venerdì 5 settembre 2025

Il Vangelo della salute del 07/09/2025

El Greco, Gesù porta la croce, 1590-95, Barcellona

XXIII Domenica del tempo Ordinario “C”

Chi non rinuncia a tutti i suoi averi,

non può essere mio discepolo.

Dal Vangelo secondo Luca  (14, 25-33).
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».  Parola del Signore.

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Oggi abbiamo a che fare con un Gesù piuttosto scostante, Luca infatti riferisce che molta gente andava con lui, ma invece di esserne contento, Gesù sembra volerla scoraggiare con discorsi molto duri. Sono riportate una serie di affermazioni, come per esempio che per essere suoi discepoli bisogna amarlo più della propria stessa vita. Quella poi del “portare la propria croce” non è una novità, ne aveva già parlato dopo la professione di fede di Pietro a Cesarea di Filippo (cfr. Lc 9,23). La cosa che invece sorprende è che ci sia ancora molta gente che lo segue, nonostante la proposta di un messaggio molto duro, come quello della croce, la diffidenza di tanti e l’aperta ostilità dei farisei e delle autorità religiose di Gerusalemme. Siamo davanti a uno dei tanti paradossi della vicenda storica di Gesù.

Non dimentichiamo che siamo ancora in cammino verso Gerusalemme e chi arriverà alla meta dovrà essere pronto ad affrontare lo scandalo del Signore umiliato sulla croce. Insomma: “Se uno viene a me” deve sapere con chi ha a che fare e che cosa lo attende. Gesù vuole che i discepoli siano consapevoli delle esigenze loro richieste, come amarlo più di qualsiasi altro, più dei familiari, parenti e gli amici, addirittura più della propria stessa vita. Vuole essere in assoluto al primo posto.  A tutto questo si aggiunge il “portare la propria croce … dietro di lui”. Le due parabole che seguono, quella di chi vuole costruire una torre, non avendo le risorse per portare a termine il progetto, e quella del re che va in guerra con un esercito inferiore al suo nemico, sono un ulteriore monito a far bene i conti prima di impegnarsi con lui, se no si rischia di essere derisi, oppure conviene trovare in anticipo un compromesso onorevole, per evitare rovinose disfatte. Usando la seconda persona plurale, cioè rivolgendosi direttamente a noi che oggi lo ascoltiamo, Gesù aggiunge: “Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”. Oltre a un amore più grande di quello riservato alle persone care e alla prospettiva della croce, si aggiunge la “rinuncia a tutti gli averi, cioè a tutti i beni materiali, tema su cui torneremo a riflettere nelle prossime domeniche. Davanti ad una tale proposta di vita, mi viene in mente il “Come è possibile?” di Maria nel momento dell’annunciazione. Maria superò i suoi dubbi e le sue resistenze, quando comprese che aveva a che fare con Dio. Soltanto allora si abbandonò completamente alla sua volontà. Ciò che noi oggi facciamo fatica a comprendere ed ad accettare. Dio ci sembra tanto distante, lontano … prima di tutto perché siamo stati noi ad allontanarci da lui. Ci siamo emancipati, non abbiamo più tempo per Dio come le precedenti generazioni. Quando poi la nostra vita si complica, allora quest’assenza ci pesa e andiamo alla ricerca di Dio: Dove sei? … Vieni in mio aiuto! … Perché queste sofferenze? Allora ci rendiamo conto di ciò che abbiamo smarrito, ma convertirci è difficile. Il Gesù che oggi ascoltiamo e che, bene o male, abbiamo fin qui seguito con le nostre incertezze e i nostri compromessi, quel Gesù che ci parla in termini tanto chiari e duri, è Dio che bussa alla nostra porta, il Dio che ha dato tutto se stesso per noi. La proposta di seguirlo è molto impegnativa, ma sempre alla nostra portata, anche se a volte sembra che non possiamo farcela con le nostre sole forze. Per questo ci ha riuniti nel suo nome, ha aperto i nostri cuori all’ascolto della Parola, ci ha donato come guida e forza lo Spirito Santo e aggiungerà ancora altre grazie e altri doni, purché diventiamo suoi veri discepoli. Buona Domenica!

don Marco Belladelli.

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