenza. "No" al Maligno, principe
ingannatore di questo mondo. "Sì" a Cristo, che distrugge la potenza
del male con l’onnipotenza dell’amore. Noi sappiamo che solo cuori convertiti
all’Amore, che è Dio, possono costruire un futuro migliore per tutti.”.
A chi si riferisce il Papa quando parla di inganni del potere, di
guadagni disonesti, di corruzione, ipocrisia, egoismo e violenza?
Certo non a noi! Finché continueremo a negare di essere in qualche modo
responsabili dell’emergenza morale dei nostri giorni, dove quello che conta è
soltanto il tornaconto personale, dove l’unico criterio che regola le relazioni
umane diventa l’interesse economico, dove non c’è spazio per la misericordia,
perché il povero è una minaccia alla mia sicurezza e mi limito ad incontrarlo
sui cartelloni della Caritas, liquidan dolo
con una offerta, che a me non sconvolge la vita e a lui non risolve i problemi,
vuol dire che il monito di Giovanni Battista non ci ha nemmeno sfiorato. Lui non
è il Messia, è soltanto un Profeta. Aspettiamo il vero Messia e vedremo se lui
riuscirà, là dove è fallito il Battista. La festa annunciata oggi dalla
liturgia è per coloro che hanno accolto l’invito del Battista, hanno
riconosciuto i segni della presenza del Signore e sono pronti ad accoglierlo
come “un
salvatore potente” (Sof 3,17). Buona
Domenica!
don Marco Belladelli.
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