venerdì 12 settembre 2025

Il Vangelo della salute del 14/09/2025

Croce pettorale di Papa Leone XIV, con sul retro le reliquie dei Santi Agostiniani

14 Settembre

Festa dell’Esaltazione della santa Croce.

Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo.

Dal Vangelo secondo Giovanni (3,13-17).

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo:

Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.

Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Parola del Signore.

------------------------------------

La festa della Esaltazione della santa Croce  ha origine a Gerusalemme nel IV secolo a seguito del ritrovamento delle reliquie di quello che fu il patibolo a cui fu appeso il Signore Gesù da parte di Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, ed è collegata soprattutto alla consacrazione nel 335 della basilica della Risurrezione e del Martyrium, costruita sul Calvario dallo stesso imperatore, quella che noi oggi chiamiamo la basilica del Santo Sepolcro. Si ricorda pure anche il ritorno trionfale delle reliquie della santa Croce a Gerusalemme nel 628, quando l’imperatore di Costantinopoli Eraclio le strappò ai Persiani che qualche anno prima le avevano asportate come trofeo di guerra.  

Con il termine “esaltazione” non si intende magnificare un masochistico piacere per la sofferenza che la croce ha rappresentato e continua a rappresentare. Questo termine fa riferimento alle parole pronunciate già Gesù a Gerusalemme qualche giorno prima della sua passione: “… quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32), realtà esplicitamente richiamata anche dal brano evangelico di oggi, quando Gesù, ricordando il serpente di bronzo innalzato da Mosè nel deserto per liberare dalla morte coloro che erano stati morsi dai serpenti, evoca la sua stessa passione e morte di croce attraverso l’immagine dell’essere innalzato: “bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.

Quello che fu uno dei più terribili supplizi del mondo antico per i condannati a morte e per Gesù in particolare, è diventato per i cristiani l’albero della vita, l’altare della nuova ed eterna alleanza e il trono del nostro Signore e Salvatore. Come leggiamo oggi nella seconda lettura, nell’inno cristologico della lettera ai Filippesi, esaltiamo la croce per quello che essa ha significato per il Signore Gesù, quel baratro della sua umiliazione e abbassamento è segno della sua piena obbedienza al Padre, “tamquam cadver”, un sacrificio che si è trasformato in un atto d’amore universale e perpetuo attraverso il quale tutta l’umanità e tutto l’universo sono riscattati dal peccato e dal mondo delle tenebre: “Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome” (Fil 2,9). Esaltiamo la Croce quindi come strumento della nostra redenzione, fonte di vita e speranza di eternità.

Come viene celebrato dal Prefazio proprio della festa di oggi, la preghiera che precede la preghiera eucaristica della consacrazione, dopo l’esperienza della nostra sconfitta per i nostri peccati, dai quali non possiamo riscattarci da soli, nel legno della croce viviamo il paradosso della nostra vittoria sul male: “Nel legno della croce tu hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché da dove sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall’albero dell’Eden traeva la vittoria, dall’albero della croce venisse sconfitto”.   

Facendo eco alle parole di San Paolo nella seconda lettura: “nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre”, un ultimo pensiero sulla devozione alla santa Croce. Nei tempi passati era tradizione portare al collo la cosiddetta “catenina”, in cui era sempre appesa una piccola croce, con o senza il crocifisso, oppure un’altra immagine sacra di Gesù e di Maria. La catenina al collo, sempre benedetta dal sacerdote, era segno di fede nel Signore Gesù, nostro Salvatore, per chi la indossava, e pure una protezione contro tutte quelle minacce maligne di cui non siamo consapevoli. Oggi al collo delle persone vediamo gli oggetti più strani, al di là dell’aspetto estetico, siamo sicuri che non abbiamo influssi negativi per noi e per chi ci è vicino? Anche nelle nostre case che non manchi mai la croce appesa al muro ad indicare la nostra fede e speranza nel Signore Gesù e a protezione di tutta la Famiglia.  La croce non è mai in contrasto con tutte le altre forme di decorazione che vogliamo appendere alle pareti delle nostre case.

Domenica è anche il 70° compleanno di Papa Leone XIV, una preghiera particolare per lui e per il suo ministero apostolico. Concludo con la Preghiera a Gesù Crocifisso, imparata ancora bambino dal mio vecchio parroco, la faceva recitare dopo la Santa Comunione:

Eccomi, o mio amato buon Gesù, che,

alla dolcissima tua presenza prostrato,
ti prego con il fervore più vivo
di imprimere nel mio cuore
i sentimenti di fede,

di speranza e di carità,
il dolore dei miei peccati e
il proponimento di non offenderti mai più,
mentre io con tutto l'amore

e con tutta  la compassione
vado considerando le tue cinque piaghe,
cominciando da ciò che disse di te

il santo profeta Davide:
"Hanno forato le mie mani e i miei piedi,
posso contare tutte le mie ossa". Amen.


 

Nessun commento:

Posta un commento