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Festa dell’Esaltazione della santa
Croce.
Bisogna
che sia innalzato il Figlio dell’uomo.
Dal Vangelo secondo
Giovanni (3,13-17).
In quel tempo, Gesù disse a
Nicodemo:
Nessuno è mai salito al cielo, se
non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il
serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo,
perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo
da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia
la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il
Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per
mezzo di lui. Parola del Signore.
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La festa della Esaltazione della santa Croce ha origine a Gerusalemme nel IV secolo a
seguito del ritrovamento delle reliquie di quello che fu il patibolo a cui fu
appeso il Signore Gesù da parte di Sant’Elena, madre dell’imperatore
Costantino, ed è collegata soprattutto alla consacrazione nel 335 della
basilica della Risurrezione e del Martyrium, costruita sul Calvario dallo stesso
imperatore, quella che noi oggi chiamiamo la basilica del Santo Sepolcro. Si
ricorda pure anche il ritorno trionfale delle reliquie della santa Croce a
Gerusalemme nel 628, quando l’imperatore di Costantinopoli Eraclio le strappò
ai Persiani che qualche anno prima le avevano asportate come trofeo di guerra.
Con il termine “esaltazione” non si intende magnificare un
masochistico piacere per la sofferenza che la croce ha rappresentato e continua
a rappresentare. Questo termine fa riferimento alle parole pronunciate già Gesù
a Gerusalemme qualche giorno prima della sua passione: “… quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32),
realtà esplicitamente richiamata anche dal brano evangelico di oggi, quando
Gesù, ricordando il serpente di bronzo innalzato da Mosè nel deserto per
liberare dalla morte coloro che erano stati morsi dai serpenti, evoca la sua stessa
passione e morte di croce attraverso l’immagine dell’essere innalzato: “bisogna che sia innalzato il Figlio
dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.
Quello che fu uno dei più
terribili supplizi del mondo antico per i condannati a morte e per Gesù in
particolare, è diventato per i cristiani l’albero della vita, l’altare della
nuova ed eterna alleanza e il trono del nostro Signore e Salvatore. Come
leggiamo oggi nella seconda lettura, nell’inno cristologico della lettera ai
Filippesi, esaltiamo la croce per quello che essa ha significato per il Signore
Gesù, quel baratro della sua umiliazione e abbassamento è segno della sua piena
obbedienza al Padre, “tamquam cadver”,
un sacrificio che si è trasformato in un atto d’amore universale e perpetuo
attraverso il quale tutta l’umanità e tutto l’universo sono riscattati dal
peccato e dal mondo delle tenebre: “Per questo Dio lo esaltò e gli
donò il nome che è al di sopra di ogni nome” (Fil 2,9). Esaltiamo
la Croce quindi come strumento della nostra redenzione, fonte di vita e speranza
di eternità.
Come viene celebrato dal
Prefazio proprio della festa di oggi,
la preghiera che precede la preghiera eucaristica della consacrazione, dopo l’esperienza
della nostra sconfitta per i nostri peccati, dai quali non possiamo riscattarci
da soli, nel legno della croce viviamo il paradosso della nostra vittoria sul
male: “Nel
legno della croce tu hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché
da dove sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi
dall’albero dell’Eden traeva la vittoria, dall’albero della croce
venisse sconfitto”.
Facendo eco alle parole
di San Paolo nella seconda lettura: “nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei
cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù
Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre”, un ultimo
pensiero sulla devozione alla santa Croce. Nei tempi passati era tradizione
portare al collo la cosiddetta “catenina”,
in cui era sempre appesa una piccola croce, con o senza il crocifisso, oppure
un’altra immagine sacra di Gesù e di Maria. La catenina al collo, sempre benedetta
dal sacerdote, era segno di fede nel Signore Gesù, nostro Salvatore, per chi la
indossava, e pure una protezione contro tutte quelle minacce maligne di cui non
siamo consapevoli. Oggi al collo delle persone vediamo gli oggetti più strani,
al di là dell’aspetto estetico, siamo sicuri che non abbiamo influssi negativi
per noi e per chi ci è vicino? Anche nelle nostre case che non manchi mai la croce
appesa al muro ad indicare la nostra fede e speranza nel Signore Gesù e a
protezione di tutta la Famiglia. La
croce non è mai in contrasto con tutte le altre forme di decorazione che vogliamo
appendere alle pareti delle nostre case.
Domenica è anche il 70°
compleanno di Papa Leone XIV, una preghiera particolare per lui e per il suo
ministero apostolico. Concludo con la Preghiera a Gesù Crocifisso, imparata ancora
bambino dal mio vecchio parroco, la faceva recitare dopo la Santa Comunione:
Eccomi,
o mio amato buon Gesù, che,
alla
dolcissima tua presenza prostrato,
ti prego con il fervore più vivo
di imprimere nel mio cuore
i sentimenti di fede,
di
speranza e di carità,
il dolore dei miei peccati e
il proponimento di non offenderti mai più,
mentre io con tutto l'amore
e
con tutta la compassione
vado considerando le tue cinque piaghe,
cominciando da ciò che disse di te
il
santo profeta Davide:
"Hanno forato le mie mani e i miei piedi,
posso contare tutte le mie ossa". Amen. |
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