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El Greco, Gesù porta la croce, 1590-95, Barcellona |
XXIII Domenica del tempo Ordinario “C”
Chi non rinuncia a tutti i
suoi averi,
non può essere mio discepolo.
Dal Vangelo secondo Luca (14, 25-33).
In quel tempo, una folla
numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la
moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può
essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere
mio discepolo.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Parola del Signore.
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Oggi abbiamo a che fare con un Gesù piuttosto scostante, Luca infatti riferisce che molta gente andava con lui, ma invece di esserne contento, Gesù sembra volerla scoraggiare con discorsi molto duri. Sono riportate una serie di affermazioni, come per esempio che per essere suoi discepoli bisogna amarlo più della propria stessa vita. Quella poi del “portare la propria croce” non è una novità, ne aveva già parlato dopo la professione di fede di Pietro a Cesarea di Filippo (cfr. Lc 9,23). La cosa che invece sorprende è che ci sia ancora molta gente che lo segue, nonostante la proposta di un messaggio molto duro, come quello della croce, la diffidenza di tanti e l’aperta ostilità dei farisei e delle autorità religiose di Gerusalemme. Siamo davanti a uno dei tanti paradossi della vicenda storica di Gesù.
Non
dimentichiamo che siamo ancora in cammino verso Gerusalemme e chi arriverà alla
meta dovrà essere pronto ad affrontare lo scandalo del Signore umiliato sulla
croce. Insomma: “Se uno viene a me” deve sapere con chi ha a che fare e che
cosa lo attende. Gesù vuole che i discepoli siano consapevoli delle esigenze
loro richieste, come amarlo più di qualsiasi altro, più dei familiari, parenti
e gli amici, addirittura più della propria stessa vita. Vuole essere in
assoluto al primo posto. A tutto questo
si aggiunge il “portare la propria croce … dietro di lui”. Le due parabole che
seguono, quella di chi vuole costruire una torre, non avendo le risorse per
portare a termine il progetto, e quella del re che va in guerra con un esercito
inferiore al suo nemico, sono un ulteriore monito a far bene i conti prima di
impegnarsi con lui, se no si rischia di essere derisi, oppure conviene trovare
in anticipo un compromesso onorevole, per evitare rovinose disfatte. Usando la
seconda persona plurale, cioè rivolgendosi direttamente a noi che oggi lo
ascoltiamo, Gesù aggiunge: “Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i
suoi averi, non può essere mio discepolo”. Oltre a un amore più
grande di quello riservato alle persone care e alla prospettiva della croce, si
aggiunge la “rinuncia a tutti gli averi”, cioè a tutti i beni materiali, tema
su cui torneremo a riflettere nelle prossime domeniche. Davanti ad una tale
proposta di vita, mi viene in mente il “Come
è possibile?” di Maria nel momento dell’annunciazione. Maria superò i suoi
dubbi e le sue resistenze, quando comprese che aveva a che fare con Dio.
Soltanto allora si abbandonò completamente alla sua volontà. Ciò che noi oggi
facciamo fatica a comprendere ed ad accettare. Dio ci sembra tanto distante,
lontano … prima di tutto perché siamo stati noi ad allontanarci da lui. Ci
siamo emancipati, non abbiamo più tempo per Dio come le precedenti generazioni.
Quando poi la nostra vita si complica, allora quest’assenza ci pesa e andiamo
alla ricerca di Dio: Dove sei? … Vieni in
mio aiuto! … Perché queste sofferenze? Allora ci rendiamo conto di ciò che
abbiamo smarrito, ma convertirci è difficile. Il Gesù che oggi ascoltiamo e
che, bene o male, abbiamo fin qui seguito con le nostre incertezze e i nostri
compromessi, quel Gesù che ci parla in termini tanto chiari e duri, è Dio che
bussa alla nostra porta, il Dio che ha dato tutto se stesso per noi. La
proposta di seguirlo è molto impegnativa, ma sempre alla nostra portata, anche
se a volte sembra che non possiamo farcela con le nostre sole forze. Per questo
ci ha riuniti nel suo nome, ha aperto i nostri cuori all’ascolto della Parola,
ci ha donato come guida e forza lo Spirito Santo e aggiungerà ancora altre
grazie e altri doni, purché diventiamo suoi veri discepoli. Buona Domenica!
don Marco Belladelli.
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