XXIX Domenica del tempo Ordinario “C”
Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui
Dal Vangelo secondo Luca
18,1-8
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Parola del Signore.
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Al cap. 18 di Luca inizia la terza ed ultima tappa del viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Come ho più volte ripetuto si tratta di un percorso formativo per i discepoli di ieri e di oggi. Questa ultima parte è caratterizzata da due temi che riguardano il futuro della nostra vita di uomini e di credenti: la realizzazione del Regno di Dio nella storia e la venuta finale del Figlio dell’uomo. In termini più propriamente teologici parliamo della prospettiva e della dimensione escatologica della fede cristiana, per la quale viviamo contemporaneamente la sua attualità e l’attesa della sua piena realizzazione. Significa che noi già nel presente beneficiamo della salvezza realizzata da Gesù, ma nello stesso tempo attendiamo il suo pieno compimento, quando “Dio sarà tutto in tutti” (1Cor 15,28). La preghiera è l’esperienza spirituale più comune nella quale sperimentiamo la dimensione escatologica della fede. Quando per esempio nel “Padre nostro” diciamo: “Venga il tuo regno!” vuol dire che già conosciamo questa realtà e sinceramente la desideriamo, ma non essendo ancora pienamente compiuta ne invochiamo la venuta.
La parabola che oggi la liturgia ci propone, come altre che abbiamo ascoltato nelle Domeniche precedenti, le troviamo soltanto nel vangelo di Luca. Una povera vedova chiede tenacemente e insistentemente giustizia a un giudice senza scrupoli, che pur determinato a non darle udienza, alla fine infastidito dalla sua ostinazione la esaudisce. Gesù richiama la nostra attenzione sull’argomentazione del giudice: “Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto”, perché non abbiamo dubbi che Dio è molto meglio di questo magistrato disonesto e che anche la nostra condizione di figli di Dio è assolutamente migliore di quella della povera vedova, come si evince dal commento che segue: “E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente”.
La parabola ci offre due insegnamenti complementari,
prima di tutto Gesù ci rivela la particolare e totale disponibilità di Dio
verso “i suoi eletti che gridano giorno e
notte a lui”. Un’attenzione divina che giustifica l’esortazione a pregare
senza mai stancarci, sull’esempio della tenacia della povera vedova, con cui si
apre il brano evangelico proposto oggi dalla liturgia. La preghiera sviluppa l’esperienza
della comunione con Dio. In questa relazione di paternità e di figliolanza veniamo
a conoscere il disegno di salvezza che Dio ha per ciascuno, fino a desiderarlo
e invocarlo più di qualsiasi altra cosa. E Dio sarà pronto a concederlo, questo
significa il suo “fare giustizia” ai suoi eletti che gridano a lui. Con l’aiuto
della grazia riusciremo ad accogliere questo dono oltre le nostre richieste, i
nostri desideri, le nostre attese e la nostra stessa coscienza.
Il brano si conclude con Gesù preoccupato per
quello che succederà in futuro: “Ma il
Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. Se
consideriamo i tempi che stiamo vivendo, il dubbio di Gesù è più che
giustificato. Molti uomini e donne, tra cui anche molti che si dicono
cristiani, vivono di fatto come se Dio non esistesse. A questo si aggiunge la
difficoltà di trasmettere la fede alle giovani generazioni, anche in famiglie
cristiane. Non è questo il luogo per analisi socio-pastorali, ma basta citare
il fallimento del rinnovamento catechistico degli ultimi trenta/quarant’anni. Esortandoci
a pregare senza mai stancarci, Gesù ha già risposto al suo dubbio: la fede ha
bisogno di una preghiera incessante e ostinata, sull’esempio della povera
vedova, e Dio ci ascolterà prontamente, concedendoci la grazia di conoscere ed
accogliere la sua volontà.
Oggi in tutta la Chiesa si celebra la 99° GIORNATA
MISSIONARIA MONDIALE, nel suo annuale messaggio dal titolo “Missionari di Speranza tra le genti”, il
Santo Padre ci esorta ad essere tutti partecipi di questa missione nella Chiesa
e nel mondo: “ l’evangelizzazione … non finisce con il primo annuncio e con il
battesimo, bensì continua con la costruzione delle comunità cristiane
attraverso l’accompagnamento di ogni battezzato nel cammino sulla via del
Vangelo. Nella società moderna, l’appartenenza alla Chiesa non è mai una realtà
acquisita una volta per tutte. Perciò l’azione missionaria di trasmettere e
formare la fede matura in Cristo è «il paradigma di ogni opera della Chiesa»
(Esort. ap. Evangelii
gaudium, 15), un’opera che richiede comunione di preghiera e di
azione.”
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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