 |
Taddeo Crivelli, Corpus Domini, miniatura 1476 museo di S. Petronio - Bologna Solennità del Santissimo Corpo e Sangue
di N. S. Gesù Cristo “C”
Tutti mangiarono a sazietà.
Dal Vangelo secondo Luca (9, 11b-17). In quel tempo, Gesù prese a
parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo:
«Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per
alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non
abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare
viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa».
Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di
essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero
alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici
ceste. Parola del Signore.
------------------------------------------------------------------------------ La
festa del Corpus Domini è stata voluta
esplicitamente da Gesù che tra il 1204 e il 1208 apparve più volte a Santa
Giuliana di Liegi per chiederle di diffondere la devozione all’Eucaristia. La
celebrazione ha avuto infatti i suoi prodromi in quella città belga, dove era
arcidiacono della Cattedrale Ugo di Saint-Cher, il futuro Urbano IV, il Papa
che l’anno seguente al miracolo eucaristico di Bolsena, avvenuto nel 1263,
istituì la solennità del Corpus Domini per
tutta la Chiesa. Come
ci testimonia oggi San Paolo nella seconda lettura (1Cor 11,23-26), fin dai
primi tempi la Chiesa ha capito l’importanza fondamentale del memoriale della
passione, morte e risurrezione del Signore per la sua stessa esistenza. Pur non
essendo presente all’ultima cena, l’Apostolo delle genti si premura di ‘trasmettere’ fedelmente quanto egli
stesso ‘aveva ricevuto’ e nel suo racconto
mette bene in evidenzia come attraverso questi gesti Gesù intenda superare l’antica
alleanza per quella nuova e perpetuare la sua divina presenza nel mondo. Chi
mangia e beve l’Eucaristia entra in comunione con il Signore, vivo e presente
in mezzo a noi, fino a quando tornerà glorioso alla fine dei tempi. Nell’assiduità
dello spezzare del pane (At 2,42), oggi come ieri, la Chiesa cresce, si
rafforza, si rinnova e si diffonde nel mondo. Come per i discepoli di Emmaus,
in questo incontro con il suo Signore (Lc 24,35) essa viene trasformata e trova
ogni giorno la grazia per conformarsi al Vangelo e la forza della fedeltà alla
missione affidatale dal Signore Gesù. Nel
brano del Vangelo di oggi Gesù, dopo aver predicato il regno di Dio alle folle
e guarito molti malati, provocatoriamente dice agli Apostoli: “Voi stessi date loro da mangiare”.
Ovviamente non si tratta soltanto di rifocillare la folla che lo aveva seguito
in quel luogo isolato e distante dai centri abitati, ma di continuare la sua
missione. La moltiplicazione dei pani e dei pesci è annuncio e anticipazione
dell’offerta che Gesù farà di se stesso nell’ultima cena e sulla croce, ma è
anche la rivelazione della modalità attraverso la quale gli Apostoli potranno
continuare la sua missione. L’evangelista annota che alla fine raccolsero pure
dodici ceste di pezzi avanzati, una
cesta per ciascun Apostolo, dentro la quale avrebbero trovato il necessario per
la missione che li attendeva dopo la Pentecoste. L’Eucaristia è quindi anche una
via privilegiata per la missione della Chiesa. |
La
conclusione di Luca va ben oltre il tema della missione apostolica. In quel: “Tutti mangiarono a sazietà”,
l’Eucaristia diventa la risposta di Dio a tutti i bisogni dell’uomo, ma
soprattutto a quel bisogno di eternità che alberga nel suo cuore e che nessuno
riesce a soddisfare. “Non di solo pane vivrà l'uomo” (Mt 4,4) disse Gesù
al demonio che lo tentava nel deserto. Ora che possiamo gustare l’Eucaristia,
sappiamo a che cosa si riferiva in quel momento, al pane degli Angeli che ora è
diventato anche per noi “cibo di vita
eterna” (Gv 6,27ss). In essa si riassumono tutte le grazie che Dio comunica
all’uomo. Celebrare l’Eucaristia significa allora prima di tutto “rendere grazie” a Dio per tutto ciò che
ci ha donato: per il creato, per la vita, ma soprattutto per la salvezza
ricevuta e per essere stati chiamati alla vita di comunione con il Signore.
Canta San Tommaso d’Aquino nell’Adoro te
devote: “Quia te contemplans totum
deficit”, “perché quando ti contemplo
tutto viene meno”. Ciò che ci viene donato nell’Eucaristia non è
assolutamente paragonabile a qualsiasi altro bene che possiamo desiderare o
disporre nella nostra vita terrena. Al beato Carlo Acutis, giovane morto
prematuramente ed innamorato di Gesù Eucaristia, sono stati sufficienti i suoi
15 anni di vita per capire che “Più
Eucarestia riceveremo e più diventeremo simili a Gesù e già su questa terra
pregusteremo il Paradiso”. E noi di quanto tempo abbiamo ancora bisogno?
don
Marco Belladelli.
Nessun commento:
Posta un commento