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| Caravaggio, S. Giovanni Battista, 1610. |
III Domenica di Avvento - “A”
Sei
tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?
dal vangelo secondo matteo (11, 2-11)
In
quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere
del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve
venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a
Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi
camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai
poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di
scandalo!».
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui». Parola del Signore.
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Oggi in tutte le chiese del mondo il celebrante dovrebbe indossare paramenti rosacei, un colore che evoca le tonalità tenui dell’alba, quando il buio della notte comincia a ritirarsi per cedere il posto alla luce del giorno che avanza. L’antifona d’ingresso riprende le parole di San Paolo ai Filippesi: “Rallegratevi sempre nel Signore” (4,4), che in latino diventa: “Gaudete in Domino”, da cui prende nome questa Domenica: “Gaudete”. Anche altri testi liturgici, come la colletta e il prefazio d’avvento II, richiamano il tema della gioia, perché “il Signore è vicino” (Fil 4,5). Una vicinanza non soltanto in senso cronologico, per la prossimità del Natale, ma che rivela una presenza: il Signore è già in mezzo a noi.
Nel vangelo ritroviamo Giovanni Battista, la sua missione non è una pia esortazione, ma una preparazione al futuro annuncio evangelico. Gesù ha di lui una grande considerazione. La sua testimonianza è qualcosa di fondamentale, una guida insostituibile per ogni cristiano e per ogni uomo seriamente alla ricerca di Dio. La condizione odierna del Battista però è molto diversa, si trova in carcere per mano di Erode. I toni forti della predicazione nel deserto hanno lasciato il posto ai dubbi, condivisi con i suoi discepoli. Sentendo parlare di Gesù, gli manda a dire: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Egli aveva annunciato un Messia che sarebbe venuto con lo Spirito Santo e il fuoco, pronto a far pulizia di tutta la sporcizia che c’è nel mondo (Già la scure è posta alla radice degli alberi … Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia. Mt 3,10.12). Insomma si attendeva un Messia facilmente riconoscibile da tutti e che tutti avrebbero spontaneamente seguito. Insomma attende una esplicita conferma da Gesù stesso, il quale invece raccoglie consensi tra il popolo, ma incontra tanta resistenza e opposizione da parte dei capi del popolo e di certi gruppi socio-religiosi molto influenti, come gli scribi, i farisei e i sadducei. Le sue opere sono improntate alla misericordia e non alla evidente manifestazione di un Dio glorioso, che lascia tutti a bocca aperta. Come risposta per il Battista, ci sono i segni indicati dai profeti per riconoscere i tempi messianici, in particolare da Isaia, ai quali Gesù aggiunge la beatitudine: “E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo! ”.
Dopo duemila anni di cristianesimo ci troviamo ancora
in mezzo al guado, tra i dubbi del Battista e la beatitudine di Gesù. Sappiamo
bene che il Signore Gesù è già presente in mezzo a noi. Molti sono i segni
della sua divina presenza, non ultimo l’Eucaristia a cui spesso partecipiamo.
Nonostante questo, viviamo come se non fosse ancora venuto. Condizionati dalla
cultura moderna, incentrata sulla marginalità di Dio, opponiamo resistenze e
diffidenze: “Ora questa «redenzione», la restaurazione del «paradiso» perduto, non
si attende più dalla fede, ma dal collegamento appena scoperto tra scienza e
prassi.”(Benedetto
XVI Spe
salvi n.
17). Per non parlare
dell’individualismo imperante, espressione di una pretesa libertà assoluta,
causa di schiavitù morale e spirituale. Siamo noi quei ciechi, storpi,
lebbrosi, sordi che hanno bisogno di essere risanati, e quei morti che debbono
ritornare a vivere nell’incontro con il Signore Gesù. Siamo noi oggi quei
poveri a cui è annunciata la buona novella. Disincantati ed emancipati fin che
si vuole, ma di fronte ad una vita spesso già di per sé assurda e ancor più
priva di senso per le nostre scelte, paradossalmente nostro malgrado dobbiamo
riconoscere che la salvezza per l’uomo può venire soltanto da Dio, “non un qualsiasi dio, ma
quel Dio che ha assunto il volto umano di Gesù e che ci ha amati sino alla
fine. ”
( Spe
salvi 31).
E beato colui che non si scandalizza di questo Dio! La gioia comincia proprio
nel momento in cui sappiamo superare lo scandalo della fragilità umana e della
croce di Gesù. Allora sperimenteremo davvero il dono abbondante e gratuito
della misericordia divina riversata su di noi.
Ancora un buon Avvento a tutti!
don Marco Belladelli.

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